CAMORRA E PIZZO. Ucciero, padre e figlio, non ne facevano scappare uno. Ecco quanto chiesero ad un noto imprenditore di autonoleggio e ad una ditta edile

26 Luglio 2021 - 13:29

E’ chiaro che il fatto che Vincenzo Ucciero utilizzasse stesso l’argomento del fratello Massimo, un vero super killer e tra i protagonisti della guerra di camorra con i Tavoletta nei primi anni di questo secolo, spargesse autentico terrore e gli consentisse, unitamente al figlio Antonio, di farsi pagare senza alcun problema da operatori economici che conoscendo bene le “attitudini” di questa famiglia, non fiatavano ma si limitavano a sganciare i quattrini richiesti

 

VILLA LITERNO(g.g.) Chi conosce la biografia criminale di Massimo Ucciero, prima killer dentro al sistema camorristico di Villa Literno, fondato sull’indiscutibile controllo della famiglia Tavoletta, poi protagonista della sanguinosissima guerra che all’inizio degli anni 2000 ha riempito le strade d Villa Literno e dintorni di decine e decine di morti, non fa fatica a capire per quale motivo le vittime delle estorsioni, realizzate solo pochi mesi fa, da Vincenzo Ucciero, fratello dell’appena citato Massimo, avessero paura anzi nutrissero un autentico terrore di fronte alle scorribande dell’appena nominato Vincenzo Ucciero e di suo figlio Antonio, nipote di Massimo Ucciero, in carcere da anni e anni con pesantissime condanne per un numero impressionante di reati che vanno dall’omicidio all’associazione per delinquere di stampo camorristico.

Quando Vincenzo Ucciero convocò, attraverso il figlio Antonio, a casa sua l’imprenditore di Villa Literno

Marco Griffo, titolare di un noto autonoleggio, questi riuscì ad evitare, con la scusa che si fosse già fatto notte. Ciò accadeva nel dicembre scorso. La mattina dopo, quando Antonio Ucciero sarebbe dovuto tornare a prelevare Marco Griffo, questi si trovò di fronte al fatto compiuto, visto che Vincenzo Ucciero aveva anticipato i tempi e si era recato lui stesso presso la struttura commerciale di Marco Griffo.

Il boss si era accorto della nascita di un nuovo cantiere finalizzato alla costruzione di due villette private, proprio nei terreni di Marco Griffo, prospicienti allo stadio di Villa Literno. Per questo motivo, voleva i soldi come d’altronde aveva già fatto sapere a Giuseppe Oliviero, titolare della ditta costruttrice Maia Costruzione srl.

Inutile è stato lo sforzo degli inquirenti, cioè dei carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando provinciale di Caserta per venire a conoscenza dei fatti accaduti attraverso il racconto di Oliviero, il quale ha negato anche di fronte all’evidenza, anche di fronte alla consapevolezza che i carabinieri avessero in meno elementi solidissimi per affermare che lui era stato vittima di attività estorsiva.

Diverso il discorso per Marco Griffo, il quale, invece coraggiosamente ha raccontato i fatti, come si dice, “per filo e per segno”. Quella mattina fu invitato da Vincenzo Ucciero ad entrare nell’auto con la quale quest’ultimo era arrivato per conferire in privato. Senza nemmeno salutarsi, l’imprenditore, evidentemente terrorizzato, consegnò immediatamente la somma di mille euro. si trattava di una raccolta di soldi che Vincenzo Ucciero (così almeno aveva detto a Giuseppe Oliviero) avrebbe utilizzato per pagate gli avvocati che assistono suo fratello Massimo. I mille euro non bastarono e in quell’auto Vincenzo Ucciero presentò il conto, pretendendo l’immediata consegna di ulteriori 200 euro in contanti e  fissando in 500 euro il saldo che avrebbe poi voluto incassare a ridosso della Pasqua e successiva, cioè l’ultima appena trascorsa del 2021.

Peraltro, Ucciero disse a Marco Griffo di avergli usato un trattamento di favore, visto e considerato che tutti gli imprenditori di Villa Literno a cui lui sottoponeva richieste estorsive, avevano dovuto versare cifre più alte.

Naturalmente questa ricostruzione dei fatti ha consentito alla Dda, in sede di richiesta di applicazione di misure cautelari e poi al gip del tribunale di Napoli Isabella Iaselli nel momento in cui ha ritenuto che questa richiesta fosse fondata, di applicare l’aggravante ai sensi del 416 bis 1 in quanto gli atti criminali di tipo estorsivo sviluppatesi nelle varie fasi che abbiamo appena narrato hanno avuto come protagonisti più di una persona, in questo caso due, padre e figlio, consapevoli ognuno del ruolo dell’altro. Inoltre, sempre rimanendo alla questione dell’aggravante risulta abbastanza evidente quanto potesse incidere nei rapporti tra gli Ucciero e gli imprenditori il fatto che i primi fossero figure tutto sommato storicamente consolidate del clan dei casalesi.

 

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