Il CLAN DEI CASALESI e il flusso dei soldi: ecco come quelli di latte e mozzarella di bufala arrivavano alla moglie di Nicola Schiavone attraverso il padre tabaccaio

26 Luglio 2021 - 11:48

Sistematicamente “ristorato” anche Emilio Martinelli, figlio del super killer Enrico Martinelli, storica pistola e storico kalashnikov in nome e per conto degli Schiavone

 

CASAL DI PRINCIPE – Il ragionamento che abbiamo compiuto in un articolo di qualche giorno fa (CLIKKA E LEGGI

) vale anche, forse in maniera ancora più marcata, per lo stralcio dell’ultima ordinanza sulla famiglia Schiavone, quella di Francesco Schiavone Sandokan per intenderci, che ha portato all’arresto, tra gli altri, del suo terzogenito Walter. La Dda nella costruzione della sua accusa cita una serie di fatti, di episodi, la maggior parte dei quali fondati su conoscenze acquisite in base ad intercettazioni ambientali, che dimostrano, aggiungiamo noi, con effettiva chiarezza, che Antonio Bianco e Armando Diana cioè i formali titolari delle due aziende di distribuzione di prodotti lattiero caseari, Bianco Latte e I Freschissimi erano in realtà dei prestanome.

Prestanome per quel che riguarda la vera potestà aziendale, saldamente nelle mani di Walter Schiavone, ma comunque attivi con ruoli di subordinazione e, addirittura, come dimostra lo stralcio di oggi, dediti all’attività di cassieri e dunque di interpreti dello schema classico che ha sempre unito la relazione tra gli affari economici del clan dei casalesi e l’utilizzo dei quattrini raccolti attraverso le estorsioni o attraverso attività d’impresa, come quelle di Bianco Latte e I Freschissimi. Un percorso che dall’introito conduceva immancabilmente alla distribuzione dei proventi alle famiglie dei boss e degli altri esponenti del clan detenuti. Sono proprio Antonio Bianco e Armando Diana a compiere il giro.

Il ragionamento effettuato nell’articolo di qualche giorno fa, muoveva da una precisa strutturazione delle date a cui i fatti risalgono. L’intercettazione in questione è datata aprile 2018: Bianco e Diana si recano nel sale e tabacchi di Lorenzo Arrichiello e lì gli consegnano una somma che dovrà evidentemente passare a sua figlia Rossella Arrichiello, moglie di Nicola Schiavone. Il tutto avviene dunque circa tre mesi prima di quel 25 luglio 2018, data ufficiale in cui è stata fornita notizia del pentimento del primogenito di Francesco Schiavone. Siccome sappiamo bene come vanno queste cose, se il 25 luglio è stata resa pubblica, vuol dire che la decisione di Nicola Schiavone era già maturata da qualche tempo, forse da qualche mese. Sappiamo anche da questa ordinanza che lo stesso Nicola Schiavone aveva cominciato a dare delle disposizioni alla moglie Rossella nei colloqui carcerari, svolti nelle ristrettezze del 41 bis.

Non sappiamo, non possiamo stabilire, però, se nell’aprile 2018, quando Lorenzo Arrichiello accetta i soldi portatigli dai sodali, dai delegati di Walter Schiavone, se lui e la figlia Rossella, destinataria di quelle somme, fossero già consapevoli del percorso che di lì a poco avrebbe portato Nicola Schiavone a pentirsi. Il dettaglio è tutt’altro che irrilevante, per quelle che sono le leggi criminali non scritte, basate sull’appartenenza, in pratica di tipo familiare, al clan malavitoso e alla solidarietà rispetto alle intenzioni che questo si propone di trasformare in fatti reali. Un tempo chi si pentiva era considerato un infame. Poi, mano mano, le cose si sono un pò sfumate, in ragione inversamente proporzionale alla crescita, all’incedere in certi momenti impetuoso, dell’attività repressiva da parte dello stato e al numero enorme di arresti compiuti. Però, noi che questa storia del clan dei casalesi l’abbiamo conosciuta e ogni giorno di più ne affiniamo nozione e cognizione, affrontiamo sempre con la legittima curiosità dello storico, questi passaggi particolarissimi che comunque vanno anche valutati in chiave affettiva, visto e considerato che Rossella Arrichiello era ed è la cognata di Walter Schiavone ed è la moglie del suo fratello maggiore Nicola.

