LA NOTA CASERTA. Il nuovo biodigestore? Soluzioni folli o problematiche, fino ad ora soldi spesi solo per progettazioni ed incarichi. Consip e Mepa a casa di Franco Biondi

26 Aprile 2020 - 18:30

CASERTA (gianluigi guarino) – L’altro ieri, venerdì 24 aprile, abbiamo dato notizia, in larga esclusiva (clicca qui per leggere) dell’abbandono definitivo da parte del Comune di Caserta, dell’area Asi di via Ponteselice come luogo scelto sin dagli ultimi mesi del 2017, per ospitare un impianto di biodigestione, che in parole povere, significa trattamento della frazione umida dei rifiuti con conseguente produzione di materiali riciclabili per l’agricoltura e anche di gas per combustione.

In questo casino del Coronavirus, la notizia, a nostro avviso di enorme rilievo, è passata sotto silenzio. Ripensando a tutti gli articoli e a tutte le polemiche, ai convegni, alle mobilitazioni, alle conferenze stampa organizzate su questa storia del biodigestore, uno capisce bene cosa sia Caserta in questo momento: una

città totalmente anestetizzata a cui (e in questo non c’entra il Coronavirus dato che si tratta di un’attitudine ormai consolidata nel tempo), scivola tutto addosso. Facciamo un esempio per capirci:  il Governatore della Campania Vincenzo De Luca afferma in uno dei suoi fluviali video monologhi, e lo può fare benissimo uno che ha appena detto di voler votare per le elezioni regionali il 26 luglio, di voler  abbattere un pezzo di Reggia per costruirci un immobile in stile coatto allo scopo di ospitarci l’accademia internazionale della briscola. Siamo convinti che in una città che ha perso la sua spina dorsale, nessuno direbbe niente. I casertani cazzeggiano un po’ in queste ore sul nuovo logo, ma giusto perché si tratta di una disputa a cui si può partecipare stando comodamente a letto e smanettando sul proprio smartphone. Per cui, non c’è da farsi soventi illusioni: anche quest’altra strana vicenda della scelta del nuovo sito del biodigestore, non animerà nessun grande dibattito come invece succederebbe in una città che avverte e ha piena consapevolezza della sua identità e della sua dignità.

Dunque, il Comune di Caserta che ha già speso risorse per una progettazione per degli studi preliminari affidata ad un gruppo di amici di Carlo Marino con i galloni universitari, ora cestina tutto e ricomincia daccapo.

Da quei giorni festivi di fine 2017, quando sempre per primi intercettammo in una determina natalizia (sono quelle in cui il nostro dà il meglio di se), a firma di Franco Biondi che affidava gli incarichi appena citati, abbiamo sostenuto che l’opzione di via Ponteselice, per un impianto di quel genere, era semplicemente demenziale e inapplicabile. Noi lo scrivevamo e mentre lo scrivevamo, Carlo Marino continuava a spendere quattrini per operazioni preliminari che forse lui già sapeva che non avrebbero portato a nulla.

Ci piacerebbe conoscere, allora, quanti soldi siano stati già spesi dei 2.649.999,80, anticipazione del 10%, erogata dalla Regione Campania del finanziamento complessivo di 26.499.998,90 stanziato per l’opera. Dovremmo andare a riprenderci, e forse lo faremo, alcuni atti amministrativi di cui ci siamo occupati negli anni scorsi e di cui non riusciamo a ricordare il contenuto. Quello che sappiamo invece oggi, è ciò che abbiamo scritto l’altro ieri e cioè che Franco Biondi ha affidato all’ingegnere di Benevento Giuseppe Maria Grimaldi l’incarico di realizzare gli studi e gli elaborati che serviranno a modificare la perimetrazione di un’area in località Casa Mastellone ubicata nei pressi della chiesa di Santa Lucia al confine con il comune di Valle di Maddaloni, considerata qualche anno fa a forte rischio idrogeologico dall’Autorità di Bacino di Campania Centrale e dissesto idrogeologico con conseguente rischio di frane. La zona, e questo aggiungiamo noi ad integrazione dei contenuti della determina, è quella della ex cava D’Agostino, che se ricordate bene, fu chiusa, insieme alla cava Iuliano, dalla Regione per gravi inadempienze già ai tempi in cui la legge 54 regolava il settore prima ancora dell’avvento del Piano Regionale per le attività estrattive meglio noto come Prae.

