Il gip: “Ecco perchè Giuseppe Guarino è un camorrista. Sparò ad un imprenditore per un assegno non cambiato e sapeva della riunione sui nuovi assetti del CLAN DEI CASALESI”

8 Novembre 2021 - 13:29

Come sempre prezioso, in quanto preciso e dettagliato (cosa che non succede con tanti altri collaboratori di giustizia), il contributo offerto da Salvatore Orabona. Guarino gli fece in carcere il nome dell’imprenditore colpito che si era rifiutato di compiere l’operazione con i titoli di Guarino. Per un periodo questi svolse il mestiere di camionista e…

 

TRENTOLA DUCENTA/SAN MARCELLINO  – Come spesso capita tra quelle rilasciata dai vari collaboratori di giustizia, le dichiarazioni di Salvatore Orabona si configurano come le più preziose, le più precise, le più dense di particolari. Se a questo si aggiunge che Orabona è uno che è stato a piede libero fino a pochissimi anni fa, si capisce bene che quando lo incrociamo in un’ordinanza stiamo molto attenti a quello che leggiamo. In questo caso le sue dichiarazioni sono state utilizzate dal gip del tribunale di Napoli per certificare la sua appartenenza al clan dei casalesi, dell’indagato principale della ordinanza sul maxi riciclaggio da 175 milioni di euro.

Le propalazioni di Salvatore Orabona sono datate 24 novembre 2016.

Il pentito sostiene che Giuseppe Guarino, detto “u massiccio”, sia un “affiliato al clan a tutti gli effetti” , legato in un primo tempo al gruppo di Raffaele e Francesco Cantone detti i “malapelle”. Conferma che Guarino si occupava di estorsioni nella zona di Trentola Ducenta e che per questo fu arrestato una prima volta: diversi imprenditori, infatti, lo avevano denunciato. Nel 2015, durante la detenzione, Orabona ha più volte incontrato Guarino nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, nel reparto Tevere, dove lui stesso era rinchiuso. Qui avevano parlato più volte. Guarino raccontò di essere stato arrestato una seconda volta perchè aveva sparato ad un certo Francesco Lampo detto “Attiello”. Si trattava, sempre a detta di Orabona, di un imprenditore edile che si era rifiutato di effettuare un cambio assegno.

Una volta fuori dal carcere, Orabona sostiene di aver incontrato ancora il Guarino, correva l’anno 2016, dall’avvocato che assisteva entrambi: in quella occasione gli aveva detto di sapere della riunione in cui erano stati stabiliti i nuovi equilibri del clan. Il riferimento è ad un incontro avvenuto nella casa della mamma di Salvatore Fioravante. Tale particolare è di fondamentale importanza per il gip Tommaso Perrella che rileva: “La conoscenza di un dato così rilevante (quello dei nuovi assetti associativi del clan nel 2016) sebbene insufficiente a fondare un giudizio di gravità indiziaria in ordine ad una nuova partecipazione di Guarino Giuseppe al clan dei casalesi, costituisce tuttavia un elemento fortemente indicativo della relativa “vicinanza” e “contiguità” al predetto sodalizio camorristico, a vantaggio del quale, secondo l’ipotesi accusatoria, ha commesso i delitti di cui al presente procedimento.

I dettagli, le dichiarazioni di Orabona e il commento del giudice li leggete nello stralcio che pubblichiamo qui in basso.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA