CARIZZONE & L’ASL DEL “MAGNA MAGNA”. Cellulare aziendale dato in uso privato alla sua amante. Il dirigente utilizzava i lettini nuovi dei pazienti per farsi fare i massaggi nel suo ufficio

8 Marzo 2021 - 13:27

Non è ridondanza, da parte nostra, il ribadire la necessità di concentrarsi su queste storie che diventano fondamentali nel momento in cui vengono associate al ruolo apicale di un dirigente che faceva parte delle 10 figure più importanti e più influenti di una enorme azienda sanitaria locale

 

AVERSA(g.g.) Noi insistiamo, perchè riteniamo che sia sacrosanto, ricordare a tutti quelli che leggono questi articoli, che Luigi Carizzone non è l’ultimo scafesso del mondo, ma una delle 10 figure più importanti della cabina di comando dell’asl di Caserta, l’azienda di gran lunga più grande per dipendenti, per servizi erogati e per fatturato della nostra provincia.

Bisogna insistere perchè il referimento concettuale legato al peso specifico del ruolo di capo di uno dei dipartimenti più delicati della citata Asl, possa essere paragonato alla grettezza, alla mentalità stracciona che sta sopra, dentro e sotto agli atti di cui Carizzone si rendeva protagonista.

Abbiamo capito, in occasione del suo malore, che forse anche Patrizia Rampone, che, badate bene, non è dipendente delll’Asl ma è una sorta di segretaria personale del Carizzone, cioè una dipendente della persona-Carizzone, appartiene a quella umanità dolente che sta dentro alle cose, alle mansioni e agli atti amministrativi del Dipartimento di Salute Mentale.

In poche parole, non è proprio lo stesso caso della paziente sottoposta alla coercizione psicologica che sfocia in mera violenza sessuale, ma in una condizione più articolata, anche nel caso della Rampone, il ruolo del dirigente diventa elemento costitutivo di questo particolare rapporto.

Due i casi presentati in questo breve articolo. Si tratta di due contestazioni, di due incolpazioni provvisorie per il reato di peculato in concorso. La prima che nel citato concorso coinvolge proprio la Rampone, è relativa all’utilizzo di un cellulare aziendale, cioè di proprietà dell’Asl, quindi pagato con il pubblico danaro. Carizzone lo diede in uso a Patrizia Rampone dal 9 novembre 2018 al 7 gennaio 2019. La donna, come abbiamo scritto più volte e anche all’inizio dell’articolo, non era una dipendente dell’Asl, ma una segretaria personale. L’utilizzo di quell’apparecchio telefonico da parte sua era dunque, al di la del contenuto delle possibili telefonate potenzialmente intercettate, privato per definizione.

Qualcuno potrebbe ora obiettare, avendo letto tutto quello che di enorme è stato scritto su Carizzone fino ad oggi, che la storia del telefonino sia una inezia. Ma noi, come abbiamo scritto in premessa, vogliamo confrontare lo “straccionismo” sovrainteso e sotteso a questa vicenda, con il ruolo apicale svolto da Carizzone, in modo da sottolineare la cifra del degrado di una azienda sanitaria locale che non può parlare di mela marcia, ma di un sistema, perchè come fa capire questa ordinanza, essendo Carizzone una delle figure apicali dell’intera azienda sanitaria locale, era anche in grado di muovere una quantità impressionante di quattrini, gratificando con l’imbroglio, con la truffa, con il peculato, con il falso ideologico, decine e decine di dipendenti complici e consenzienti, tra medici e infermieri.

Questa chiave di lettura riguarda anche il secondo caso di peculato, contestato stavolta al Carizzone insieme a Francesco Della Ventura, in pratica una sua propaggine operativa dentro al sistema. Cosa c’è di più rozzamente ignorante, di più cialtrone, di più cafone, di ritenere addirittura un lettino comprato dall’Asl per curare i pazienti, una cosa di cui ci si può appropriare tranquillamente, trasformando il proprio ufficio in una sala massaggi, così come racconta testualmente l’incolpazione provvisoria del capo numero 5, anche questo correlato del reato di peculato in concorso.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA