IL VIDEO. Muore tentando di difendere la sua città. Lo straziante saluto dei colleghi di Lino Apicella ai familiari in lacrime sul balcone
29 Aprile 2020 - 11:38
Nel suono delle sirene, le urla di dolore della moglie
REGIONALE – E’ un video, questo che pubblichiamo in calce, che lascia il segno. E’ l’omaggio dei colleghi di Pasquale Apicella, l’agente di Polizia morto due giorni fa a Napoli nel violentissimo impatto tra la sua volante e l’Audi A4 sulla quale viaggiavano quattro giovani che avevano tentato di scassinare uno sportello bancomat. Tra gli applausi e le sirene si sentono le lacrime dei familiari, affacciati al balcone, le urla disperate della moglie di Pasquale, mentre il bimbo chiede: “Dov’è babbo?”. L’agente scelto Lino, come lo chiamavano gli amici, infatti, lascia la moglie di 32 anni e due figli piccoli.
Apicella, due notti fa, con un collega ha tentato di fermare la folle corsa di una banda in fuga dopo avere tentato un colpo: così ha trovato la morte l’agente scelto. La sua scomparsa nell’adempimento del dovere ha suscitato dolore in tutto il Paese.
Pasquale, viene descritto come un ligio tutore dell’ordine con una grande passione per i tatuaggi. Nella Polizia di Stato c’era entrato nel dicembre 2014. Iniziò a lavorare nell’ufficio del personale della Questura di Milano. Nel 2016 si avvicinò alla sua Napoli approdando nella Questura di Roma, nel Commissariato Trastevere. Nella sua città natale ci è arrivato nel dicembre 2019, prima in forza al commissariato Scampia e poi in quello di Secondigliano. Viveva con moglie e figli a Marano, città dell’hinterland partenopeo dove abitano i suoceri.
Dopo lo schianto, le condizioni di Pasquale, sul lato guida della sua “pantera”, sono subito apparse gravi. La corsa in ospedale è stata inutile. Lievemente ferito, invece, l’assistente capo Salvatore Colucci, medicato e dimesso dal Cardarelli. Nell’Audi, invece, sono stati bloccati due dei quattro ladri, anche loro lievemente feriti. Sono stati medicati e poi arrestati per omicidio volontario. In serata la Polizia di Stato ha rintracciato anche i due fuggitivi. Tutti provenivano dallo stesso campo rom, quello di Giugliano in Campania, a Nord del capoluogo partenopeo: in proposito l’Opera nomadi invita a non generalizzare il giudizio sulla comunità.