LA NOTA. Apertura delle scuole, De Luca disse il 24, poi arretrò al 14 e ieri di nuovo 24 settembre. Ormai conta solo lo show delle parole e il popolo bue acchiappa mosche a bocca aperta

28 Agosto 2020 - 11:58

Non è un caso che Michele Emiliano rischi di perdere le elezioni in Puglia. Evidentemente è troppo serio per gli standard nostri: in silenzio, sobriamente, il 3 luglio scorso ha riunito la giunta e ha sancito che a Bari, Lecce, Brindisi, Taranto, Foggia e Bat, non si sarebbe mai votato nel giorno stabilito da una ministra passata lì per caso

 

CASERTA(Gianluigi Guarino) Il governatore De Luca va bene così e piace così. Va bene perchè perfettamente omogeneo nella manifestazione di sè, alla superficialità dei suoi corregionali. Sembrano fatti, anzi sono fatti, l’uno per gli altri. Alla base del rapporto, l’assoluta irrilevanza di quello che dovrebbe essere l’unico elemento importante e costitutivo di autentico sviluppo materiale e morale: una dialettica concentrata, forse è ancora meglio dire incentrata sui contenuti delle azioni sviluppate da chi ha in mano la bacchetta della potestà.

In poche parole, il “governante governa”, il popolo sovrano giudica. Ma se il governante è il sovrano, il popolo che cos’è? “Un cazzo”, avrebbe detto sicuramente don Bastiano, uno dei personaggi agrodolci del mitico film di Alberto Sordi “Il Marchese del Grillo”, ultimamente da noi molto spesso citato.

Quando qualche cervello illuminato dal buonsenso affermava che aprire le scuole il 14 settembre, con un referendum che su tutto il territorio nazionale si svolgerà solo una settimana dopo, cioè il 20 e il 21, date in cui anche 6 regioni tra le quali la Campania, il Veneto, la Toscana, la Puglia, insomma roba importante, e mille comuni sparsi invece in ogni luogo dello Stivale, voteranno per eleggere rispettivamente governatori e consigli regionali, sindaci e consigli comunali, sarebbe stato un atto a dir poco, ma proprio “a dir poco poco”, demenziale.

All’inizio lo disse anche De Luca che però ha la fissa, la necessità di far accompagnare le sue prese di posizione da un grande frastuono di grancasse, in modo da far risaltare l’annuncio fine a se stesso, mero strumento di propaganda politico-elettorale.

De Luca disse che sarebbe stato molto meglio aprire il 24 settembre, iscrivendosi, in quell’occasione, almeno per una volta, al partito del buonsenso. Poi, mentre il suo collega pugliese Michele Emiliano, pure lui coinvolto nelle elezioni regionali, riuniva tranquillamente la sua giunta il 3 luglio, deliberando che l’anno scolastico sarebbe cominciato il 24 settembre, De Luca, sempre concentrato esclusivamente sulla cifra di vantaggio elettorale che può trarre da una o da un’altra esternazione, fece marcia indietro perchè, disse lui, aveva parlato con Arcuri, insomma stupidaggini.

Quel rapporto dialettico fondato sul “governante che governa” e sul popolo sovrano che controlla, avrebbe dovuto a questo punto suscitare la protesta, la contestazione e una robusta dose di “coppetielli” lanciata all’indirizzo del governatore. E invece, la solita indifferenza. Nessun applauso, ma occhi ed orecchie concentrati sulla narrazione del personaggio che nulla ha a che vedere con gli interessi reali collegati al bene comune.

Da ieri mattina, altro cambio di fronte: siccome quella del 2020 sarà ricordata come l’estate “sapore di sale, sapore di covid“, De Luca si è accorto che aprire le scuole il 14 settembre, come una Lucia Azzolina, ministra sempre più stralunata ha deciso di fare, sarebbe stato impossibile e forse dannoso. Dunque, da ieri si torna a parlare di una riapertura fissata, in Campania, per il 24 settembre, con tanto di volata tirata a De Luca dalla sua dependance, costituita dalla sezione regionale dell’Anci per intenderci quella presieduta, per concessione regia, dal sindaco di Caserta Carlo Marino.

Questo Michele Emiliano lo ha deciso, con sobria discrezione, il 3 luglio, mentre qui da noi lo sceriffo solca la rete in sella ad un veloce cavallo con due troll in mano che esplodono colpi in aria che si affiancano a mortaletti e tric trac del tipo “Cavolo, ‘sto De Luca, è proprio tosto…“, “Questo sì che ha le palle ed è uno deciso e determinato“.

Insomma, il trionfo del pensiero debole, privo di ogni argomentazione, di ogni motivazione, ma solo banalmente e superficialmente assertivo della incoscienza collettiva dei nostri corregionali.