CASERTA. La malamovida casertana: problema irrisolvibile nelle attuali condizioni, salvo che non ci pensi la magistratura SECONDA PARTE
14 Giugno 2025 - 19:28

Caserta (pm) – Riprendiamo, con questa seconda parte il rilevante tema della vita notturna del capoluogo, che abbiamo daccapo affrontato dopo le risse e gli altri episodi di degrado dello scorso sabato ed a seguito della lettera ai commissari straordinari del comune di Caserta da parte del Comitato Vivibilità Cittadina, il quale chiede interventi per il ritorno ad un minimo di normalità (qui la prima parte).
Prima però diamo un avvertimento a quanti possano pensare che il nostro è un punto di vista passatista, mentre il mondo evolve e va avanti. Che ce la teniamo con i giovani, con il loro bisogno di aggregazione e di svago, che neghiamo la nuova società dell’intrattenimento in cui da tempo viviamo immersi. Niente di più falso. Da perfetti liberali quali siamo, pensiamo sinceramente che ognuno può fare quello che più gli pare. Però, con il limite ben preciso dell’insuperato ed universale principio latino del neminem laedere, non offendere nessuno. Vuoi tifare per la tua squadra di calcio, fallo. Ma non puoi, per il tuo tifo pazzotico, mettere a ferro e fuoco un città. Vuoi concederti la febbre del sabato sera? Padronissimo. Ma senza scassare le balle al prossimo. E’ facile da capire, ma un poco tutti fanno i finti tonti.
La questione della movida senza regole è annosa e con una connotazione sia nazionale che locale. La politica in generale a cui spetterebbero le soluzioni, e dunque anche questa, dopo anni di disinteresse è in un vicolo cieco. Forse si interroga pure sul da farsi, ma in realtà non intende disciplinarla, suscettibile ad ogni umore sociale e ad ogni populismo che le possa costare consenso. L’appena approvato decreto sicurezza sarebbe stata la sede perfetta, ad esempio, per mettere mano a misure di controllo reali, ma non a caso non se ne è fatto nulla. Nel calcolo elettorale dei partiti – ovviamente non dichiarato, ma evidente nei fatti – contano di più i tanti titolari di ritrovi e bar che, in proporzione, i pochi abitanti che vengono impediti del riposo e delle loro normali occupazioni.
Non sappiamo altrove, ma a queste latitudini, a tale vizio di fondo del sistema, si aggiunge la quasi inesistenza dei controlli, evidentemente colpevole perché la sempre ripetuta carenza degli organici delle forze di polizia non incanta più. Nella provincia si contano alcune migliaia di uomini della forza pubblica almeno. A cui va aggiunto il nutrito contingente dell’esercito dell’operazione “Strade Sicure”. Dovrebbero bastare, se adeguatamente utilizzate. E nonostante il fatto che i contratti di servizio dei singoli corpi di polizia –frutto in buona parte di compromessi e cogestione fra le rappresentanze sindacali del personale e le diverse gerarchie – frappongano enormi ostacoli agli impieghi nei turni di notte, proprio quelli necessari nel nostro caso.
Va poi considerata la demagogia di buona parte della classe politico amministrativa locale, la quale, anziché fare quel che sarebbe necessario, fa quello che più gli conviene ed i principi tante volte declamati possono aspettare. Per dire, a Marcianise, leggiamo dai notiziari, l’orario notturno di apertura dei locali di intrattenimento è stato aumentato di due ore e sulla musica alta è stato detto agli esercenti di vigilare essi stessi. Come chiedere al condannato alla forca di scegliersi la corda con cui essere impiccato. Ovviamente, nessuna gliene va mai bene. Una presa per i fondelli vera e propria. A Caserta, com’è noto, gli assessori di turno, per garantirsi i voti clientelari per la rielezione, hanno permesso l’apertura di locali di ritrovo di pochi metri quadrati, che hanno in tale premessa la necessità di trattenere i frequentatori per strada, con l’inevitabile chiasso. Poi, i regolamenti di polizia municipale sono dal loro canto risibili per irrisorietà delle sanzioni pecuniare previste ed a fronte della aleatorietà delle possibili verifiche.
Per come stanno le cose, fare marcia indietro è praticamente impossibile, per i tempi lunghissimi che occorrerebbero e per le decisioni drastiche ed impopolari che bisognerebbe assumere, le quali, tuttavia, per quanto osservavamo, non sono nelle corde delle amministrazioni locali. Al momento, l’unica strada percorribile è quella della via giudiziaria e della responsabilità erariale diretta dei dirigenti municipali inerti. Sono in aumento i casi dei tribunali che condannano le amministrazioni comunali al risarcimento dei danni da malamovida. Anche noi ne abbiamo parlato a volte con riguardo a Roma, Torino (29 residenti del quartiere San Salvario, uno dei centri torinesi del divertimento notturno, sono stati risarciti dal tribunale con la cifra di 1milione e 200mila euro), Genova, Firenze. E recentemente, a Napoli, l’esercente di un bar è stato condannato per il reato di stalking per avere vessato con la musica e gli schiamazzi provenienti dal suo locale due coniugi che “avevano passato il guaio” di avere questa attività sotto la propria abitazione. Non sarebbe male che, come per gli incidenti stradali, uno studio legale associato si impegnasse su questo fronte, citando in causa gli amministratori inadempienti.
Certo che, se la magistratura continua ad impiegare mesi per accertare ciò che è platealmente manifesto e verificabile semplicemente andando sul posto, ossia che la musica dei locali, oltre che esterna, viene diffusa a volumi intollerabili, non si va lontani.
Intanto tra poche ore inizia il bailamme della movida casertana. Speriamo di non dover registrare nuovi scompigli come quelli di sabato scorso. Ma purtroppo le premesse ci sono tutte.