Chiediamo scusa a Cimmino e a Maisto: Stefano Graziano non c’entra niente con la montagna di quattrini che hanno intascato. Impossibile pensare che ogni voto sia costato 280 euro a San Tammaro e ben 1070 a Frignano
25 Settembre 2020 - 17:04
SAN TAMMARO (g.g.) -Allora aveva ragione il buon Emiddio Cimmino, già sindaco di San Tammaro (oggi e e ancora per poco, visto come sono andate le elezioni, segretario provinciale del Partito Democratico), ad affermare che Stefano Graziano nulla c’entrasse con il suo super incarico di consulente – non abbiamo mai capito a che cosa, ma è sicuramente un nostro limite – su invito diretto del commissario del Consorzio di Bonifica del Basso Volturno Carlo Maisto.
Aveva ragione e dunque non potrà Graziano protestare con Cimmino di fronte alla miseria di 215 voti di preferenza personali conquistati a San Tammaro, cioè nel luogo in cui Emiddio Cimmino conta ancora tantissimo ed è, sostanzialmente, l’azionista di maggioranza dell’amministrazione comunale guidata da Ernesto Stellato.
Allora dobbiamo chiedere scusa al buon Emiddio.
Quei 60mila euro sono frutto di un riconoscimento delle sue qualità professionali e della sua competenza.
E non c’è dubbio che sia così, perché a voler guardare la cosa con gli occhi maliziosi di chi conosce la politica della lottizzazione che si fa in questo territorio, ci verrebbe da formulare una battuta: ogni voto è costato a Graziano quasi 300 euro, precisamente 279 euro, il che costituirebbe una cifra fuori mercato, perché a Caserta e Casagiove con 50-70 euro, ma anche con dei last minute di 30 euro, il voto lo prendi con tanto di certificazione di Casertace.
Allora, è chiaro che Cimmino aveva ragione quando ci smentiva, facendo balenare anche l’idea di qualche querela, e noi avevamo torto.
E anche a Carlo Maisto dobbiamo chiedere venia.
Aveva ragione, infatti, il segretario cittadino del Pd di Frignano ad affermare, in una video-intervista rimasta nella storia, che lui, quale commissario del Consorzio di Bonifica, quello con sede in via Roma a Caserta, per intenderci, era la “lunga mano della Regione”.
Della Regione e non di Graziano; della Regione che si riassume solo e solamente nella figura del governatore riconfermato a furor di popolo Vincenzo De Luca.
E che, come nel caso di Cimmino, anche stavolta Graziano non c’entri nulla con la poltrona ad alta remunerazione occupata già da anni da Carlo Maisto è dimostrato dai 223 voti conquistati a Frignano su 4mila e rotti voti validi.
Ora, è anche vero che era candidato il sindaco Gabriele Piatto per Campania Libera, ma in un Comune nel quale il Pd è guidato da cotanto manager, da uno che è riuscito a dare lavoro e gioia a decine e decine di stagionali, uno si aspetta qualcosa in più di un misero 6% (questa la percentuale).
E allora, anche in questo caso, possiamo dire senza se e senza ma che Carlo Maisto ha ottenuto la carica di commissario del Consorzio di Bonifica solo grazie alle sue capacità.
Perché se non fosse così, i suoi tre o quattro anni di esercizio della massima carica costituirebbero un quoziente ancora più salato di quello appena sviluppato a San Tammaro.
Diciamo che Maisto intasca 4mila euro al mese netti, ma alla collettività costa quasi il doppio.
Oltre i 4mila euro, infatti, ci sono le tasse, ma anche i contributi, che non vanno allo spirito santo, ma sono un introito, quandanche a lungo termine, del diretto interessato.
Insomma, il Maisto è costato 250mila euro in tre anni e più: 1072 euro a voto.
Improponibile, impossibile.
Non sarebbe costato tanto neppure il voto espresso da una delle tre classi sociali all’interno degli stati generali che rappresentarono l’ultimo tentativo di evitare il bagno di sangue della rivoluzione francese.
Ci cospargiamo la testa di cenere e scriviamo con convinzione: Maisto e Cimmino sono due professionisti competentissimi e Graziano fa la politica come la facevano don Sturzo, Alcide De Gasperi e Giorgio La Pira.