CASERTA. “Mazzate da cecati” tra la Clinica Pineta Grande di Schiavone e quella del Sole di Maccauroporfidia. Carabinieri in Comune. Come sempre, carte sparite

29 Ottobre 2018 - 12:20

CASERTA(g.g.) Quando, la scorsa settimana, al comune di Caserta sono saliti per l’ennesima volta i carabinieri, noi abbiamo scelto di limitarci a dare la notizia in maniera asciutta e senza nemmeno star lì a ragionare, attraverso forme di deduzione (e noi siamo gli unici, in questa provincia, che per archivio, conoscenza storica ed esperienza, lo potremmo fare sempre), sul motivo reale di quella visita.

Ma non abbiamo rinunciato certo alla trattazione della notizia, ma abbiamo puntato ad una spiegazione concreta, reale, completa che ci liberi dalla necessità di omologarci agli altri, sparando per la duemillesima volta il titolo “Blitz dei carabinieri al comune di Caserta….“.

Ci siamo un pò informati in giro e ci siamo decisi a scrivere, solo quando abbiamo avuto la certezza su due elementi della storia, a nostro avviso, fondamentali: l’iniziativa è stata presa, assunta, evidentemente su sollecitazione dell’autorità giudiziaria, non dai carabinieri del Nucleo Investigativo, appartenenti al Reparto Operativo del Comando Provinciale di Caserta, ma da quelli della Stazione del capoluogo.

Il che non vuol dire che ci troviamo di fronte a un caso di poco conto, perchè le stazioni dei carabinieri, a partire da quella di Caserta, liberata finalmente da certe presenze inaccettabili, hanno compiuto e compiono indagini di grandissimo valore e di grandissimo impatto sociale.

Vuol dire, invece, che ci troviamo di fronte ad un particolare tipo di indagine che ci è piaciuto, a questo punto, comprendere nelle sue proposizioni principali e in quelle subordinate.

Tutto nasce da una importante graduatoria con la quale la Regione Campania ha premiato le strutture sanitarie, giudicate migliori, alla luce di un punteggio e di requisiti più o meno auto certificati, con cospicui finanziamenti nell’ordine di milioni di euro, per acquistare attrezzature sanitarie, macchinari di altissima tecnologia, per la cura e la prevenzione.

In cima a quella graduatoria, ha svettato la clinica Pineta Grande di Castel Volturno, di proprietà della famiglia Schiavone. Questo esito, pare non abbia convinto quelli di un’altra struttura privata e iper convenzionata, cioè la Clinica del Sole. I vari Gianluca Maccauro, Americo Porfidia e Marotta eccetera l’esito di quella graduatoria, che premiava con super finanziamento la Pineta Grande e lasciava in linea di massima a bocca asciutta loro, non l’hanno proprio mandato giù.

Per cui, i suddetti non se ne sono stati con le mani in mano, ma hanno effettuato un accesso agli atti nel comune di Castel Volturno, riteniamo allo scopo di verificare se tutto ciò che era risultato nelle dotazioni e nei requisiti presentati, nella propria documentazione, dalla clinica Pineta Grande, fosse reale o, diciamo così, per usare un eufemismo, un pò costruito.

Non sappiamo cosa abbia trovato la Clinica del Sole nei documenti del comune di Castel Volturno. Sappiamo, però, che il patron della struttura sanitaria del litorale, Vincenzo Schiavone, uno tutt’altro che “dolce di sale“, non se l’è tenuta e a sua volta, ha fatto partire una invasiva richiesta di accesso agli atti della Clinica del Sole al comune di Caserta.

Ora, e qui subentra quella esperienza e quella conoscenza storica dei fatti che noi abbiamo, se è vero che negli ultimi anni la vita e le opere della Clinica, ubicata lungo l’Appia, al confine tra il comune di Caserta e quello di Casagiove, si sono sviluppate su una linea di navigazione sufficientemente serena, anche perchè dopo anni di bastonate i due soci principali, cioè Maccauro e i Porfidia hanno deciso di far pace, gli anni precedenti, al contrario, erano stati contrassegnati da moltissimi problemi, anche inerenti a concessioni edilizie del comune, finite spesso sulle scrivanie della procura della repubblica. Insomma, l’imprenditore Schiavone, che ben conosce queste cose, ha fatto pressapoco questo ragionamento: se volete fare le pulci a me, io vi faccio le piattole a voi. 

Risultato: le già citate richieste di accesso agli atti, reiteratamente presentate al comune di Caserta. Ma siccome queste sono state formulate agli uffici del comune più illegale del mondo, quello del nostro capoluogo di provincia, hanno fatto la stessa fine delle richieste, formulate a suo tempo, dai carabinieri, quella volta sì del Nucleo Investigativo, nell’ambito dell’inchiesta sui rapporti tra l’imprenditore Angelo Grillo e l’Area dei Servizi Sociali, attivata dalla Dda e che ha determinato, pochi giorni fa, le durissime richieste di condanna, presentate dal pubblico ministero Luigi Landolfi nei confronti dell’ex vicesindaco di Caserta Enzo Ferraro (12 anni di carcere) e dell’ex dirigente Pino Gambardella (10 anni).

Anche in questo caso, le carte sono sparite. Ricordiamo ancora le parole durissime che furono utilizzate dal gip che firmò l’ordinanza di arresto di Ferraro e Gambardella e che la stessa firma avrebbe messo, qualora i due non fossero deceduti, per il già sindaco Luigi Falco e per il già dirigente Gianmaria Piscitelli.

Ma gli usi e i costumi non sono cambiati. Anzi, con l’amministrazione di Carlo Marino, hanno rafforzato la loro impronta impenitente e strafottente, perchè hanno trovato proprio in Carlo Marino un antico sodale di un metodo di governo che affonda le radici in quello adottato, anzi inventato, da Luigi Falco che aveva, tra i propri vice-re, Carlo Marino e i vari Enzo Ferraro, Franco Biondi, Carmine Sorbo, Gianmaria Piscitelli, Pino Gambardella e compagnia.

Dunque, di fronte al muro di gomma, ai dinieghi immotivati, la clinica Pineta Grande ha chiesto l’intervento dei carabinieri. Si sono recati in comune alcuni uomini della Stazione e non sappiamo se siano riusciti o meno a trovare qualcosa.

La speranza è che stavolta se le carte sono effettivamente sparite, qualcuno paghi perchè il problema più grosso che induce “quelli là” a continuare a fare il bello e il cattivo tempo, nonostante le denunce giornalistiche inoppugnabili di CasertaCe, è il senso di impunità, alimentato, purtroppo, da una certa pigrizia nel far procedere le inchieste giudiziarie, le quali dovrebbero trovare una ispirazione indiscutibile nello stato morale in cui versano gli uffici del capoluogo, materia, ormai tutt’altro che opinabile.