AVERSA. Altre gravissime accuse della segretaria generale Emanuela De Chiara su debiti e contenziosi di consiglieri comunali. Ma davvero la Procura ritiene potersene infischiare di tutto ciò?

8 Novembre 2025 - 18:53

Nella missiva dell’ormai ex capo della struttura burocratica di Palazzo Rebursa, incredulità anche sul ruolo e sul voto espresso da Raffaele Oliva, imprenditore della movida, sul regolamento Tosap per i locali del centro cittadino e per le deleghe mai passate per il protocollo di tre consiglieri

AVERSA (g.g.) Nel momento in cui la segretaria generale del Comune di Aversa, Emanuela De Chiara, ormai in uscita, afferma che all’interno della compagine politico-amministrativa, che si trova al timone della città di Aversa, i dirigenti “devono accertare la situazione economica e legale dei consiglieri, sollecitando controlli su eventuali debiti o contenziosi con l’Ente”, significa che lei ha dei sospetti, se non addirittura delle certezze, su quelle che costituirebbero cause insormontabili di incompatibilità e di conseguente decadenza da ogni tipo di carica, partendo da quella di sindaco e arrivando a quella di consigliere comunale.

Se la De Chiara arriva a sollecitare i dirigenti, con una lettera che in pratica chiude la sua esperienza professionale al Comune di Aversa, si deve pensare che questa roba sia stata per mesi e mesi sul tavolo dei dirigenti, i quali hanno evidentemente ignorato le sollecitazioni provenienti da chi gerarchicamente li coordina, ossia dalla segretaria generale.

E questo configurerebbe, anzi, per parlare bene nei termini tecnici del diritto penale, la violazione dell’articolo 328 e dunque la commissione del reato di omissione di atti d’ufficio.

Molto grave è quello che la De Chiara scrive su Raffaele Oliva. Attenzione, noi ce ne siamo occupati di questa vicenda, seppur in maniera troppo frettolosa, compulsati come siamo dai tanti impegni professionali inerenti alla conduzione di CasertaCe che spesso finiscono per schiacciarci e non dare un giusto risalto a fatti come questi.

C’è sembrato a dir poco lunare la folle decisione del sindaco Francesco Matacena di non avvertire Raffaele Oliva, che da parte sua ha dimostrato una ignoranza sesquipedale, nel momento in cui ha ritenuto di poter essere presente alla discussione e al voto sul regolamento riguardante l’occupazione di suolo pubblico da parte di attività commerciali.

Roba da pazzi. Roba mai vista. E ci dicono anche che questo Raffaele Oliva sia un avvocato. Sicuramente è il titolare di locali diurni e notturni della cosiddetta movida aversana, come Veritas, Cantine Italiane, Cottura. Insomma, una sorta di numero uno del fatturato della somministrazione nel centro storico. Eppure, a Raffaele Oliva è stato consentito di ispirare i contenuti del regolamento, di partecipare alla discussione ufficiale del consiglio. Ma qui siamo alla follia pura, di votarlo anche.

Ed è normale che la segretaria generale, figlia di un presidente della Corte di Appello di Napoli, sorella di un magistrato di grande livello quale è Marcello De Chiara, pezzo pregiato anche dell’Associazione Magistrati, si sia messa letteralmente le mani nei capelli, ragionando sin da allora sul proprio addio ad un’amministrazione che, in puro stile zanniniano, e con un sindaco che continua a ritenersi un politico perbene, ineccepibile, che ha consentito e sta consentendo di tutto, creando le condizioni per un addio della massima carica della struttura burocratica del comune di Aversa, la quale mette nero su bianco motivazioni gravissime come quelle di cui abbiamo scritto in altri articoli e come quelle che stiamo riassumendo in questo.

La De Chiara non lancia accuse generiche, ma entra nel merito di questa vicenda. Prima di tutto cita quello che secondo l’VIII Commissione presieduta dal consigliere di minoranza Dino Carratù avrebbe dovuto essere una presenza da evitare, formata anche da consiglieri di maggioranza, i quali evidentemente in Commissione si sono pronunciati in un modo e poi in Consiglio, come pecore di un gregge docile, hanno taciuto.

Se è vero, continua la segretaria generale, che al Consiglio comunale spetta l’ultima parola sulla possibilità di partecipazione alla seduta di un suo membro sospettato di essere in una condizione di incompatibilità; se è vero quindi che il Consiglio comunale di Aversa ha ritenuto follemente che Raffaele Oliva non fosse incompatibile, è anche vero anche che esiste una giurisprudenza solidissima. Cioè decisioni di tribunali amministrativi e civili per i quali, spiega sempre Emanuela De Chiara “la mancata astensione in casi simili può rendere illegittimo l’atto votato, anche senza conseguenze personali dirette per chi l’ha approvato”.

Tutto sommato, rispetto a questi fatti gravissimi, diventa un problema di entità minore il braciolone fatto con le deleghe ai consiglieri comunali, argomento regolato dal Tuel. Da ciò che apprendiamo dalla lettera della segretaria, dobbiamo dire che ci sbagliavamo di grosso quando abbiamo ritenuto tramontata la possibilità, qualche mese fa, che Raffaele De Gaetano, consigliere comunale arruolato in maggioranza, acquisisse la funzione di delegato al settore dei rifiuti, ambiente e igiene urbana. Ne abbiamo scritto, ma poi non è mai arrivato un annuncio ufficiale. Ma soprattutto un atto ufficiale, la firma formale della delega. E invece no, perché la De Chiara ci spiega, che questa delega c’è stata di fatto ma producendo una condizione di grave irregolarità in quanto questa delega non è stata mai formalizzata, non è passata mai per il protocollo del Comune.

Stesso discorso per quella attribuita al fine dicitore Pietro Giglio, che sempre di fatto, aumma aumma, avrebbe avuto una delega in pratica inesistente all’edilizia scolastica. E al già citato Raffaele Oliva, giusto per non farsi mancare nulla dal punto di vista di una manifestazione di sfrontato dispregio delle regole, che è stato nominato in pratica, consentiteci la battuta, topo a guardia del formaggio, cioè delegato alla movida cittadina.

Naturalmente, se la magistratura inquirente, competente per territorio, ossia la Procura di Aversa-Napoli Nord, non ritiene necessaria, utile, quantomeno ascoltare come persona informata dei fatti Emanuela De Chiara, allora c’è poco da fare: questi continueranno a imperversare e incoraggiati dall’impunità si riterranno di avere l’energia giusta per farne di cotte e di crude, anche di peggiori rispetto a quelle scritte dalla ormai ex segretaria generale.

Noi non sappiamo se la De Chiara sia stata convocata o interrogata, ma se non dovesse essere così sarebbe difficile valutare quale sia la scena più sconfortante: se quella di un comune ormai amministrato barbaramente, applicando la legge della giungla, o se quello di un palazzo di giustizia totalmente indifferente rispetto alle cose che si stanno verificando nella città che lo ospita fisicamente.