LA LETTERA. I medici specializzandi casertani: “Noi discriminati ed esclusi perché l’Asl deve favorire i soliti noti e i raccomandati”
8 Maggio 2021 - 19:01

Qui sotto l’accorata presa di posizione, affidata a Casertace. Subito dopo una nostra riflessione, rispetto alla quale noi manifestiamo tutto il rincrescimento dei nostri dejavu, dei nostri “già detto”, dei nostri “sfondate una porta aperta”
L’OPINIONE DI CASERTACE – Da un lato ci fa piacere, dall’altro ci rincresce, che un gruppo di persone, sicuramente importante – per quello che possono dare alla causa dei fondamentali servizi alla persona – trovi in Casertace l’unico luogo in cui possono dar concretezza al loro diritto, e che diritto, di esprimere un punto di vista che poi non è altro che una denuncia.
Ci rincresce perché Casertace può fare qualcosa, ma non tantissimo, visto che la sua voce continua ad essere solitaria nella difesa dei diritti intesi come luogo materiale e immateriale dove ci si manifesta e ci si esprime in applicazione solenne dei principi generali, quelli contenuti nelle costituzioni degli stati di democrazia liberale, tutte ispirate ai grandi dettami incardinati dei diritti dell’uomo.
Troppo impegnativo, troppo roboante, troppo retorico, questo discorso?
Se non stessimo a Caserta, lo sarebbe senz’altro.
Ma se noi non operassimo a Caserta, figuriamoci se andremmo mai a scomodare la dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo per applicarla a una storia dell’Asl di Caserta, a una vicenda che coinvolge il Dg casoriano Ferdinando Russo.
Era giusto per significare agli amici che ci hanno scritto oggi quello che diciamo ogni giorno, e cioè che tutte le nefandezze, tutto il luridume che emerge nel rapporto tra persone in carne ed ossa e settore pubblico, non si può valutare caso per caso. Perché se si fa così, si imbocca un sentiero che non porta da nessuna parte e sicuramente non porta alla comprensione di quanto sia profondo, immarcescibile, impunito e inattaccabile un sistema, anzi IL sistema, che al di fuori di ogni codice, di ogni legge, di ogni norma e finanche di una cosa enorme, quasi escatologica, come la dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo, si è istituito attraverso l’anti-legge.
Insomma, l’errore più grande è quello di banalizzare.
Perché sicuramente, di fronte a quello che leggiamo nelle ultime ordinanze giudiziarie sull’Asl di Caserta, non si può circoscrivere l’analisi e la valutazione.
Queste appartengono ad una mentalità fondata su disvalori: relativismo etico, immeritocrazia, eccetera, che sopravvivono, anzi si rafforzano, anche per colpa delle agenzie dell’informazione che, deliberatamente, tacciono, anzi sono pienamente arruolati nella guardia armata dei controllori del sistema a cui, evidentemente, partecipano a pieno titolo.
Spiegato il motivo del nostro duplice sentimento, cosa volete che vi diciamo, ragazzi? Voi siete un esempio di scuola, il paradigma di quanto faccia schifo la classe dirigente di questo territorio.
Se siete specializzandi, vuol dire che siete medici di 26, 27, 30 anni. Insomma appartenete a quella categoria dei cosiddetti “giovani” di cui tutti i politici si riempiono la bocca, salvo poi agire, operare, in modo da tagliarvi costantemente le gambe, facendovi capire come funziona l’andazzo: o vi piegate al politicante di turno, che vi raccomanda al dirigente dell’Asl, oppure ve la prendete “in saccoccia”.
Il nostro è un territorio contro i giovani, in cui i padri e le madri di mezza età, perfettamente integrati nel sistema, vi incitano ad andarvi a scappellare dal potente di turno, perché tanto, se non lo fate, vi succede che pur avendo il diritto di prestare la vostra opera professionale, contribuendo alla vaccinazione di massa, i potenti vi diranno: ragazzi belli, state a casa, perché noi dobbiamo tenere sempre piena la mangiatoia di quelli che poi portano i voti ai nostri padrini politici.
Sono proprio coloro che registrando sulla carta turni di lavoro lunghissimi, si “pappano” i soldi dello straordinario.
Perché a questi cinquantenni, sessantenni, non basta la posizione economica che si sono costruiti, il più delle volte, senza merito, ma sono così voraci, così cattivi, da strapparvi anche quella piccola cifretta che per voi sarebbe gratificante, non tanto da un punto di vista materiale, ma perché rappresenterebbe il momento in cui, emozionalmente, si ha la percezione – grazie a quei 40 o 50 euro guadagnati – di aver dato un senso ai propri sacrifici, agli sforzi realizzati per arrivare alla laure e ora per conquistare una specializzazione.
Vi rendete conto, dunque, al di là del fatto specifico, di quale sia l’estensione di disvalore, di cattiva società e di cattiva moralità, che si rappresentano nella vicenda che voi avete denunciato?
Forse voi ve ne rendete conto. Il problema è che noi pochi che crediamo nel diritto delle genti, siamo ancora totalmente isolati dall’affermazione di quella logica che, sull’onda della rassegnazione, di un fatalismo espresso sempre attraverso la solita frase “E cioè che così vanno le cose, così sono sempre andate e bisogna adattarsi”, determina i soprusi che voi denunciate e che sono frutto di un modo di amministrare la sanità a Caserta che noi denunciamo ogni minuto e che si manifesta attraverso atteggiamenti, anzi chiamiamoli col loro nome, autentiche porcate, come quelle messe in atti nel Dipartimento della Salute Mentale da altissimi dirigenti aziendali.