LA LETTERA. L’avvocato della giudice Di Salvo smentisce sul concordato Gesia, ma un paio di cose, secondo noi, non tornano

28 Febbraio 2020 - 18:15

[wpv-conditional if=”(‘1’ eq ‘1’)”][/wpv-conditional]Egr. Direttore,
lo scrivente Avvocato quale procuratore e difensore della Dott.ssa Rita Di Salvo, Giudice presso la III sezione del Tribunale di Santa Maria capua Vetere, in relazione ad un articolo pubblicato online sul sito di informazioni Casertace in data 07/02/2020 la invita ad apportare delle correzioni in quanto presenti delle inesattezze.
In primis si evidenzia che la dott.ssa Di Salvo non è e non è mai stata “compaesana” del Prof. Amedeo Bassi essendo nata e vissuta (e tuttora vive) a Caserta città. Pertanto il termine la Lei usato, “compaesana” è inappropriato oltre che fuoriluogo considerato il contesto in cui usato.
In secundis è doveroso precisare che per quanto concerne la procedura “Gesia” la Dott.ssa Di Salvo non è nè il Giudice Delegato nè il Giudice relatore e, pertanto, non ha nulla a che vedere con detta procedura.
Alla luce delle esposte considerazioni si chiede di rettificare l’articolo del 7/2/2020 secondo le predette puntualizzazione dandone comunicazione per iscritto allo scrivente con espresso avvertimento che in difetto si procederà per le vie legali. Distinti saluti.

L’ANTEFATTO: CLICCA QUI PER LEGGERE IL NOSTRO ARTICOLO TOTALMENTE SBAGLIATO E DI CUI CHIEDIAMO UMILMENTE SCUSA

(gianluigi guarino) – Egregio avvocato Montuori, intanto la ringrazio per la pazienza da lei mostrata nel precisare alcuni passaggi di un articolo in cui abbiamo citato anche il giudice Rita Di Salvo. A noi non fa solamente piacere, ma molto, molto di più la circostanza che la dottoressa Di Salvo, attraverso lei, ci fa sapere che non essendo il giudice delegato, né il giudice relatore, non ha “nulla a che vedere con detta procedura“, cioè di concordato pieno con continuità aziendale della Gestione Servizi Igiene Ambientale Spa, più nota come Gesia.

Quando dico che siamo contenti, sollevati da questa precisazione, da questa smentita, siamo sinceri, visto che noi da sempre facciamo il tifo per le “guardie”, e per i “ladri”, neanche per quelli abili o presunti gentiluomini, stile Lupin, non proviamo alcun tipo di ammirazione, benché meno compassione. Per cui, andiamo anche oltre a ciò che l’avvocato Montuori afferma. Andiamo oltre nel momento in cui sosteniamo con piena convinzione che il giudice Rita Di Salvo non ha mai avuto a che vedere con la procedura di crisi aziendale, concretizzatasi in un “concordato pieno con continuità aziendale”. Dunque, non possiamo non esprimere un invito agli uffici amministrativi del tribunale di Santa Maria Capua Vetere affinché tronchino immediatamente ogni rapporto di collaborazione con il sito www.fallimentisantamariacapuavetere.com. E mo’ vi spieghiamo perché. Il tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha un sito istituzionale all’interno del quale è stato creato quello che si definisce un collegamento ipertestuale con l’appena citato www.fallimentisantamariacapuavetere.com, considerato, evidentemente e a questo punto, infondatamente, autorevole e affidabile dalle strutture amministrative del tribunale.

Questo sito di pallonari (perché così dobbiamo chiamarli, mica possiamo dar credito a loro e non all’avvocato Montuori che rappresenta un giudice della Repubblica italiana) riporta, infatti, che la dottoressa Di Salvo è stata nominata quale giudice della procedura della Gesia, società del settore rifiuti appartenente all’imprenditore Luca Sorbo e alla sua famiglia (CLICCA QUI PER VERIFICARLO). A fianco al nome della giudice, sempre dal sito pallonaro, viene riportato quello dell’autorevolissimo professor Amedeo Bassi, una delle figure intellettualmente più rilevanti dell’Accademia napoletana in materia di Diritto commerciale. Bassi, secondo questo sito pallonaro, sarebbe stato nominato curatore dalla giudice Rita Di Salvo e non, com’è invece accaduto effettivamente, da un altro giudice.

Anche sulle questioni della residenza e delle origini del giudice Di Salvo, di fronte ad una smentita netta del suo avvocato, non possiamo fare altro che chiedere scusa. “Non è e non è mai stata “compaesana” del Prof. Amedeo Bassi – al contrario, aggiungo, pietramelarese doc. come lo è stato il grande vescovo, amico della mia famiglia, Felice Leonardo, morto a 101 anni, nota del direttore – essendo nata e vissuta (e tuttora vive) a Caserta città. Pertanto il termine da Lei usato, “compaesana” è inappropriato oltre che fuoriluogo considerato il contesto in cui usato“.

Per carità, “la faccia mia sotto ai piedi vostri” avvocato, ci proclamiamo colpevoli, chiedendo però l’applicazione di un’attenuante specifica, non generica. Perché onestamente credevamo, con un errore di cui chiediamo scusa, perché nel momento in cui l’avvocato Montuori scrive che la giudice “non è e non è mai stata “compaesana” del Prof. Amedeo Bassi“, bisogna prenderne atto, far silenzio e chiedere scusa, che la dottoressa Rita Di Salvo, cugina diretta del mio caro amico di vecchia data Pasqualino Di Fruscio, sindaco di Pietramelara, e nipote dell’autorevole e prestigioso giurista Pasquale Onorato (CLICCA QUI PER LEGGERE UN ARTICOLO PUBBLICATO NEL 2014 DAL SITO PAESENEWS.IT DIRETTO DAL COLLEGA GIANCARLO IZZO), fosse la stessa Rita Di Salvo che oggi svolge la funzione di giudice presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Non è così. Abbiamo preso una cappellata. Purtroppo questa omonimia ha determinato la comunque ingiustificabile topica. L’unico dubbio, piccolissimo, riguarda la comprensione sintattica dello scritto dell’avvocato Montuori, che questi utilizza, sia quando smentisce la relazione professionale tra la dottoressa Di Salvo e la procedura Gesia, sia nella seconda parte della lettera relativa alle origini geografiche della giudice del tribunale sammaritano. Una piccola ombra nel nostro pensiero, nella nostra valutazione dei fatti, rappresentata da quella proposizione incidentale (o secondaria) contenuta nella lettera a noi scritta dal legale capuano. Ma è un dubbio che si dissipa immediatamente, dato che non stiamo parlando di persone comuni, ma di un giudice e soprattutto di un avvocato importante, che non sta lì a giocare con i formalismi di un leguleo, pur di collocare e asseverare, all’interno di una richiesta formale di precisazione e di smentita, un concetto, poggiandolo e facendolo vivere, per l’appunto, su un aspetto meramente formale e anagrafico, rispetto ad una sostanzialità di un’origine, di un ethnos che lega tutti noi al luogo in cui hanno vissuto e vivono i nostri genitori o i nostri diretti congiunti e che abbiamo frequentato e frequentiamo ancora quando possiamo spendere un po’ di tempo e quando il sentimento della memoria e dell’identità ci richiama all’autenticità delle nostre origini. Ma non è così. Per cui chiediamo scusa e basta.

LINK SMCV TRIBUNALE FALLIMENTI: http://www.tribunalesantamariacapuavetere.it/concorsuali.aspx
PORTALE FALLIMENTI SMCV: http://www.fallimentisantamariacapuavetere.com/