CAMORRA & SERVIZI SOCIALI. I commissari prefettizi prima alzano il ditino contro CasertaCE e poi fanno sparire l’ex dipendente di Pasquale Capriglione. Al suo posto la zanniniana Ramella e Magliocca indica Maria Luisa Valle
20 Ottobre 2023 - 17:01
IN CALCE ALL’ARTICOLO IL TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA INVIATACI DAI TRE COMMISSARI. Al posto di Alessandra Nozzolillo, essa stessa alle dipendenze del consorzio Nestore quale progettista di una delle coop che l’hanno costituito e che ne hanno fatto parte, arriva un’altra figura tormentata, quella di Rosa Maria Ramella. Fedelissima dell’ex sindaco di Bellona (che comanda ancora oggi), Filippo Abbate, e quindi legata a Giovanni Zannini
SPARANISE (g.g.) – Qualche mese fa la triade commissariale che amministra il comune di Sparanise dopo lo scioglimento per infiltrazione camorristica, composta dal vice prefetto Maura Nicolina Perrotta, da Florinda Bevilacqua, vice prefetto, da poco divenuta capo di Gabinetto del prefetto di Caserta Giuseppe Castaldo, e dal funzionario Salvatore Carli, nominata dal prefetto stesso, ci scrisse una lettera nel cui corpo contestava i contenuti di un nostro articolo con cui CasertaCe aveva posto delle critiche e dei rilievi espliciti sulla nomina di Alessandra Nozzolillo alla carica di coordinatore dell’Ufficio di Piano del’Ambito intercomunale C09, comprendente, oltre al comune capofila di Sparanise,
Le nostre perplessità erano fondate su un’evidenza di cui avevamo ricevuto notizia proprio nei giorni immediatamente precedenti a quel nostro articolo: Nozzolillo era stata dipendente – e non per pochissimo tempo – del consorzio Nestore e, dunque, di Pasquale Capriglione, che è il motivo principale per cui la vice prefetta Perrotta, la vice prefetta Bevilacqua e il funzionario Carli erano e sono seduti a quelle scrivanie che gli permettono di incassare ricche indennità mensili che fanno crescere e non di poco i loro stipendi.
Della loro risposta, il cui testo integrale pubblichiamo in calce a questo articolo, la triade dimostrò di non aver letto il nostro articolo o di far finta di non averlo detto. Noi, infatti, non avevamo messo in discussione le qualità professionali della Nozzolillo, che non conosciamo, e neppure la liceità, la legittimità in punto di diritto della nomina.
Il nostro ragionamento, invece, verteva tutto sulla discriminante dell’opportunità.
Oggi, quando grazie a notizie nuove che di qui a qualche riga vi daremo, possiamo dire la nostra su quella replica della triade. Lo facciamo partendo da un interrogativo, una domanda: quanto conta la ragione dell’opportunità nell’azione di commissari di governo che devono star lì dopo che un’autorità istituzionale, cioè lo stesso governo del Paese, ha ritenuto (a ragione o a torto conta poco) che esistessero le condizioni per sottoporre al presidente della Repubblica Sergio Mattarella un decreto attraverso il quale tutti gli organi rappresentativi del comune di Sparanise, ossia sindaco, giunta e consiglio comunale fossero sciolti con la motivazione inquietante e grave dell’esistenza di un’infiltrazione camorristica.
Secondo noi, le ragioni dell’opportunità contano in queste situazioni finanche di più dell’applicazione del diritto strictu sensu. Il nostro non è un punto di vista campato in aria, ma fondato sulla profonda conoscenza delle ragioni che possono portare ad un decreto di scioglimento. Ragioni che, seppur in misura amplificata, posseggono qualche similitudine con quelle che conducono una Prefettura a rimuovere un’azienda dalla cosiddetta white list e, conseguentemente, ad interdirla parimenti per infiltrazione mafiosa.
La similitudine non rappresenta un’emissione di una suggestione. Pensateci bene: esiste una connessione automatica tra questi due atti di carattere esclusivamente amministrativo e le azioni rappresentate ad esempio dall’ordinanza di un’autorità giudiziaria che coinvolge, ripetiamo, in maniera automatica, le persone fisiche e giuridiche di cui si parla e si scrive in un decreto di scioglimento o nell’emissione di un’interdittiva antimafia? No. Non esiste. Anzi, vi diciamo una cosa che andiamo a pescare nel nostro ampio bagaglio di esperienza e di esperienze.
Per quello che abbiamo visto in vent’anni sarà capitato massimo nel 10/15% dei casi che allo scioglimento per infiltrazione camorristica o all’emissione di un’interdittiva antimafia siano seguite conseguenze di carattere giudiziario. Ci siamo spiegati? Riteniamo di sì.
E siccome la vice prefetto Perrotta, la vice prefetto e capo di Gabinetto Bevilacqua e il funzionario Carli lavorano da anni all’interno delle prefetture, dovrebbero essere loro a insegnare a noi quanto conti e quanto sia sostanziale il discrimine dell’opportunità nell’esercizio della loro funzione commissariale.
Articolo 143 del Testo unico sugli enti locali dedicato proprio allo scioglimento per infiltrazione mafiosa: “Fuori dai casi previsti dall’articolo 141, i consigli comunali e provinciali sono sciolti quando, anche a seguito di accertamenti effettuati a norma dell’articolo 59, comma 7, emergono concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso o similare degli amministratori di cui all’articolo 77, comma 2, ovvero su forme di condizionamento degli stessi, tali da determinare un’alterazione del procedimento di formazione della volontà degli organi elettivi ed amministrativi e da compromettere il buon andamento o l’imparzialità delle amministrazioni comunali e provinciali, nonché il regolare funzionamento dei servizi ad esse affidati, ovvero che risultino tali da arrecare grave e perdurante pregiudizio per lo stato della sicurezza pubblica.“
Poi, ha scritto il Consiglio di Stato con la sentenza 96 del gennaio 2018: “Lo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose non ha natura di provvedimento di tipo sanzionatorio, ma preventivo, con la conseguenza che, per l’emanazione del relativo provvedimento, è sufficiente la presenza di elementi indizianti, che consentano d’individuare la sussistenza di un rapporto inquinante tra l’organizzazione mafiosa e gli amministratori dell’ente considerato infiltrato.“
Dunque, cari commissari, se l’elemento indiziante è sufficiente per determinare quella che potremmo definire in senso lato una sorta di condanna comminata dal diritto amministrativo. Se, dunque, il semplice sospetto indiziante va rimosso da ogni meccanismo, da ogni ganglo del comune, come fate a risponderci come poi ci avete risposto?
“Infine la circostanza che la dottoressa A.N. anni addietro avesse svolto un incarico di progettazione per conto di una cooperativa (con personalità giuridica autonoma rispetto al consorzio gravato da interdittiva antimafia), non può costituire una ragione giuridica per licenziare il funzionario in questione ovvero impedirgli di svolgere i compiti istituzionali che le sono conferiti per legge.”
A parte il fatto che il vincolo consortile non è un paraconvegno di quattro amici al bar a Padrone e sotto, ma è qualcosa che nasce nello studio di un notaio, al punto da rendere assolutamente lunare che la cooperativa per la quale ha operato la Nozzolillo fosse una persona giuridica autonoma rispetto al Consorzio Nestore. A parte il fatto che non vi siete letti nemmeno il curriculum, in cui la stessa Nozzolillo ci tenne a sottolineare che il suo datore di lavoro fosse stato il Consorzio Nestore. A parte ciò, qui non ci azzecca nulla la questione giuridica.
Il mondo di Pasquale Capriglione è centrale ed è, ripetiamo, il principale motivo dello scioglimento del comune di Sparanise.
Come fate a nominare questa persona – la quale, non ci permettiamo neanche di discuterlo, è fino a prova contraria seria, onesta, preparata, laboriosa – a capo di quell’Ufficio di Piano fulcro delle indagini della DDA?
Il problema è che se noi trascendiamo con le parole, così come questa situazione meriterebbe, poi, voi dei poteri forti dite che siamo matti, diffamatori, degli sfasciacarrozze. Però, questa vostra lettera non ha realizzato l’obiettivo che si proponeva. Non sappiamo perché se non ci credevate neanche voi, oppure perché il prefetto vi avrà detto che questi di CasertaCe saranno pure pazzi, ma, leggi e carte alla mano, tutti i torti non hanno.
