CAMORRA E NOSTALGIA CANAGLIA. L’imprenditore di San Cipriano D’Aversa sposta la sua azienda a San Cipriano Picentino. Il caso di Dante Apicella e del suo “partner”…
21 Maggio 2022 - 14:02
CASAL DI PRINCIPE/ SAN CIPRIANO – (g.g.) Augusto Gagliardo, 48 anni, arrestato all’alba del 3 maggio scorso, in esecuzione dell’ordinanza, ormai arcinota, relativamente alla parte in cui questa si occupa degli affari criminali dell’imprenditore di camorra Danta Apicella, deve possedere un grande senso dell’identità, un amore per le sue radici fuori dal comune. L’espressione “fuori del comune” è utilizzabile double face nel senso di una cifra di intensità, di emotività ma anche nel senso proprio fisico dell’espressione. Augusto Gagliardo aveva bisogno di posizionare la sua impresa di vendita di materiale edile fuori dal … Comune, cioè dal suo Comune di residenza, San Cipriano D’Aversa. Una rinuncia dura da sopportare e, magari da addolcire con una scelta oculata e conseguenziale del luogo in cui impiantare la sua G.M.G. Stone Building Group srl unipersonale, in modo da avere qualcosa che gli ricordasse sempre casa sua.
E allora, che ci sta a fare l’elenco dei 500 e passa comuni della Campania. Eccolo là, San Cipriano Picentino provincia di Salerno. Quello effettuato da Gagliardo è una sorta di gemellaggio di un imprenditore di San Cipriano D’Aversa che impianta la sua attività a San Cipriano Piacentino.
Battute a parte, Augusto Gagliardo compare nell’elenco di quelli che avrebbero deciso, secondo la Dda di Napoli, di diventare vassalli del clan dei casalesi, mettendo a disposizione uffici, attrezzature, conti correnti di Dante Apicella, diventandone, quantomeno, soci di fatto e dunque integrando, sempre secondo la magistratura inquirente sia il reato di intestazione fittizia, regolato dall’art. 512 bis del c.p., sia quello di impiego di beni, ragioni sociali, conti frutto di attività illecita, (quella di Dante Apicella), ai sensi dell’art. 648 ter.
In aggiunta a questo, il capo 33 contesta ai due indagati anche il reato di auto-riciclaggio, ai sensi dell’articolo 648 ter comma 1, in quanto, sempre in concorso Apicella e Gagliardo avrebbero reimpiegato nell’azienda citata i capitali, proventi dei delitti compiuti da Danta Apicella a partire dal 2015, e inquadrabili, in via generale, nel suo ruolo di associato, partecipante intraneo al clan dei casalesi, così come indica la contestazione del capo 1 ai sensi dell’art. 416 bis, e più particolare, quelli provenienti proprio dalla posizione da lui assunta, nella G.M.G. Stone Building Group srl per effetto della commissione del delitto di intestazione fittizia ai sensi dell’art. 512 bis
Dunque, ricapitoliamo: a Dante Apicella e Augusto Gagliardo sono contestati l’appena citato reato di intestazione fittizia, quello di impiego nell’attività aziendale di beni e danaro frutto di attività illecite, ai sensi dell’ art 648 ter, auto-riciclaggio ai sensi dell’art 648 ter comma 1.
Finito? No: anche in questo caso viene contestata l’aggravante camorristica dell’ex art. 7 del decreto 158 del 91, oggi assorbito nel comma 1 del 416 bis.
Oggi pomeriggio andremo ad occuparci di altre attività, svolte ancor più direttamente da Dante Apicella attraverso il concorso di un paio di suoi congiunti e, naturalmente con tanto di parti assegnate a diverse teste di legno, di diverse imprese disposte sia ad attivare transazioni, più o meno farlocche, con fatture più o meno farlocche, sia di rendersi disponibile ad una attiva e stabile attività di cambio assegni. Il tutto, naturalmente, sempre con l’obiettivo di mobilizzare in decine e decine di rivoli diversi, i quattrini, del clan dei casalesi, in modo da renderne difficile e complicatissima l’attività inquirente finalizzata a stabilirne la provenienza.