Benzina sporca e dipendenti minacciati. In carcere imprenditore di MARCIANISE e la sua caporale. Il figlio ai domiciliari

6 Febbraio 2024 - 11:12

Accusati dalla guardia di finanza di aver “sporcato” la benzina e minacciato di morte decine di lavoratori a nero e sottopagati

MARCIANISE – Se l’operazione di cui vi abbiamo dato notizia questa mattina, compiuta dal comando Provinciale della Guardia di Finanza di Pesaro e dai carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro della provincia di Pesaro Urbino, sembra essere territorialmente lontana, in realtà è molto connessa alle storie, alle vicende della provincia di Caserta.

Un imprenditore di Marcianise, il figlio e quella che gli inquirenti definiscono la caporale del businessman, una donna attiva nel pesarese che aveva il compito di tenere sotto regime dispotico i lavoratori, sono stati arrestati questa mattina al termine dell’indagine guidata dal maggiore Antonio Manselli della GdF di Pesaro, coordinata dalla locale procura.

I primi due soggetti sono in carcere, il figlio è agli arresti domiciliari.

L’imprenditore casertano sarebbe a capo di un gruppo societario attivo con diverse imprese nel settore della distribuzione di benzina, intestate alla ex compagna dell’uomo e al suo erede.

Stazioni di servizio dette “bianche”, ovvero non legate a grandi brand, sparse per l’Italia, oltre che in provincia di Caserta.

Ed è stata infatti una procura non campana, bensì marchigiana, a indagare e a ritenere responsabile il trio, a vario titolo, di

truffa, estorsione, sfruttamento dei lavoratori, spesso stranieri, costretti a lavorare ore e ore, senza contratto oppure pagati molto meno di quanto effettivamente lavorato, visto che i finanzieri hanno notato come i turni al distributore erano lunghissimi, senza pause e riposi.

Il reato di estorsione, poi, si lega alle minacce di perdita del lavoro, del mancato pagamento e a volte di violenze, fino alla minaccia di uccidere quei dipendenti che per qualsiasi motivo non rispettavano i folli orari richiesti.

Per il reato di truffa, infine, questo si lega all’attività di “imbarbarimento” del prodotto petrolifero. Su questo tipo di operazione, riprendiamo testualmente un passaggio del comunicato stampa pubblicato dal comando Provinciale della Finanza di Pesaro:

In più occasioni sono state intercettate conversazioni dove gli indagati davano indicazioni al personale addetto alla manutenzione dei distributori stradali sulle procedure da seguire per manomettere la corretta funzionalità degli impianti di erogazione o su come procedere alla mescola dei vari prodotti petroliferi. Ad esempio, i filtri troppo sporchi e intasati, non dovevano essere sostituiti ma forati. Se il carburante immesso in alcune cisterne non era qualitativamente buono, bastava miscelarlo con altra tipologia di carburante o prodotto. Tutto ciò a testimonianza della volontarietà degli indagati nell’illecita immissione in commercio di prodotto “sporco”, non depurato da rimanenze e depositi, di scarsa qualità e capace di procurare danni irreversibili al motore e, conseguentemente, economici agli inconsapevoli utenti.”