CONSORZIO IDRICO. Manca la fideiussione, illegale l’affidamento della gestione nella provincia di Caserta. Ma De Luca e Zannini se ne fregheranno perché loro si sentono più forti del Padreterno

29 Settembre 2023 - 20:43

In calce all’articolo il testo integrale dell’interrogazione presentata da Severino Nappi, probabilmente in piena collaborazione con il deputato casertano Gianpiero Zinzi. Il nostro articolo inizia da una battuta su un capello spaccato. Una battuta che solo noi di CasertaCe, che abbiamo visto e raccontato cose veramente incredibili, impunemente consumatesi in questo ente, ci possiamo consentire.

CASERTA (g.g.) Ma che state a spaccare il capello?

Il capelloooo!!!! Ma come, questi del Consorzio idrico che oggi si chiamano diversamente, ci pare Itl spa, cioè Idrico Terra di Lavoro, ma sempre quelli sono, sempre la stessa, inamovibile banda musicale diretta da Giovanni Zannini, non hanno versato la fideiussione di 30 milioni di euro, condizione necessaria, fondamentale e irrinunciabile, affinché l’Ente idrico campano gli affidasse, così come gli ha affidato, il 26 ottobre scorso, la gestione del servizio idrico integrato dell’intera provincia di Terra di Lavoro, e voi di CasertaCe ve ne uscite con una battuta sul capello spaccato?

La nostra, effettivamente, è stata una battuta, dato che la questione sollevata dal consigliere regionale Severino Nappi sicuramente in concordia con il deputato casertano Gianpiero Zinzi, è arci seria. Arci seria finché si vuole, ma che è destinata a non produrre nulla, almeno per il momento. De

Luca, infatti, ci ha abituati che quando le leggi, le norme toccano decisioni assunte da lui o dai suoi fiduciari, la Regione Campania si pone come entità extraterritoriale, un’autentica zona franca, rispetto al resto dell’Italia.

Tutto sommato, a pensarci proprio bene, la battuta sul capello non se la può permettere nessuno qui a Caserta, se non questo giornale. Tutto il meccanismo, l’intero contenuto della delega piena che De Luca ha attribuito al consigliere regionale Giovanni Zannini, si basa, infatti, su una “leggerezza dell’essere” che il solito arbitro, quello che ci piace citare sempre quando parliamo di cose riguardanti il mondragonese, ha trasformato, guardando alle mosche e alle farfalle e non adempiendo, dunque, alla propria funzione arbitrale di custode dell’ordinamento, da insostenibile a sostenibile, con buona pace del grande scrittore boemo.

Ce la possiamo consentire la battuta perché, avendone viste e raccontate tante di porcherie consumate nel Consorzio idrico di Terra di Lavoro, anche una cosa di evidente gravità, come è indubbiamente questa del mancato versamento della fideiussione, che in un posto normale produrrebbe la revoca in autotutela dell’affidamento in gestione di cui sopra, finisce per apparirci un normale anello di una catena lunghissima, che racconta di fatti gravissimi, di un debito mostruoso di 150 milioni di euro, abbonato in larga parte dalla Regione Campania con una legge sulla quale la Corte dei Conti ha chiuso occhi, naso e orecchie e che racconta, inoltre, di una transazione costruita su una rateizzazione del resto della somma non azzerata e del cui esito non si sa nulla. Non si conosce l’entità degli importi delle rate, non si sa se e quante il Consorzio Idrico ne abbia pagate. Non si sa nulla di nulla, nonostante in ballo ci siano ancora 50, 60 milioni di euro.

