AVERSA. Per noi questa è malasanità. La follia del pronto soccorso pediatrico dentro al Reparto con lo stesso personale che ora non ce la fa più

3 Luglio 2025 - 11:06

Alla direttrice Fornasier facciamo un ragionamento che ci appare logico. Ma se il pronto soccorso pediatrico è un’unità, con un’identità sanitaria autonoma, diversa dal reparto di pediatria, perché gli infermieri, peraltro già pochi rispetto alle necessità dei turni, devono impazzire tra bambini da accudire delicatamente e mamme preoccupate. E senza nemmeno incassare l’indennità prevista per il pronto soccorso?

AVERSA (g.g.) – I temi del pronto soccorso dell’ospedale Moscati di Aversa costituiscono materia quasi leggendaria nel racconto della malasanità casertana. Noi parliamo ovviamente per un nosocomio ubicato nella nostra provincia e non possiamo star qui a confutare quelli che ci dicono che i guai dei pronto soccorso nei presidi ospedalieri riguardano Aversa, ma tante altre strutture dell’area di Napoli Nord, ricadenti nell’Asl Napoli 2.

Ultimamente si segnalano meno risse, meno aggressioni e non vogliamo certo disconoscere il lavoro che la direttrice sanitaria Stefania Fornasier ha compiuto ed evidentemente deve centrarci in qualche modo nel declino della curva dei gravi fatti di cronaca.

Dato alla Fornasier ciò che è giusto farle, i problemi ci sono e costituiscono sempre una bomba innescata, perché se ad un paziente lo imbarelli due/tre giorni in un pronto soccorso, poggiato su una protezione cartacea, se il sovraffollamento continua e aumenta, soprattutto in questi giorni di caldo micidiale, se il personale, soprattutto quello del comparto, pur massacrandosi dalla mattina alla sera, non riesce a coprire tutti i buchi, essendo insufficiente nei numeri, allora non puoi ritenerla sfortuna l’arrivo di una famiglia un po’ alterata, con il cervello fuori controllo, dopo una giornata passata nel microonde del cambiamento climatico, che arriva e ti sfascia tutto.

Questa la tematica di carattere generale. Poi c’è una specifica, quella del pronto soccorso pediatrico. Partiamo dai numeri fondamentali: sono

circa 16 mila gli ingressi annuali relativi a neonati e bambini piccoli che necessitano di assistenza. La maggior parte di questi non riguardano dei codici rossi e quindi, dopo l’accettazione al pian terreno, vengono spediti al quarto piano, dove c’è il reparto di pediatria e dove è assimilato il pronto soccorso pediatrico per i casi non urgenti.

Intanto, la scena. Le mamme, con in braccio i bambini, escono dall’ascensore e attraversano il ballatoio, appogiandosi, sedendosi sul davanzale della finestra, facendo la fila in attesa della visita pediatrica. E già questa non è un’immagine edificante, che dovrebbe portare una modifica fisica degli spazi perché l’occhio – soprattutto nella sanità pubblica – vuole la sua parte.

E lì l’occhio guarda una situazione precaria, un clima un po’ coatto, da pre-sceneggiata napoletana e questo, cara direttrice Fornasier, non va per niente bene.

Oltre alla fila che mamme e papà fanno per arrivare all’agognata visita medica del pediatra, sullo stesso piano, come abbiamo già detto, c’è il reparto di Pediatria e Neonatologia con otto posti letto. Che se pensi al bacino demografico dell’agro Aversano, già ti metti a ridere e pensi all’Emilia Romagna, al Veneto, alla Toscana eccetera.

Le funzioni, concentratevi bene, sono dunque due: la gestione del reparto, con tutte le necessità di assistenza delicatissima ai neonati, più il lavoro in pronto soccorso pediatrico che, in pratica, in una mescolanza impropria e strana, diventa anche la medicheria del reparto, il che non sta né in cielo, né in terra.

Se le funzioni sono due, occorrerebbero due strutture di assistenza distinte e separate. E’ mai possibile che due infermieri di turno nel reparto siano costretti a fare il pendolo, con tutte le questioni che riguardano l’assistenza ai bambini e la gestione psicologica delle preoccupazioni delle mamme e dei papà in reparto e quello che viene definito pronto soccorso?

Un’assurdità. Il fatto è specifico e nessuno può contestare questi poveri infermieri subiscano stress enorme e sono costretti molto spesso a lavorare in straordinario perché le unità, come detto, sono insufficienti. Uno potrebbe dire: vabbè, farà piacere prendere qualche soldo in più. No, non è così. Perché se uno per dei soldi in più deve rischiare di diventare pazzo, deve tornare a casa distrutto, abbassando pesantemente la qualità della sua vita, allo straordinario ci rinuncia e chiede che ci sia una struttura seria.

E’ mai possibile, direttrice Fornasier, che non esista uno straccio di infermiere a cui mettere in petto la targhetta infermiere del pronto soccorso pediatrico? Il quale, magari, può scendere al pian terreno in caso di codice rosso pediatrico, gestito dalla struttura di emergenza ordinaria.

Ci scriva, direttrice, ci faccia capire. Noi siamo aperti e costruttivi e, all’occorrenza, possiamo segnare anche la formuletta aritmetica del numero di infermieri in servizio con doppia – e sbagliata – funzione e gli orari di lavoro. Ci spieghi cosa vorrà fare rispetto a questo problema, segnalatoci anche da diversi genitori che non hanno vissuto un bel momento su quel ballatoio, e noi ve ne daremo atto.