CASERTA. Guardia di Finanza per 4 ore al Comune per gli affidamenti sullo sgombero dei rom (e dei rifiuti) all’ex macello
26 Ottobre 2019 - 16:11
CASERTA (g.g.) – Dopo lo strano incendio, verificatosi a luglio e di cui Casertace seguì l’evoluzione minuto per minuto (clicca qui per leggere), il Comune di Caserta si è mosso con l’obiettivo di sgomberare il campo rom, del tutto abusivo, del tutto illegale che si era formato alle spalle dei locali dell’ex macello all’ingresso di quella che allo stato delle cose possiamo tranquillamente definire l’ex area industriale della città.
Sulle scrivanie degli uffici comunali si erano accumulate, nel corso degli anni, istanze ed esposti, l’ultimo delle quali inviata dal centro sanitario di Aldo Patriciello affinché quello sperpetuo fosse eliminato, dato che la condizione di degrado era tanta e tale da danneggiare, pregiudicare le attività ma anche la semplice vivibilità, delle strutture imprenditoriali ed anche residenziali che insistono su quell’area.
Nonostante ciò, solo quello strano incendio di luglio attivò le motivazioni di Carlo Marino e dell’ingegnere Franco Biondi. L’operazione fu realizzata, attraverso alcuni passaggi amministrativi. Siccome quello sgombero era frutta di una emergenza sanitaria, la prima cosa da fare, e che fu fatta, fu quella di caratterizzare la significativa mole di rifiuti accumulatisi negli anni al di fuori dei locali dell’ex macello, ma anche all’interno, circostanza, quest’ultima, ampiamente dimostrata dalle fotografie, che in esclusiva, Casertace pubblicò quella sera, a fiamme domate dai vigili del fuoco, di quegli stanzoni pieni di rifiuti di ogni genere, luoghi dell’emarginazione e del degrado.
La ricognizione di caratterizzazione ha prodotto una certificazione sulla presenza di rifiuti pericolosi. In base a questo l’impresa, vabbè la buttiamo lì, di San Nicola la Strada ha provveduto alla rimozione, magari sbagliando a pesare i rifiuti certi e, involontariamente, per carità, fino a prova contraria, aggiungere qualche zero e qualche cifra, rendendo, sempre involontariamente ripetiamo, il carico risultato nelle fatture spedite al Comune maggiore della effettiva consistenza ponderale dei rifiuti in loco.
Tutto ciò, naturalmente fu oggetto di affidamenti, riteniamo diretti o quasi diretti, conoscendo gli usi e costumi dell’ufficio tecnico del capoluogo.
Evidentemente in questa procedura che ha comportato l’utilizzo di copiose risorse pubbliche, di molti quattrini dei contribuenti, qualcosa deve aver insospettito gli investigatori della Guardia di Finanza del comando provinciale di Caserta i quali nei giorni scorsi si sono trattenuti almeno tre, c’è chi dice anche 4 ore, all’interno dell’Itc, acquisendo molta documentazione relativa all’iniziativa dello sgombero.
D’altronde, oggi, per gli inquirenti, lavorare al Comune di Caserta è diventato un po’ più semplice, perché in pratica c’è un solo uomo, anzi due, un vero e proprio consolato, al comando: il sindaco Carlo Marino e il già citato dirigente Francesco Biondi che possiede le deleghe di potestà e di potere di quanto non ne abbia Kim Jong-Un, il dittatore nord coreano, assestatosi al potere dopo aver fatto “allegramente” divorare da cani lasciati senza mangiare per una settimana un paio di zii e un po’ di parentela rompiscatole.
Mai, a Caserta un solo uomo, un solo dirigente ha avuto tanto potere: lavori pubblici, attività produttive, servizi sociali e tanto altro ancora. E diciamocela tutta anche l’urbanistica di cui formalmente è titolare Giovanni Natale, cugino diretto del sindaco Carlo Marino che, non a caso, non ha mai più attribuito la delega all’urbanistica dopo le dimissioni dell’assessora Caiazzo, le quali, per come si sono evoluti i fatti, si configurano come l’atto strumentale, costruito premeditatamente, affinché Biondi o Marino, cioè i consoli, governassero, senza dar conto ad alcuno tutto il settore, in modo tale da poter controllare anche l’evoluzione delle questione legate al Puc, di cui ci occuperemo, peraltro, molto diffusamente nei prossimi giorni.