CASAGIOVE ALLE ELEZIONI. Il serbatoio, via San Leucio, il dissesto. Ecco perchè don Stefano Giaquinto ha sbagliato a fare la lista a Giuseppe Vozza. Turatevi il naso e votate per quel frescone di Danilo D’Angelo

13 Agosto 2020 - 17:50

Incredibile ma vero, anche Mario Melone che, ai tempi, con Vozza si è preso a pesci in faccia, ha inserito un candidato nella sua lista

 

CASAGIOVE – (g.g.) Non è che Danilo D’Angelo ci entusiasmi più di tanto. E d’altronde, in passato, l’abbiamo pure fatto capire di fronte a certe trovate quali i mega manifesti che lo immortalavano in primi piani, incombente come un gigante pronto ad accarezzare o a distruggere con un solo schiaffone l’intera Casagiove e in periodi lontani dalle campagne elettorali, al punto che molto scherzammo sul culto della personalità alla casareccia maniera parlando di una sorta di Mao Zedong in salsa casagiovese.

Su un piano un pò più serio, nemmeno ci convince il format del D’Angelo quando svolge, con un gigantismo tra il cafonal e l’inspiegabile, la sua professione di commercialista, mettendo in campo operazioni che noi guardiamo da lontano e che, sapendola lunga, ma proprio molto lunga, sulle dinamiche imprenditoriali in Appia e dintorni, ci fanno storcere il naso, come è successo, ad esempio, quando un determinato impianto di distribuzione di carburanti che insiste proprio lungo la statale Appia, ha cambiato proprietà.

Detto questo, qundi sgomberato il campo su possibili “narrazioni pro”, a vantaggio indiretto delle quali diventerebbero funzionali le narrazioni contro e non avendo noi assolutamente la necessità di dover parteggiare per alcuno, dato che CasertaCe non ha bisogno di nulla e ha tutto quello che le serve per vivere con dignità la sua formazione di giornale indipendente ed ininfluenzabile, non possiamo non riandare col pensiero ad un maestro gigantesco di giornalismo, qual è stato Indro Montanelli.

Lui scrisse in un celeberrimo editoriale, “Turatevi il naso ma votate Dc“; noi, molto più umilmente, correggiamo il tiro e affermiamo: se fossimo casagiovesi, al cospetto di questi due candidati a sindaco, ci asterremmo o voteremmo scheda bianca.

Ma se proprio dovessimo decidere di operare una scelta, ci tureremmo il naso e voteremmo Danilo D’Angelo.

Danilo D’Angelo o chiunque altro si rappresentasse come l’alternativa a Peppe Vozza. Agli albori del nuovo secolo, quando il sottoscritto ha cominciato a lavorare a Caserta, prima da numero due della redazione della Gazzetta di Caserta e poi da direttore del Corriere di Caserta, incrociammo i passi di Giuseppe Vozza che proprio in quegli anni, era stato eletto a sindaco di Casagiove.

Lui veniva fuori da quella stagione dei cosiddetti “nuovi della politica” a prescindere. Gente a cui veniva chiesto come unico requisito quello di non essere mai stata candidata prima del 92, cioè prima di Tangentopoli. A quel punto, anche se avevano smarrito la scatola cranica in età adolescenziale, andavano bene comunque, caricati a molla con 3 o 4 slogan, allora molto in voga, in cui la cosiddetta Prima Repubblica diventava con una generalizzazione che faceva e fa inorridire chi ha un minimo di sensibilità storica, un enorme, sterminato letamaio da debellare con il disinfettante della pure cosiddetta “società civile”.

Vozza era o meglio, diceva di essere, un ambientalista. I casagiovesi cominciarono a nutrire qualche remotissimo dubbio sulla particolare eccentricità dell’ecologismo di quel sindaco, nel momento in cui videro venire giù mezzo monte Tifata, come conseguenza dell’esecuzione di un progetto di insediamento di un mega serbatoio. Questa cosa ci è rimasta impressa, perchè 20 anni fa scatenò fragorose polemiche. Ricordiamo bene che, al tempo, il bersaglio principale del format espressivo tangentopolar-giacobino di Peppe Vozza era rappresentato dalla famiglia Melone.

Ma soprattutto dal medico Mario Melone che di Casagiove era stato a lungo sindaco. Ora, è vero che la politica o almeno la politica che si fa qui da noi ha, in sè, una sorta di fluido che mette in pace, naturalmente a certe condizioni, anche i nemici più acerrimi, ma vedere in questi giorni Mario Melone portare Pietro Menditto alla corte di Giuseppe Vozza allo scopo di candidarlo, fa un pò specie. Perchè questo candidato, Mario Melone non potrà limitarsi a presentarlo a Vozza, ma lo dovrà anche votare. E votandolo, aumenterà anche i consensi della persona con cui si è preso a male parole per anni, con larga profusione di esposti e querele.

D’altronde, siccome Casagiove si tiene ancora sotto ai 15mila abitanti in base all’ultimo censimento del 2011 (se non andiamo errati siamo sui 14.800), se tu dai la preferenza a un pretendente al consiglio comunale, non puoi non dare il voto anche al sindaco che capeggia l’unica lista che lo può appoggiare. Nei comuni under 15mila abitanti, infatti, non esiste il cosiddetto voto disgiunto.

