La CAMORRA DEI MALLARDO/SCHIAVONE dentro la grande distribuzione. 80mila euro spartiti tra i due clan per la costruzione del Lidl

9 Marzo 2020 - 17:55

AVERSA – La zona del nord napoletano ad altissima densità di popolazione è da sempre polo di attrazione per le grandi catene di supermercati. Ovviamente gli investimenti in questo campo hanno da sempre destato anche gli interessi della camorra. Oggi vogliamo soffermarci sulle dichiarazioni rese da Michele Diana nel corso di un interrogatorio rilasciato al pubblico ministero il 29 gennaio 2016 che farebbero da riscontro alla vicenda della costruzione del Lidl di Villaricca (LEGGI QUI UNO DEI NOSTRI ARTICOLI).

In un primo momento, Diana aveva intenzione di collaborare con la giustizia, ma poi non ha rinnovato questa sua scelta.

Ebbene nello stralcio dell’ordinanza “La Contessa” che pubblichiamo oggi, ha spiegato che nel 2013 aveva accompagnato Nicola Panaro “Camardone” (cugino omonimo del collaboratore di giustizia) da tale “don Salvatore della tenuta della contessa“. Ovviamente il riferimento è a Salvatore Sestile, suocero di Antonio Schiavone, fratello di Francesco Schiavone Sandokan.

Il tema dell’incontro era la realizzazione di un supermercato (evidentemente si riferisce al Lidl di Villaricca), nella zona di Napoli nord. Il costruttore stava avendo delle difficoltà ad ultimare i lavori perchè gli erano state avanzate delle richieste estorsive da parte del clan di Villaricca e da parte dei Mallardo di Giugliano.

Secondo il racconto di Diana, l’imprenditore aveva dei parenti a Casal di Principe e, trovandosi in dificoltà, aveva chiesto aiuto a “Camardone”, il quale già in altri incontri con “don

Salvatore“, aveva riferito che il costruttore apparteneva agli Schiavone. L’accordo tra clan non era stato ancora raggiunto e, quel pomeriggio, Diana e Panaro erano andati anche al cantiere per rassicurare l’imprenditore.

Alla fine, la mediazione ebbe l’esito sperato. Camorra ed imprenditore si accordarono per 80mila euro: 60mila divisi tra i Mallardo e i clan di Villaricca e 20mila euro a Panaro per la risoluzione della vicenda. I lavori dunque ripresero ed erano in via di ultimazione.

Infine, un ultimo particolare. Diana riferisce di aver chiesto al Panaro di poter lavorare in quel supermercato insieme alla moglie. Ma non fu possibile perchè “i lavoranti del centro commerciale erano stati scelti dai gruppi criminali del napoletano a fronte di un pagamento di 3mila euro a persona” e “i posti già se li erano spartiti i clan napoletani.”

Il dettaglio delle dichiarazioni rese da Michele Diana lo potete leggere nello stralcio che pubblichiamo qui in basso.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA