LA NOTA. Giorgia Meloni sta umiliando la Campania per accontentare in tutto e per tutto le inquietanti pretese di Edmondo Cirielli. Ci deve essere per forza qualcosa sotto, forse del passato
19 Settembre 2025 - 12:50

All’ex carabiniere in pensione è stato consentito di inserire il suo maggiordomo politico Iannone come sottosegretario nel governo. E’ stato consentito di imporre alle europee un candidato discusso e discutibile come Alberico Gambino. È stato consentito di distruggere totalmente le prospettive del centrodestra campano di potersela almeno giocare contro il debole Roberto Fico, approfittando delle spaccature pesanti che esistono nel centrosinistra, è stato consentito di mettere in mezzo un nome sconosciuto come quello del prefetto foggiano di Napoli, Michele di Bari, peraltro amicissimo dell’ex sindaco di San Giorgio a Cremano, Giorgio Zinno, il quale correrà alle regionali nella lista del Pd, è stato consentito di battere materialmente i pugni sul tavolo nell’ufficio di Arianna Meloni senza che questa lo mettesse alla porta
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CASERTA – (Gianluigi Guarino) Rispetto alla vicenda che esternamente si configura, a questo punto, del tutto surreale, della scelta del candidato governatore della Campania del centrodestra siamo sempre in attesa che le sorelle Giorgia ed Arianna Meloni favellino. L’anomalia della situazione creatasi che, ribadiamo, possiede tutti i tratti di un romanzetto surreale, ci costringe o meglio costringe la logica, disciplina a cui ricorriamo costantemente per alimentare i contenuti dei nostri articoli, a pensare che ci debba essere sotto qualcosa di strano e di particolare a noi sconosciuto e sconosciuto ai più, riguardante la storia di Fratelli d’Italia, fondato nel dicembre del 2012 a pochissime settimane di distanza dalle elezioni politiche del 2013 quelle “rimontona” di Silvio Berlusconi grazie soprattutto al favore che gli fecero Santoro e Travaglio in quell’epocale trasmissione che i ¾ degli italiani ricordano senz’altro.
Siamo realmente costretti a rovistare nel magazzino polveroso della dietrologia magari tra le vicende collegate alla fondazione del partito e alla necessità di schierarlo già due mesi dopo al nastro di partenza delle politiche del 2013. Perché altrimenti non si può spiegare diversamente come facciano le sorelle Meloni a consentire ad Edmondo Cirielli di distruggere, preservando e rafforzando ovviamente se stesso, ogni minima prospettiva e possibilità della coalizione di giocarsela contro Roberto Fico, un candidato che, quasi unanimemente, non viene certo valutato come un’opzione forte, come un castigamatti, come uno in grado di portare voti a prescindere dalle liste che lo sostengono com’è capitato, soprattutto alle ultime elezioni, con Vincenzo De Luca.
Giorgia Meloni è la leader dell’intera coalizione ma consente che in Campania vinca il centrosinistra senza combattere. Ciò solo per accontentare Edmondo Cirielli il quale, ha prima ottenuto l’inopinata nomina a sottosegretario del suo maggiordomo politico Antonio Iannone e, successivamente, si è consentito la licenza di poter battere materialmente i pugni su una scrivania di via della Scrofa, praticamente in faccia ad Arianna Meloni, la quale ha incartato e portato e portato a casa. Siccome Edmondo Cirielli tutto è fuorchè uno sprovveduto ha pensato di avere una riserva utile per avanzare queste richieste e attuare questi comportamenti ritenendo di vantare ancora un credito nei confronti di Giorgia e Arianna Meloni. Un credito forse antico e non solo collegabile alle storie più recenti soprattutto a quella di 92mila voti di preferenza raccolti da Alberico Gambino cioè da un candidato che proviene da esperienze politiche variegate e che vanta un tipo di radicamento sul suo territorio che lo porta a camminare sempre su un crinale molto sottile tra i successi elettorali e i motivi che determinano gli stessi. Gambino, già in passato, è stato oggetto, infatti, dell’attenzione dell’autorità giudiziaria che però va detto ha scansato brillantemente guadagnandosi un’assoluzione dal reato di concussione contestatogli per diversi anni.
Chi firma questo articolo non ha mai nascosto la stima personale nei confronti di Giorgia Meloni, ma a questo punto la vicenda di Edmondo Cirielli, il suo veto posto all’unico candidato che se la poteva giocare, ossia Giosy Romano non potendo essere circoscritto in un perimetro di razionalità, quella che appartiene al Dna, al corredo caratteriale, all’intelligenza di Giorgia Meloni, fa parte di altre questioni, che non si scorgono nemmeno in controluce e che forse appartengono ai tempi della costruzione del partito di Fratelli d’Italia e alla sua fase evolutiva. Cirielli ha battuto di pugni sul tavolo di fronte alle due Meloni e queste lo hanno accontentato, determinando due conseguenze autolesionisti ma utili sicuramente per le prospettive personali di Cirielli: mortificare Giosy Romano, già allertato dal mese di giugno e consegnare il centrodestra campano al ridicolo visto che oggi, 19 settembre, a poco più di un mese dal termine della presentazione per le candidature la coalizione che esprime il governo del paese, sta facendo una figura barbina non riuscendo ancora a designare il candidato presidente, facendo girare nomi a dir poco stravaganti come quello del prefetto di Napoli, Michele di Bari, nato cresciuto e pasciuto a Foggia e sconosciuto al 95% dei campani e per di più legato da rapporti di forte amicizia con l’ex sindaco di San Giorgio a Cremano, Giorgio Zinno dimessosi a giugno scorso proprio pe candidarsi alle regionali nella lista del PD, dunque nel centrosinistra
Ora, come facciamo a non pensare che dietro a queste fasi tragicomiche non si ci sia qualcosa di altro, qualcosa che non attiene direttamente alle questioni del presente. La Meloni sa bene che la Campania, insieme al Lazio è la seconda regione per popolazione e per importanza in Italia dopo la Lombardia, lasciarla in questo modo al suo destino, ripetiamo in questo modo, con cosciente ed evidente decisione di mandarla alla deriva, è una cosa troppo grande per essere considerata frutto di una semplice strategia politica