Non è in discussione anche perchè non possediamo elementi solidi per poterlo dire e nemmeno li andiamo a cercare, la moralità di Vozza. Venti anni fa, la sua esperienza si rappresentò come un mix tra totale immobilismo, menate di ingegno, come quella appena citata del serbatoio (ma ce ne furono tante altre); evidente, incontestabile disastro finanziario con i dirigenti comunali che misero nero su bianco i numeri che formalizzavano un rischio di dissesto, pari a tre miliardi delle vecchie lire, e fatti sconcertanti quanto originati da sciatteria e nulla più, come quello della famosa via San Leucio, l’antica strada interna che collega Casagiove allo storico quartiere borbonico di Caserta, la cui chiusura è stata evitata negli anni successivi, solo in extremis, dopo che l’amministrazione Vozza aveva totalmente dimenticato che lì doveva svilupparsi l’allargamento del tratto comunale della Variante anas.

Ora, se a quel tempo, un Vozza molto più giovane di oggi e attivo produsse un’esperienza di governo di Vozza di questo livello, perchè 20 anni dopo quell’andamento lento, quell’immobilismo dovrebbero trasformarsi in frizzante esercizio della potestà amministrativa?

In effetti, a guardar bene la lista che Vozza ha messo in piedi, si capisce che la sua ridiscesa in campo non ha acceso grandi entusiasmi. Più che la compagine di Giuseppe Vozza, infatti, questa somiglia più alla lista della parrocchia di San Michele e del simpatico (perchè a noi di CasertaCe è molto simpatico) parroco don Stefano Giaquinto. Questo sacerdote è diventato, negli ultimi anni, promotore di molti avvenimenti finalizzati alla promozione della legalità, con partecipazioni qualificatissime di magistrati e di altri esponenti delle forze dell’ordine.

La speranza è che, avendo decisodon Stefano di mettere il cappello sulla lista di Vozza, possa controllarlo a vista, evitando che compia errori come quello fatto nel 2006, quando fu sostenitore e grande elettore dell’avvocato Jerry Casella, condannato definitivamente a 15 o 16 anni per aver favorito l’evasione, non di Franco e Ciccio borseggiatori da supermercato, ma di mister Peppe Setola, che grazie a quell’evasione, potette stendere e spedire  al cimitero una quindicina di persone, tra cui gente di valore come l’imprenditore di Castel Volturno Domenico Noviello, che si era rifiutato di pagare il pizzo.

E’ stato autenticamente provvidenziale l’intervento della parrocchia di San Michele per far sì che nel 2020 si realizzasse quello che non si è realizzato nel 2011 e nel 2016, quando Vozza ha tentato ancora di candidarsi a sindaco, senza riuscirci.

Schierandosi in maniera così evidente don Stefano Giaquinto dovrà fronteggiare adesso anche il problema di chi, tra i suoi parrocchiani, non ha condiviso questa scelta di campo, e che avrebbe preferito una neutralità che, a pensarci bene, il sacerdote non mostrò nemmeno nel 2016, quando invece si schierò decisamente dalla parte della lista di Corsale ma soprattutto dalla parte di Danilo D’Angelo, vero e proprio re delle preferenze in quella tornata elettorale.

Se sosteniamo che don Stefano Giaquinto appoggia Vozza e non più colui che ha sostenuto 4 anni fa, è perchè candidature come quelle di Maria Rosaria Zacchia e Raffaele Gammella, di De Angelis, quest’ultimo presidente del consiglio pastorale, cioè dell’organismo più importante di amministrazione della parrocchia, non possono essere state messe a disposizione di Vozza, senza ricevere il beneplacito o addirittura l’incoraggiamento, l’esortazione da parte del loro parroco.

Nel dettaglio, va sottolineato che Maria Rosaria Zacchia cioè una delle candidate di Vozza, è una insegnante di religione, come lei stessa scrive nel suo profilo, ed educatrice del mondo degli adolescenti. Inoltre, è referente scolastico per i progetti sulla legalità e cittadinanza attiva. Infine, è “catechista” nella parrocchia di San Michele e ha 61 anni, età che comunichiamo perchè è stata lei stessa a pubblicarla.

Per quanto riguarda invece Raffaele Gammella, si tratta di un perito elettrotecnico, dipendente del Ministero della Difesa. E’ coordinatore delle attività parrocchiali di San Michele. Ha esperienze scout e 58 primavere già trascorse.

Ci sembra che questi siano elementi che possano serenamente permetterci di sostenere che esista un impegno diretto della parrocchia di San Michele di Peppe Vozza. In questo articolo, oltre ad esserci sforzati per fornire argomentazioni solide alle notizie da noi fornite, non ci siamo sottratti, come sempre, a quello che riteniamo l’obbligo di chi, come noi, da 20 anni scrive di queste cose a Caserta, il quale può ben dire che se da un lato non conosce la verità (e per carità non abbiamo certo questa presunzione), dall’altro lato ritiene che sia pacifico, incontestabile il proprio diritto a esprimere un punto di vista che sortisce da un bagaglio pesantissimo di esperienza, di esperienze e di conoscenza di fatti, retro-fatti e circostanze.

Per tutto il tempo che abbiamo lavorato a Caserta, e partendo dal presupposto che siamo degli scemi con difficoltà di apprendimento, abbiamo comunque saputo e conosciuto situazioni in misura sufficiente per poterle validamente commentare.