CASERTA. Che barzelletta: il sindaco vuol dare la cittadinanza onoraria a Felicori, ma la sua maggioranza bolla in consiglio la “porcata” della Peschiera Grande
15 Ottobre 2018 - 18:22
CASERTA – Ora è ufficiale: i 4/5 dei consiglieri comunale di Caserta sono dei cretini.
Alt: non si tratta di una nostra definizione, di uno dei nostri proverbiali eccessi, considerati tali dai parametri conformisti e miseri che vengono utilizzati in queste zone da un consesso, per lo più incivile, che fa dell’ipocrisia la sua ragion d’essere e il fattore determinante della erogazione del consenso e della formazione delle classi dirigenti, perfetto specchio della citata società incivile.
Sono cretini perchè, nel momento in cui il sindaco Carlo Marino, alla vigilia della grande abbuffata sabauda organizzata da Mauro Felicori (che davanti a una gran bevuta dei vini delle langhe si è consegnato e ha consegnato l’identità borbonica di questa città ad una sorta di cooptazione gastronomica di marca piemontese), ha deciso di proporre la cittadinanza onoraria per il direttore della Reggia, i suoi consiglieri di maggioranza, compresi quelli appartenenti al suo partito, presentavano nel consiglio comunale svoltosi stamattina un ordine del giorno duramente critico di quella che noi abbiamo definito, con larga profusione di tesi e argomentazioni, l’ultima porcata di un Felicori,
Al quale, però, abbiamo garantito sempre ampia visibilità delle sue posizioni, salvo poi bollarle con legittime critiche.
Il Pd, attraverso Gianni Comunale, ha presentato un ordine del giorno da votare per mettere Felicori di fronte alla responsabilità grave, gravissima, di aver dato in concessione ventennale ad una società sportiva privata la gestione della Peschiera Grande, dentro ad uno spericolato project financing che, al di là delle garanzie fornite da una finanziaria, dovrebbe essere sviluppato, pensate un po’, non da una società di capitali, non da una società di persone, bensì da una Asd, cioè da una associazione finalizzata allo svolgimento di attività sportive agonistiche come ce ne sono un milione in Italia e decine di migliaia in Campania.
Giustamente, il consigliere comunale Antonio Ciontoli ha fatto notare la contraddizione disarmante tra un’amministrazione che attraverso il suo sindaco vorrebbe dare la cittadinanza onoraria a Felicori, e dei gruppi di maggioranza, a partire dal Pd, che vorrebbero votare un ordine del giorno di netta condanna nei confronti dell’operato dello stesso Felicori.
Interessante anche quello che ha dichiarato il consigliere d’opposizione Riccardo Ventre. Per l’ex presidente della Provincia ed ex europarlamentare, nonché sfidante di Carlo Marino al ballottaggio delle comunali nel 2016, si è fatto di Felicori una sorta di viceré: “Parla e tutti pendono dalle sue labbra. Occorre che la politica si riappropri del suo ruolo di indirizzo rispetto alle questioni della Reggia”.
A quanto ci risulta, ma questo ve lo confermeremo in un articolo che tra poco sarà pubblicato a cura di quello che è diventato a Caserta, e di gran lunga, il giornalista più importante e il maggior esperto sulle vicende del monumento vanvitelliano, Pasquale Manzo, l’ordine del giorno, per evitare di sputtanare Marino e la sua incredibile proposta di dare cittadinanza onoraria all’ex direttore del cimitero di Bologna, è stato trasformato in una più “soft”, meno impegnativa e meno dirimente mozione.
Con questa vengono fatti solamente voti al sindaco e alla giunta affinchè (campa cavallo!) facciano tutto ciò che è possibile fare perchè il direttore Felicori marci indietro, nel rispetto dei poteri e delle prerogative degli organismi esecutivi del Comune di Caserta.
In pratica è finita a tarallucci e vino. E si sa che quando c’è il vino di mezzo, Felicori non teme rivali ed è sempre vittorioso.
I tarallucci li cercavano stamattina i consiglieri a conclusione di questa discussione, ma li hanno avvidati che se li erano pappati tutti quanti i dirigenti Franco Biondi e Giovanni Natale, organizzatori di una conviviale a cui hanno invitato i tre loro vecchi amici in quiescenza Maurizio Mazzotti, Marcello Iovino e Carmine Sorbo.
Non ci sarà bisogno della donna delle pulizie perchè ci dicono che dei tarallucci non è sopravvissuta neppure una briciola.