Di Lorenzo Arrichiello non possiamo dire niente di più di quanto dicano, sfottendolo anche un pò, pur senza farglielo ascoltare, il duo formato da Antonio Bianco e Armando Diana. Questi considerano Arrichiello un “buon cristiano” che si è dovuto fare anche la galera. Si riferiscono chiaramente all’arresto datato 31 marzo 2015, quando diverse persone, tra Casal di Principe e San Cipriano, finirono in cella, per effetto del passaggio in giudicato di alcune pene, che li riguardavano, nel caso di Lorenzo Arrichiello, di 2 anni per intestazione fittizia di beni, aggravata dall’articolo 7.

Ciò accadeva in una mattinata in cui anche altri nomi conosciuti venivano catturati. Tra questi, l’ex assessore provinciale Giacomo Caterino, figlio di quel Paolo Caterino che il congiunto Antonio Iovine ‘o ninno, ha sempre considerato una sua diretta propaggine imprenditoriale. Triste destino, dunque, quello di Lorenzo Arrichiello, visto che dopo aver fatto la galera per intestazione fittizia, continuava ad essere utilizzato dalla figlia, ma riteniamo che fosse anche lui a proporsi, quale “passavaluta”, quale ricettore di soldi frutto di attività non lecite.

Sempre in questo stralcio rimane, diciamo così, un residuo di 500 euro che Antonio Bianco vorrebbe passare a Diana. Ma non può. E si giustifica con il suo sodale, visto che quei soldi dovranno essere consegnati, di lì a poco, ad Emilio Martinelli, figlio del killer ergastolano Enrico Martinelli, cugino di secondo grado del suo omonimo ed ex sindaco di San Cipriano, sposato con l’ex sindaco di Gragnano, Annarita Patriarca, figlia di Francesco Patriarca, alias “Ciccio ‘a promessa”, ex parlamentare della DC Gavianea degli anni 80 e di inizio anni 90, e da un anno, consigliera regionale di Forza Italia. Anche Emilio Martinelli, in quanto figlio del killer Enrico Martinelli, riceveva soldi da Walter Schiavone, in quel momento punta avanzata e unico ricettore di risorse finanziarie per la famiglia più importante che ci sia mai stata nella storia della camorra casertana.

E d’altronde, i conti tornano, visto e considerato che Enrico Martinelli è stato uno degli affiliati più stretti dell’appena citata famiglia Schiavone.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO INTEGRALE DELL’ORDINANZA

“ dopo aver incontrato  VITTORIO Gaetana, BIANCO Antonio e DIANA Armando, i due hanno già in programma di raggiungere casa di Rossella, moglie di Nicola SCHIAVONE, fratello di Walter:  “… passiamo per la casa di Rossella… (alludono ad ARRICHIELLO Rossella, moglie di SCHIAVONE Nicola, figlio di “Sandokan”, n.d.PG) non ci dimentichiamo… ci andiamo insieme…” (conversazione ambientale registrata sul veicolo Lancia Y in uso a DIANA Armando n. 702 del 6/4/2018 ora 15:00:00  – R.I.T. 205/2018 – cfr all. n. 26). 

Si considerino anche i ripetuti accenni del Diana al possesso di “solo 5000 euro”.

In effetti, come rileva nella successiva conversazione, alle ore 16.00 del 6.4.2018, i due devono consegnare dei contanti, motivo per il quale raggiungono la rivendita di tabacchi gestita dai suoceri di Nicola SCHIAVONE: “ … Armando Diana: tanto sta al tabacchino… entra nel tabacchino devi dire questi qua dateli a Rossella quando viene… (alludono al tabacchino di pertinenza della famiglia di ARRICHIELLO Rossella, moglie di SCHIAVONE Nicola, figlio di Francesco “Sandokan”, ndr) …”. Dai commenti di DIANA Armando si evince che egli abbia consegnato i soldi per Rossella al genitore ARRICHIELLO Lorenzo (): ”… questo… un buono cristiano come questo… ha dovuto fare pure la galera no… sto ragazzo... sto cristiano quando vede entrare a noi campa di palpitazione… così… bum… bum… bum… bum… ….”; le specifiche indicazioni circa la detenzione sofferta dalla persona che ha ricevuto il denaro, consentono di individuarla con certezza in  ARRICHIELLO Lorenzo, il quale, come si evince dalla banca dati, ha effettivamente patito un periodo di detenzione a seguito dell’ordine di esecuzione n. 442/2015 SIEP, notificatogli in data 31.3.2015 (). Successivamente, raggiunto il deposito aziendale, BIANCO, prima di lasciare DIANA, si giustifica di non potergli dare l’importo di 500 euro in quanto gli occorre per raggiungere la cifra richiesta da MARTINELLI Emilio. “…: si… accosta qua… volevo darti 500 euro… non te le posso dare… devo apparare 1000 euro ad Emilio (allude ad Emilio MARTINELLI, già citato nella precendente conversazione ambientale, ndr) … me l’ha mandate a chiedere…! “.