Dunque, anche in questo caso, il Comune, cioè i consoli Carlo Marino e Franco Biondi, non hanno scelto in base ad una situazione in grado di garantire una prospettiva più serena per gli eventuali lavori, ma in base ad altre considerazioni, forse ancora una volta estranee all’obiettivo reale di farlo sul serio questo impianto. Perché, se quella del sito di Ponteselice che si trova a meno di 200 metri in linea d’aria dalla Reggia, rappresentava una scelta farneticante, quella della cava d’agostino con Biondi che, nel momento in cui decide di spostare l’area d’intervento, intona la famosa canzone, letteralmente inventata da Renzo Arbore, “Fatti più in la” delle sorelle Bandiera, è pesantemente problematica, riperimetrazione o non riperimentrazione.

I consoli, dunque, hanno scelto un luogo disastrato con un rischio idrogeologico e a forte rischio frane e hanno già dovuto spendere i primi 44mila e passa euro (poco più di 35mila all’ingegnere Grimaldi più iva e accessori) per una avventurosissima riperimetrazione di questa area. Risorse attinte dal capitolo 3618, del bilancio del Comune di Caserta, il che ci conferma che i soldi sono stati attinti sempre dai famosi € 2.649.999,80 anticipati dalla Regione. Ecco perché ci interessa sapere ciò che il Comune ha speso prima. Perché uno non può svegliarsi la mattina e pensare, dopo che un’intera città aveva detto che via Ponteselice era una mastodontica stronzata, di cambiare idea come se andasse a cambiare un chilo di arance con un chilo di ciliegie dal fruttivendolo, senza che si assuma la responsabilità dei quattrini già buttati via. Non sappiamo se questa è materia da Corte dei Conti. Sappiamo invece che esiste una responsabilità politica enorme da parte del sindaco Carlo Marino e del suo alter ego di Governo Franco Biondi, i quali siccome i soldi non li tirano fuori dalle proprie tasche, tutt’altro, ma proprio tutt’altro, fanno, con il danaro pubblico, di tutto e anche di più. Anzi molto di più.

Un’ultima annotazione ispirata da una domanda: nelle narrative contenute all’interno delle centinaia e centinaia di determine che Franco Biondi, l’ormai dirigente unico del Comune di Caserta, firma, quante volte è stata utilizzata la formula di Consip e del Mepa che quello che si autodefinisce nei giorni del coronavirus, un grande Paese con un grande popolo, ha dichiarato, con una legge, la famosa spending review, come strutture dello Stato a cui i Comuni, con gli acquisti di beni e servizi sotto soglia devono, ripetiamo, obbligatoriamente attingere? Ve lo diciamo noi, centinaia e centinaia di volte. Chi mastica un po’ della materia, sa che quella formuletta che ormai Biondi usa a copia e incolla, offre la possibilità al Rup, responsabile unico del procedimento, in questo caso, ovviamente, è sempre Biondi, di bypassare questa procedura autocertificando, senza contraddittorio, la seguente condizione: siccome nell’elenco Mepa non c’è un’impresa o un professionista in grado di offrire il bene e/o il servizio proprio nella maniera in cui io come rup dichiaro debba essere, vado tranquillamente ad utilizzare la possibilità che la nuova legge sugli appalti (nuova si fa per dire perché ha già 4 anni), offre ai citati rup di scegliersi chi meglio gli pare per affidargli importi anche di un centesimo inferiore ai 40mila euro.

Forse, solo nel 2/3% dei casi, Biondi ha adempiuto all’obbligo di ricorrere al Mepa, che evidentemente obbligo non è, in questo “grande Paese con questo grande popolo” che lotta insieme, nelle giornate perigliose del Coronavirus al fianco dei produttori di pasta asciutta, detersivi che hanno riformulato e rivoluzionato i loro spot pubblicitari, a chi spara più intense cannonate di retorica, di predicazione del bene a cui seguirà sicuramente il solito razzolamento nel male. Dunque quella che dovrebbe essere un’eccezione, cioè il ricorso all’affidamento diretto, diventa una regola elusiva. Per il Comune di Caserta, per Carlo Marino e Franco Biondi, Consip e Mepa sono una macchietta, da non prendere mai sul serio, quando si tratta di erogare soldi brevi-manu.

Chissà che su questa storia dovremmo scrivere molte altre puntate.

 

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