CASERTA. Bar-bouvette per barbieri, librerie e centri benessere. C’entrano per caso gli interessi privati dell’assessore Emiliano Casale e del consigliere Antonio De Lucia?

24 Settembre 2018 - 10:13

CASERTA (gianluigi guarino) – Quella che leggerete alla fine di questo articolo è la proposta di delibera, redatta dall’amministrazione comunale, e che domani, lunedì 24 settembre, il consiglio della città capoluogo discuterà e molto presumibilmente voterà nella sua seduta.

Niente di eccezionalmente importante, almeno in apparenza. A guardar bene il testo dell’atto amministrativo confezionato nei giorni nelle rinomate cucine, che noi definiamo “degli orrori”, da anni in opera nelle stanze dei dirigenti nel comune di Caserta, contiene una proposta che non può determinare il biasimo di un liberale come il sottoscritto.

Nella delibera, infatti, si liberalizzano le attività di somministrazione di cibi e bevande in combinazione, allargando la possibilità di integrare questa offerta a una serie di attività che non sono i classici bar. Tra queste, le librerie, i centri sanitari, i barbieri e i parrucchieri ma soprattutto, i centri estetici e benessere.

Con tutti i problemi di cui soffre la città di Caserta e con la mentalità purtroppo legata alla vecchia politica e ai vecchi modelli gestionali che si ritrova, irreversibilmente, ad avere il sindaco Carlo

Marino, figuriamoci se, invece di concentrarsi come fanno praticamente full time durante le loro giornate su vicende appartenenti al “grande quattrino” tra una gara d’appalto e l’altra, tra un affidamento sotto soglia, ridotto a spezzatino, in modo da non perdere il controllo della garanzia già fornita a monte a chi di quell’affidamento deve godere, questi, cioè Marino, Biondi, Giovanni Natale, quest’ultimo firmatario materiale della delibera, e compagnia si mettano a preparare, con tanta meticolosità, una delibera sulla liberalizzazione delle bouvette in determinati luoghi in cui si svolgono attività produttive di beni e servizi.

E allora, ecco che il giudizio, potenzialmente positivo che una persona di cultura liberale può dare, magari confrontandolo con il giudizio negativo di un protezionista, di un difensore dello status quo, di un lobbista dei bar e dei ristoranti e delle tavole calde, viene inquinato dalla ragion d’essere, sicuramente determinante dell’atto di volontà politica di concretizzare questa iniziativa.

Pongo solo una domanda al sindaco Carlo Marino, che ovviamente non risponderà, non risponderà a noi, che poi sarebbe la cosa veramente importante, quella che conta in termini di propagazione ampia del pensiero e magari, utilizzando ancora, lui e Emiliano Casale robe che assomigliano ai vecchi jukebox (moneta e ascolti la canzone che vuoi), entità ectoplasmatiche da 4000/5000 visite al giorno, affidando a queste le loro repliche scorrette, in pratica, cantandosela e suonandosela tra di loro.

Dicevamo al sindaco Marino: ma se Emiliano Casale, assessore comunale, ci dicono addirittura (da qualche tempo non ci impegniamo più di tanto a conoscere le specifiche attraverso cui si esercita il potere in questa città), non fosse proprietario, o comproprietario (la distinzione non incide nella valutazione, come per un’altra storia che racconteremo nei prossimi giorni) di una struttura fitness sicuramente perimetrabile dentro alla categoria delle “Strutture del benessere”; se Antonio De Lucia, consigliere comunale di maggioranza, non avesse molti parenti mirabilmente impegnati nel settore del beauty center, lei, sindaco, avrebbe impegnato il consiglio comunale a votare una delibera contenente, per altro, una modifica ad altri atti, tutt’altro che remotissimi, amministrativi già esistenti e più o meno regolatori della materia?

 

 

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