ARRIVANO LA RAMELLA, CHIACCHIERATA AD AVERSA. E DA PIGNATARO MARIA LUISA VALLE, ANCH’ESSA EX DIPENDENTE DI PASQUALE CAPRIGLIONE
Fatto sta – ed ecco la notizia nuova di cui scrivevamo all’inizio – che voi avete rimosso Alessandra Nozzolillo e l’avete sostituita con Rosa Maria Ramella, da nemmeno 10 giorni coordinatrice dell’Ufficio di Piano C09. Dunque, evidentemente, tutti i torti non avevamo.
A proposito della Ramella, questa arriva dall’Ambito di Casaluce-Aversa, cioè da una vera e propria intifada.
Si tratta di un posticino molto allegro, del quale vi abbia raccontato quando Gemma Accardo, dirigente del comune di Aversa e contemporaneamente reggente dell’Ufficio di Piano, con un’operazione incredibile, capitata a pochissimi mesi dalle perquisizioni e dall’emissione dell’avviso di garanzia di Luigi Lagravanese, che il pentito Nicola Schiavone ha etichettato come “il primo referente del clan dei Casalesi nel settore dei Servizi Sociali”, con cui fu attribuito un affidamento diretto ad una cooperativa riconducibile ad un Lagravanese già perquisito e indagato.
Ciò accadeva nel febbraio 2022 (leggi qui l’articolo), cioè a due mesi dalle perquisizioni.
La Ramella è finita al centro delle polemiche, anche giornalistiche, nell’anno 2021 quando partecipò al concorso proprio per la carica di coordinamento dell’Ambito C06. Le fu contestato, infatti, la sua presenza fisica da funzionaria ai tavoli istituzionali nei quali si discuteva e si definivano modalità e criteri dei concorsi, nonché della composizione della commissione esaminatrice che avrebbe dovuto poi decidere una procedura a cui lei stessa, proprio la Ramella, si era candidata formalmente.
Dunque, un conflitto di interesse mica da ridere. Di solito, noi, quando introitiamo notizie del genere, pur continuando a rispettare le persone coinvolte, ci riserviamo quantomeno la facoltà di non mettere più la mano sul fuoco sulla totale integrità istituzionale di una fiigura.
Però. per carità, vedremo come si muoverà la signora Ramella che, tra le altre cose, è stata assessora e consigliera comunale in quel di Bellona, fedelissima dell’allora sindaco, ora vicesindaco (in pratica comandava e comanda lui), nonché dirigente al comune di Pastorano, Filippo Abbate. Nell’anno 2022, poi, Marella è stata dirigente a tempo determinato ai Servizi Sociali in un luogo particolare che risponde al nome di Orta di Atella.
Bellona è nell’Ambito C09. Compatibilità non esiste, non diciamo che Bellona è una super roccaforte del consigliere Giovanni Zannini, altrimenti, in una sorta di transfer ologrammatico, dice che noi ci ubriachiamo la notte e non lui.
Non è che la presenza, ovviamente suggerita dal sindaco Giorgio Magliocca, della sua concittadina Maria Luisa Valle, figliola di un poliziotto che il presidente della Provincia conosce fin troppo bene, sorella di una vincitrice di concorso al comune di Sparanise, poi non versi in una condizione di inopportunità.
La signora Valle, infatti, è stata anche lei dipendente del Consorzio Agapè dal 2005 al 2007. Agapè che sta a tutta l’inchiesta ai Servizi Sociali targati Capriglione come il libro della Genesi sta all’antico testamento. Nel senso che in principio fu Agapè, fu il consorzio da cui prese le mosse il sistema di potere, la piovra che di qui a qualche tempo avrebbe fatto manbassa di affidamenti in provincia di Caserta e nel nord napoletano.
Non avrebbe costituito un’idea sbagliata da parte del sindaco di Pignataro e presidente della Provincia, Magliocca, qualche nome diverso. Non perchè la signora Valle sia una cattiva persona, bensì per il discorso di prima.
Giusto per fare un esempio, se la triade commissariale ha deciso con una certa logica, giusta o sbagliata che sia, ma comunque con una ratio evidente, di revocare ad un’associazione locale la gestione del palazzetto dello sport, motivando questa determinazione dicendo testualmente che si trattava di “persone chiacchierate”, non si possono usare parametri diversi su altri terreni, per di più chiacchieratissimi, su cui certi imprenditori hanno fatto milioni e certi politici hanno raggranellato migliaia e migliaia di voti.
la lettera della triade prefettizia del comune di sparanise