CAMORRA & POLITICA A CASTEL VOLTURNO. Lorenzo Marcello, ancora molto attivo su piazza, vuole essere ascoltato da imputato in quello che è ormai un archeo-processo
7 Dicembre 2023 - 11:40
È uno dei filoni, ovvero l’ultimo, nato dall’indagine che la DDA portò avanti su politica e camorra a Castel Volturno. Precedentemente, furono protagonisti l’ex sindaco Antonio Scalzone e suo fratello. Successivamente, in due occasioni, l’attenzione si spostò sul già sindaco Francesco Nuzzo, magistrato. Fu assolto scegliendo i tempi rapidi del rito abbreviato. L’unica microcondanna fu demolita dalla corte di Appello che respinse il ricorso della DDA. Con Lorenzo Marcello, protagonista dei tempi d’oro dell’Udeur, ci sono altri 7 imputati
CASTEL VOLTURNO – E meno male che le aggravanti di camorra hanno una prescrizione al limite del sine die. Perché chi scrive aveva molti più capelli neri al tempo in cui un’ordinanza del tribunale di Napoli, chiesta e ottenuta da una DDA costituita da magistrati che ora operano in tutt’altre sezioni della procura partenopea o in altre procure, fu eseguita, pensate un po’, e non ricordiamo se dai carabinieri, polizia o guardia di finanza.
Oggi veniamo a sapere che quel processo è ancora in atto e i protagonisti dello stesso – imputati o testimoni – cercano di essere e devono essere ancora attivi all’interno del dibattimento che, naturalmente, si fa per dire, staziona ancora in primo grado.
Tanti anni fa ci fu un periodo di grande attività della DDA sulla piazza di Castel Volturno. Fu colpito prima il sindaco (o già sindaco) Antonio
Un protagonista indiscusso di quella stagione fu Lorenzo Marcello, uno che contava perché aveva i voti. E forse ne ha ancora.
Ondeggiò tra diverse aree politiche, scegliendo quella che gli era più comoda. Fu molto attivo nell’Udeur di Clemente Mastella che, a dire il vero, avendo firmato una delega in bianco, probabilmente non senza corrispettivo, a Nicola Ferraro, non è che poi poteva aspettarsi che l’Udeur casertana non fosse abitato da soggetti non raccomandabilissimi.
Lorenzo Marcello è stato ed è un politico borderline. Se andiamo a ripescare le antiche ordinanze che riguardavano l’impianto e la radicazione della fazione Bidognetti a Castel Volturno, troviamo il suo nome più di una volta, come ebbe a scrivere a suo tempo CasertaCE, con tanto di stralcio di ordinanza in calce, una formula che, per quanto noi la ripetiamo, è diventata più orecchiabile del tormentone di lui che bacia lei, eccetera.
Mo’ non è che abbiamo capito bene perché Marcello vuole essere ascoltato nel processo sul secondo filone dei rapporti tra politica e camorra a Castel Volturno, ovvero quello imperniato sul sindaco dell’epoca Francesco Nuzzo, il quale peraltro è stato assolto sia in primo grado, sia in secondo grado, al quale aveva ricorso la procura di Napoli (DDA) per i reati più gravi di concorso esterno in associazione mafiosa, mentre l’unica condanna emessa dal giudice di prime cure, un anno per falso e abuso d’ufficio, si era risolta ugualmente in corte d’Appello con l’assoluzione, dopo il ricorso presentato dalla difesa.
Poi si era sviluppato un secondo filone imperniato su Nuzzo, pure partito dalla DDA, ma poi trasferito, non essendoci nel caso specifico elementi di rilievo criminale tali da giustificare che l’azione penale fosse sviluppata dai pm Antimafia, alla procura della repubblica di Santa Maria Capua Vetere.
Qui, in maniera molto solerte, l’allora pm Carlo Fucci, oggi procuratore ad Isernia, aveva chiesto ed ottenuto l’archiviazione per Nuzzo.
Riteniamo che per altri imputati, quindi, sia stato richiesto il rinvio a giudizio.
Insomma, dopo questo lavoro archeogiudiziario, siamo riusciti a capire perché si parla in questi giorni di Lorenzo Marcello, in quanto vuole essere ascoltato.
Ascoltato, dunque, da imputato e non da testimone.
Imputato che rilascia (sempre probabilmente, in mezzo a questo guazzabuglio procedurale) dichiarazioni spontanee.
Con beneficio dell’inventario, diciamo che tale dibattimento dovrebbe essere il rito ordinario del primo filone nel quale, se non andiamo errati, sono imputati, oltre a Marcello, Antonio Scalzone, Raffaele Gravante, Antonio Di Tella, Gino Fulco, Giovanni Luzzi, Giovanni Graziano, Sebastiano Conte.