CASERTA Cavolo, ma una cosa, solo una cosa, legale la fate signor Marino e signor Biondi? Il terreno di San Clemente della stravagante pista di roller e dei venti alberi tagliati è della diocesi. Lettera di diffida e…

23 Febbraio 2022 - 11:26

L’avrebbe spedita l’Istituto di sostentamento del clero nei giorni scorsi. L’ennesima vicenda che può conformarsi in questa maniera solo e solamente dentro al perimetro della città e della provincia di Caserta, dato che altrove, in “ogni altrove”, arriverebbero i carabinieri e se li porterebbero via tutti

 

CASERTA (g.g.) Dei lavori della sedicente, sarebbe meglio dire, “lorodicente” riqualificazione dell’area del campo sportivo di San Clemente ci siamo occupati già in due o tre articoli. Il primo di questi, in piena campagna elettorale, per annunciare l’aggiudicazione dell’appalto, con un ribasso del 29% che, va riconosciuto, è un ribasso buono, congruo, all’imprenditore casertano Noviello, sede societaria in via G.M. Bosco, marito di un medico in servizio nell’ospedale civile di Caserta, vicino storicamente ad Angelo Polverino e, automaticamente, ora a Mimmo Guida, ex consigliere comunale e papà dell’attuale consigliere della lista “Origini”, Francesco Guida.

Successivamente siamo tornati sulla notizia registrando le polemiche, aperte dal consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Paolo Santonastaso, su un intervento che ha determinato immediatamente l’abbattimento (il Comune la chiama potatura con previsione di ripiantumazione, ma per ora si tratta solo di un abbattimento), di 20 alberi di alto fusto che certo facevano molto meglio alla salute dei residenti di San Clemente, rispetto ad una insulsa pista di pattinaggio a rotelle che tra tutti gli sport di nicchia, per giunta non olimpici, è proprio quello più lontano dalla mentalità, dalla cultura, dalla tradizione della provincia di Caserta. A riguardo non ci siamo potuti ancora impegnare per capire da dove diavolo sia uscita questa idea bizzarra della pista di pattinaggio, ma sicuramente la circostanza non è casuale, conoscendo bene la dedizione e la laboriosità affaristica che connota ogni atto, ma proprio ogni atto nessuno escluso, di manifestazione della gestione amministrativa della città capoluogo.

Oggi torniamo ad occuparci della vicenda perché domandando in giro, soprattutto in ambienti vicini alla diocesi di Caserta, abbiamo scoperto che il Comune sta effettuando i lavori in un’area che, al pari del Macrico, è di proprietà della citata diocesi e dovrebbe essere amministrata dalla potestà di diritto privato dell’Istituto del sostentamento del clero, alla cui guida, da qualche mese, è arrivo don Antonello Giannotti, parroco dinamicissimo del Buon Pastore e vero appassionato di politica, come si è largamente evidenziato nell’ultima campagna elettorale quando, pur tentando, in maniera piuttosto grossolana, in verità, di dissimulare il suo apporto attivo e creativo, ma soprattutto il suo apporto concreto, materiale, è stata una delle pedine forti di Carlo Marino, insieme, (lo dobbiamo dire don Antonello perché si tratta di una realtà oggettiva che dovrebbe far riflettere la sua coscienza di sacerdote), ai vari Raffaele Capone, Francesco Amato, Maravita, Corvino il culacchiotto e compagnia brutta, anzi bruttissima…

Don Antonello Giannotti, però, essendo un politico più che un sacerdote, non ama recitare la parte della variabile dipendente, del vassallo di corte, del luogotenente. E allora, in questi giorni, pare sia partita una diffida al Comune di Caserta, nella quale la diocesi, attraverso l’Istituto di sostentamento del clero, ha ricordato all’amministrazione Marino che se una mattina tu ti svegli a casa tua e, riavendoti dall’idea che si tratti di un incubo, vedi degli operai mandati dal Comune che demoliscono stanze e solai, un pizzichino, giusto un pizzichino ti incazzi.

Insomma, questa storia è l’ennesima di cui saremo costretti ad occuparci in maniera più approfondita. Saremo costretti perché noi di Casertace siamo pochi e già stra impegnati. E siccome l’amministrazione comunale di Caserta non produce una, una sola decisione di potestà che non sia, lo diciamo forte e chiaro assumendoci come sempre tutta la responsabilità dell’affermazione, illegale e, quando va bene illegittima, noi non ce la facciamo più a stare appresso a questo sistema, a questo sindaco, all’uomo che ha stretto forte la mano al signor Capone che due giorni prima aveva accoltellato un Rondinone.

Francamente, questa ulteriore necessità, più che interessarci, ci infastidisce.

Ma tant’è: se sul ponte della Repubblica italiana sventola, a Caserta, ormai da tempo, bandiera bianca, noi, che siamo cocciuti e che riteniamo la lotta di testimonianza, di legalità un fatto che può soddisfare, anche se solamente fine a se stesso, e anche se non produce effetti concreti nella sfera giudiziaria, andremo avanti fino a quando le forze ci assisteranno.