Si è al cospetto, come sopra accennato, a parere di questo GIP, anche stavolta di un’attività investigativa, segnatamente di carattere captativo, particolarmente importante, in quanto sintomatica del ruolo di ‘cassieri’, ricoperto dagli attuali indagati  BIANCO Antonio e DIANA Armando, -con l’aiuto e la collaborazione determinanti, come visto in precedenza, della stessa VITTORIO Gaetana, compagna di Walter SCHIAVONE- ai quali è stata, appunto, affidata anche la “cassa del clan”, alimentata con l’illecita loculetazione scaturente sia dalla gestione di attività commerciali di copertura (in cui costoro figuravano quali prestanomi o in ogni caso collaboratori del socio- proprietario occulto, Walter SCHIAVONE), sia da attività illecite proprie della consorteria camorristica per cui è procedimento, cassa gestita secondo le disposizioni del capo- fautore della stessa, Walter SCHIAVONE, secondo un programma che prevedeva che gli introiti dovessero essere distribuiti tra tutti gli accolti della famiglia dei Casalesi, in ossequio agli ordini e alle direttive del figlio di Sandokan. 

Di seguito si riporta, ancora una volta, l’esito dell’attività captativa, sopra richiamata, sintomatica di quanto appena detto in punto di distribuzione dei soldi e dell’illecita locupletazione tra tutti i membri o comunque i soggetti ‘orbitanti’ intorno alla consorteria camorristica, per cui è procedimento: attività captativa della quale, anche stavolta, sono sottolineati, con il presente carattere ed accorgimento grafologico, i punti ed i passaggi più salienti per questo GIP, nel senso testé riferito:

“Conversazione ambientale registrata sul veicolo Lancia Y in uso a DIANA Armando

  1. 703 del 6/4/2018 ora 16:00:00  – (R.I.T. 205/2018 – cfr all. nr.27)

 

Auto in sosta in via Torino di Casal di Pincipe,  con a bordo Antonio Bianco e Armando Diana. 

Integrale dalle ore 16.02.22:  

Armando Diana: tanto sta al tabacchino… entra nel tabacchino devi dire questi qua dateli a Rossella quando viene… (alludono al tabacchino di pertinenza della famiglia di ARRICHIELLO Rossella, moglie di SCHIAVONE Nicola, figlio di Francesco “Sandokan”, ndr) 

Antonio Bianco: tu lo conosci… non li conosco nemmeno io… a Rossella la conosco…

Alle ore 16.02.38, Armando scende dal veicolo e  risalire alle 16.03.27. (Lat: 41.010733 / Lon: 14.124083), veicolo in movimento

Armando Diana: ci sta questo povero… questo povero cristiano…

Antonio Bianco: che fa…?

Armando Diana: questo… un buono cristiano come questo… ha dovuto fare pure la galera no… sto ragazzo… sto cristiano quando vede entrare a noi campa di palpitazione… così… bum… bum… bum… bum…

I due parlano del traffico e di perone di loro conoscenza con abitudini malsane. Armando effettua una conversazione telefonica (censurata sull’utenza in uso, n.d.PG) Varie per gli occhiali dimenticati.

Alle ore 16.07.56, auto in sosta Lat: 41.005283 / Lon: 14.1328

Armando scende dal veicolo, mentre Antonio lo attende in auto. Armando risale alle successive ore 16.12.27, auto in movimento.

Alle ore 16.17.14, Armando chiede ad Antonio se devono andare a casa sua, varie per una persona che hanno visto.

INTEGRALE dalla posizione 16.17.40

Armando Diana: che dobbiamo fare… accosto qua…? (si trovano in via Ugo La Malfa di Villa di Briano, nei pressi dell’abitazione di Bianco Antonio, ndr)

Antonio Bianco: si… accosta qua… volevo darti 500 euro… non te le posso dare… devo apparare 1000 euro ad Emilio (allude ad Emilio MARTINELLI, già citato nella precendente conversazione ambientale, n.d.PG) … me l’ha mandate a chiedere…! 

Scendono dal veicolo, si sentono le voci di Antonio, Armando, donna e bambini in lontanaza.

Alle ore 16.56.35,  Armando sale a bordo del veicolo e si mette in movimento”.