Iovino ha assunto direttamente tre donne ai Servizi Sociali dopo aver guardato le offerte della gara ed averla conseguentemente annullata

13 Luglio 2018 - 11:58

CASERTA (G.G.) – Sarebbe sbagliato trascinare la discussione sulla legittimità che un dirigente comunale possiede per stipulare contratti a tempo determinato ad personam, cioè scegliendo soggetti precisi al di fuori di un elenco di aspiranti.
Sarebbe sbagliato perché questo annacquerebbe il racconto di una vicenda che va avanti da un mese e mezzo.
Bisogna invece fare un’altra cosa, in nome e per conto della chiarezza e dell’onestà intellettuale.
Bisogna raccontare in estrema sintesi, visto e considerato che gli articoli li potete reperire facilmente all’interno del nostro sito, i momenti essenziali di questa autentica schifezza che conferma ancora una volta quanto sia fisiologicamente marcio il settore dei Servizi Sociali nel Comune di Caserta.
Prima, ai tempi d’oro di Gambardella, Enzo Ferraro e Angelo Grillo, ora sotto processo;
Oggi ai tempi della gestione di Marcello Iovino da Casaluce.
Tutto inizia una quarantina di giorni fa: la allora assessora ai servizi sociali, che poi ha lasciato questa delega per protesta, Mirella Corvino, incrocia, diremo noi sorpresa, all’interno dell’ufficio che condivideva con Marcello Iovino, due o tre signore, le quali maneggiano documenti riguardanti la gara per l’affidamento degli atti di coordinamento dell’ambito sociale di cui Caserta fa parte insieme a San Nicola, Casagiove e Castel Volturno.
È una gara da più di un milione di euro.
Quelle tre signore sono riconosciute come le antiche dipendenti della Cooperativa che si occupava di questa funzione, il cui contratto però era ampiamente scaduto. Insomma, queste donne non avevano alcun titolo per stare in quell’ufficio visto che non sopravviveva alcun rapporto di tipo contrattuale con il Comune di Caserta.
E quando Iovino ha detto che le aveva autorizzate lui per avere un aiuto, CasertaCe gli ha ricordato che quella non è casa sua, ma è la casa di tutti i casertani, che queste cose le può fare nel giardino, nella cucina, nel tinello o nel cesso di casa sua.
Il bando poi finalmente viene pubblicato.
Immediatamente, all’uscita dei primi articoli di CasertaCe, due componenti della commissione giudicatrice che avrebbero dovuto affiancare Iovino, si tirano indietro, avendo sentito evidentemente puzza di bruciato.
E qui intervengono anche le responsabilità del sindaco Marino,

che autorizza l’utilizzo dell’ex dirigente, oggi in forza al Comune di Marcianise, Cappuccio, ma soprattutto spedisce il suo capo di gabinetto Gianfranco Natale a supplire ai posti lasciati vuoti dai commissari rinunciatari.
Che fanno questi tre? Iniziano le procedure di gara. Aprono la busta C, che è quella più delicata, quella contenente l’offerta economica. La aprono e la visionano tutti e tre, con Iovino che, neanche si trattasse del proprietario di un ranch, dice (attenzione, non prima di aver visionato le offerte economiche, ma dopo) che c’è qualcosa che non va. Che la commissione deve valutare. E infatti valuta: concorso annullato.
Attenzione, per diversi giorni non compare la determina, obbligatoria per legge, con la quale l’annullamento viene esplicitato, ma soprattutto viene motivato, non consentendo in tal modo a due su tre imprese partecipanti, la terza era molto gaia diciamo, di proporre eventualmente ricorso al TAR.
Questo ritardo della determina è un altro elemento sconcertante di tale storia.
CasertaCe continua a scrivere ed al Comune la neo assessora Sparago, arrivata lì a difendere gli interessi politico-amministrativi dell’imprenditore degli appalti dei servizi ospedalieri Mario Russo, prova a metterci una pezza a colori.
Così si inizia a parlare di una short list, come si suol dire, un depistaggio. Anche per noi. Accade infatti ieri che il dirigente Marcello Iovino fa tre contratti ad personam: alla signora Casella, solita nipote dell’ex consigliere comunale e fortemente sponsorizzata da Mario Russo, con il quale andò in coppia alle elezioni comunali, e a due sodali della medesima, e cioè la Ramella e la Calabrese.
Ora noi non sappiamo se fra queste tre ci sia anche qualcuna di quelle presenti nella famosa stanza. Ma tutto sommato non è fondamentale, perché, ripetiamo, ad essere importante è la sequenza dei fatti: le signore che rovistano, il bando con le dimissioni di due commissari surrogati da uomini del Sindaco, l’apertura della busta con le offerte economiche, il successivo annullamento della gara, l’assunzione ad personam di soggetti vicini all’area del consigliere comunale Mario Russo, con il diversivo di una short list che come vedremo è una barzelletta visto che in pratica è una chiamata a persone senza requisiti.
Beh, se tutto questo appartiene al perimetro della legalità, allora ci sono due strade: quella della rivoluzione, ma quella vera, o la strada intrapresa dai casertani: indifferenza ed in qualche modo anche connivenza. Una connivenza che somiglia tutt’altro che vagamente a quella di cui parlavano, alla fine degli anni ’80, Antonino Caponnetto, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
L’abitudine alla mafia che diviene accettazione di un ordine costituito dell’antistato.
Ragionamento un po’ troppo alto per il livello medio dei casertani, anche se qualcuno ancora si salva.
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