Ce la vogliamo permettere la battuta sul capello, di fronte a ciò che abbiamo visto e raccontato in questi anni, sulle assunzioni dei cacicchi di Giovanni Zannini, cioè della signora, o signorina Esposito, di mister Giovanni Innocenti da Aversa, di quell’altro di Sessa Aurunca, realizzate grazie alla inquietante distrazione di un giudice del tribunale di Santa Maria C.V. che ha fatto esattamente il contrario di quello che un altro giudice dello stesso tribunale, autorevole al punto da diventare poi presidente di una sezione civile della Corte di Appello di Napoli, aveva sancito quando, in una sentenza, scriveva che il Consorzio idrico era e restava un ente pubblico e dunque, come la Costituzione prevedeva e prevede, nel suo organico si entrava solo e solamente attraverso concorso pubblico e non come, aggiungiamo noi, ci sono poi entrati, senza alcun concorso, i cacicchi di Zannini, che poi qualcuno si chiede ancora per quale motivo questo qui prende caterve di voti.

E allora, speriamo che il caso del Consorzio Idrico di Terra di Lavoro si trasformi, da caso regionale, dato che è perfettamente inutile rispetto ad un governatore che ritiene realmente di esser più importante del Padreterno, a un caso nazionale, perché noi siamo sicuri che, se una qualsiasi autorità indipendente, imparziale dovesse dedicare due o tre giorni all’analisi di tutti i documenti che raccontano la storia degli ultimi 10 o 15 anni di questo consorzio, gli atti finirebbero realmente, con adeguata nota di accompagnamento, sulla scrivania di tutte le Procure, la penale, la contabile, ecc.

Per il momento, ci limitiamo a registrare l’iniziativa di Severino Nappi sapendo bene che, con l’arbitro sempre con la testa per l’aria a guardar mosche e farfalle, solo una presa di coscienza romana potrà realmente cancellare uno degli enti più indecenti che la storia d’Italia, che la storia, quand’anche non commendevole, della gestione della cosa pubblica nell’Italia meridionale, abbia mai sviluppato come autentico cancro della ragione e della legalità.

LA NOTA DEL CONSIGLIERE REGIONALE SEVERINO NAPPI

“È possibile che l’Ente idrico campano affidi a una società, la Itl Spa, un servizio da svariati milioni di euro – in un settore strategico per la salute dei campani – senza avere alcuna garanzia di copertura economica e in spregio alla normativa statale vigente? Considerato che tutti sembrano girarsi dall’altra parte, pur sperando di essere smentito perché sarebbe gravissimo, con una interrogazione consiliare che deve avere pronta risposta per la gravità della questione, ho chiesto a De Luca e ai suoi di verificare e, nel caso, di assumere i provvedimenti necessari”.

Lo afferma, in una nota, Severino Nappi, capogruppo della Lega nel Consiglio regionale della Campania. Nell’interrogazione, Nappi, evidenzia che l’Ente Idrico Campano, attraverso una delibera, la n.56 del 26 ottobre 2022, ha disposto, “l’affidamento diretto della gestione del servizio idrico integrato dell’Ambito distrettuale di Caserta alla ITL S.p.A”. Un incarico che avrà durata fino al 31 dicembre del 2027 “salva la possibilità di estensione nei limiti prescritti”. Il consigliere cita anche che “l’affidamento del servizio è subordinato alla prestazione da parte del gestore di idonea garanzia fideiussoria. Tale garanzia deve coprire gli interventi da realizzare nei primi cinque anni di gestione e deve essere annualmente aggiornata in modo da coprire gli interventi da realizzare nel successivo quinquennio”. L’Ente idrico ha quindi chiesto alla ITL di fornire una polizza fideiussoria per un valore, stabilito dalla legge, superiore ai 30 milioni di euro che la stessa società non avrebbe ancora prodotto al fine di completare l’iter di affidamento. Da qui l’interrogazione di Nappi, “appreso che in luogo di esercitare le necessarie azioni a tutela della propria posizione e della stessa sicurezza del servizio operando la doverosa rescissione contrattuale per grave inadempimento, l’Ente Idrico Campano starebbe incredibilmente ipotizzando di estendere addirittura l’oggetto della concessione della medesima”, che chiede al governatore “se risultano vere le notizie sue sposte e, in caso affermativo, se intende intervenire e invitare, in forza del potere di vigilanza e controllo sulla materia, l’Ente Idrico Campano a procedere alla rescissione del contratto”.