Insegnante casertana a processo per l’omicidio di Nadia Cella: una telefonata di 29 anni fa entra nel procedimento
21 Febbraio 2025 - 10:19
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Ieri, a distanza di quasi 30 anni dal delitto, quel colloquio è stato ammesso dai giudici della Corte d’Assise di Genova
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CASERTA – A distanza di quasi 30 anni dal delitto di Nada Cella è emerso ieri, durante il processo, che in una telefonata, avvenuta il 31 maggio del 1996, Marco Soracco parla con il suo legale e identifica l’anonima amica del corso di ballo in Anna Lucia Cecere, la docente casertana. Quel colloquio, ieri, è stato ammesso dai giudici della Corte d’Assise di Genova: il presidente Cusatti ha ritenuto che quella conversazione non rientrasse nel segreto professionale e quindi può essere utilizzata insieme ad altre 50 intercettazioni per le quali è stato affidato incarico al perito per le trascrizioni.
Durante l’udienza sono stati ascoltati gli ex poliziotti Massimo Tassinari, Leonardo Famà e Pasquale Zazzaro, all’epoca dirigente del commissariato di Chiavari. Quest’ultimo ha ricostruito la scena del crimine ed ha aggiunto che non vi erano tracce di sangue sulle scale, ma solo all’interno dello studio.
Un elemento chiave è il bottone ritrovato sulla scena del crimine, che portò alla riapertura del caso nel 2021. Zazzaro ha avuto incertezze sul ritrovamento di bottoni simili a casa di Cecere, smentito poi da sue stesse dichiarazioni precedenti. Il giudice Cusatti ha notato molte lacune nella memoria del testimone, che ha ammesso la difficoltà di ricordare eventi di quasi trent’anni fa.
Un testimone rivelò che un avvocato di Chiavari aveva appreso da una donna che Cecere era entrata nel palazzo la mattina del delitto. Nonostante le dichiarazioni di Soracco, nessun testimone lo ha mai visto con Cecere, se non alla cena del corso di ballo. L’accusa ritiene che il commercialista abbia visto Cecere sul luogo del delitto, ma lui nega fermamente, affermando che l’avrebbe denunciata se fosse stata presente.