Giudice Bobbio a proposito di legalità e trasparenza: guardi un po’ che “schifezza” la sanatoria al suocero di Carlo Russo dopo che pochi mesi fa questa era stata sotterrata da decine di ragioni a firma di un altro dirigente
26 Luglio 2018 - 19:48
SANTA MARIA CAPUA VETERE (g.g.) – Dal 9 febbraio al 20 luglio sono trascorsi poco più di cinque mesi, ma nel calendario astronomico del pianeta Santa Maria Capua Vetere, sembra siano trascorsi cinque anni luce.
Ricordate la vicenda della casa del suocero del consigliere comunale Carlo Russo denunciata dal simpatico Rino Capitelli? Fu una sorta di canto del cigno di quest’ultimo prima che la sua famiglia e certi provvedimenti del comune lo costringessero all’esilio, dopo essersi dimesso dalla carica di consigliere comunale a vantaggio del fratello Dino.
Bene, il primo documento, a firma del dirigente Gennaro Riccio da Caivano contiene un articolato e motivatissimo diniego alla richiesta di sanatoria presentata da Vincenzo Papale, il già citato suocero del consigliere comunale socialista Carlo Russo, quest’ultimo, a sua volta, pappa e ciccia con il super assessore all’urbanistica Nicola Leone.
Scrive Gennaro Ricco nel suo atto: “Al piano rialzato si è riscontrata una diversa sagoma plano volumetrica dovuta ad ampliamenti di superfici e di volume sul lato sud e da diminuzioni di superfici e di volume sul lato nord. Sempre al piano rialzato
Per il piano sottotetto, scrive Riccio: “Il sottotetto assentito con destinazione sottotetto, a falde inclinate non abitabile, unico ambiente locale di sgombero risulta suddiviso in nove locali, la realizzazione delle tramezzature interne si configura come un potenziale cambio al destinazione d’uso del sottotetto da locale di sgombero a residenziale”.
Il resto lo leggerete nel documento che pubblichiamo nel link in calce.
Cinque mesi dopo, secondo l’astronomia terrestre, cinque anni dopo secondo il calendario astronomico di Santa Maria Capua Vetere, arriva un nuovo dirigente che di nome fa Giancarlo D’Aco, ci dicono un vero moto perpetuo delle concessioni edilizie, al punto che uno ha l’impressione che sia stato chiamato solo per questo, riconosce la sanatoria al suocero di Carlo Russo.
Adesso, uno pensa che questo sia avvenuto attraverso un superamento di tutti i rilievi posti da Riccio al quale, non a caso, forse, è stata tolta la delega all’edilizia privata. Apri l’atto amministrativo a firma D’Aco, pensando a una lettura articolata e invece t’imbatti in dieci righe, dieci, nella quale a Papale viene concessa la sanatoria e che a alla casa vengono asserviti terreni nel territorio di Capua e San Tammaro.
Domanda che rivolgiamo a questo punto al giudice Bobbio, da poche ore non più vice sindaco ma che come ha scritto nel suo saluto “sempre custode della legalità“: Papale, dopo il diniego alla sanatoria che conteneva anche un ordine di abbattimento ha ottenuto il sì in base a che cosa? Ad un’altra richiesta di sanatoria?
E si può fare una richiesta di sanatoria senza che venga modificato nulla di ciò che il comune, che dovrebbe esprimere se stesso attraverso una continuità amministrativa che non può andare a puttane solo perché cambia il nome di un dirigente, ha dichiarato illegale solo pochi mesi prima?
Perché D’Aco può anche avere un’opinione diversa rispetto a quella di Riccio, ma di fronte a un provvedimento come quello firmato dal medesimo, non può scrivere dieci righe in cui non spiega nulla. Oltre a sputtanare Riccio, a delegittimarlo totalmente (ma magari questo al dirigente caivanese non interessa granché), getta un’ombra sinistra su questa vicenda.
Il giudice Bobbio ci dica qual è il suo punto di vista sulle cifre di legalità e di trasparenza che emergono da una procedura, la quale, manco a dirlo, riguarda un congiunto di un influente consigliere di maggioranza, vera protesi del potentissimo assessore ai Lavori Pubblici e all’Urbanistica Nicola Leone.