CASERTA. Parcheggio San Carlo, i conti correnti degli imputati “ingrossati” da versamenti non tracciati

6 Febbraio 2024 - 19:55

In aula il luogotenente della Finanza che condusse le indagini

CASERTA. Nuovamente in aula il luogotenente della Finanza che condusse le indagini sulle infiltrazioni del clan dei Casalesi nella realizzazione del parcheggio San Carlo, nell’omonima, storica strada di Caserta. Si è tenuta oggi, davanti alla Prima Sezione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presieduta dal giudice Sergio Enea, con a latere i giudici Giuseppe Zullo Norma Cardullo, la nuova udienza del processo che vede alla sbarra Michele Patrizio Sagliocchi, il boss Michele Zagaria, il superdirigente del Comune di Caserta Francesco Biondi, l’architetto Carmine Domenico Nocera,  Gaetano RiccardiFabio Fontana e Teresa Capaldo, tutti accusati a vario titolo di associazione a delinquere con l’aggravante della agevolazione mafiosa, corruzione, autoriciclaggio, falso ideologico, trasferimento fraudolento di valori.

Oggi l’ufficiale della Finanza ha fatto luce sulla evidente preoccupazione dei soggetti per alcuni conti correnti “ingrossati” da versamenti non tracciati. Il luogotenente ha svelato alcuni particolari dell’inchiesta della Dda di Napoli e, nello specifico i dettagli evinti dalle intercettazioni ambientali; già nel corso dell’ultima udienza fu proprio il militare delle fiamme gialle a parlare delle centinaia di migliaia di euro versati, a titolo di tangente, a tecnici e dirigenti comunali per la realizzazione del parcheggio.

Per il finanziere Biondi incontrò Sagliocchi in una cava di Maddaloni, per accordarsi sull’aggiudicazione dei lavori del parcheggio. Sagliocchi parlò di 400mila euro “spartiti” tra Biondi, Nocera e Greco. Queste intercettazioni avvennero tra lo stesso Sagliocchi ed il cognato Aldo Ricciardi. L’ufficiale ha sottolineato anche che dalle intercettazioni si evinse che Sagliocchi pagò 500mila euro a Giuseppe

Greco (che non risulta indagato) per la variazione del progetto. La ditta di Sagliocchi trasferì poi in subappalto i lavori a Caruso e Fontana (Fontana Truck), società in cui Teresa Capaldo aveva la maggioranza delle quote (di qui il collegamento con il boss Michele Zagaria).

Il collegio difensivo è formato dagli avvocati Giovanni Cantelli, Giuseppe Stellato, Enzo Di Vaio, Alfonso Quarto, Alessandro Barbieri, Mauro Iodice. Per il Comune di Caserta, costituitosi parte civile, l’avvocato Lidia Gallo.