LA TRAGICA FINE DELLA GIOVANE MAMMA DI DUE FIGLI. Stavolta, con la storia dell’ambulanza non medicalizzata, c’è scappato il morto. L’abbiamo scritto, inascoltati, centinaia di volte. L’arroganza del direttore Roberto Mannella ci ha ripagati solo di querele di uno che si ritiene intoccabile
5 Agosto 2023 - 16:14
Beninteso, la tesi dei congiunti non costituisce il vangelo. Ma se dall’Asl non arriva alcuna risposta, alcun chiarimento, come non è mai arrivato quando ci siamo occupati di questa inquietante carenza, allora noi cosa dobbiamo fare, cosa dobbiamo pensare? Intanto i carabinieri stanno ascoltando tutto i parenti.
CASALUCE (g.g.) Sapete quale è la cosa più sconfortante per un giornale serio, chiamato ad operare in questo merdaio casertano? Dover pensare che l’unico luogo in cui si può ottenere un confronto dialettico con le persone e con le istituzioni, oggetto dei nostri articoli, che ne registrano le inadempienze, le inefficienze, è rappresentato da un’aula di tribunale.
Quante volte, cari lettori, avete letto, in questo giornale, degli inviti quasi disperati, formulati nei confronti del direttore generale dell’Asl di Caserta, Amedeo Blasotti e nei confronti del dirigente dell’Unità operativa complessa del 118, Roberto Mannella, affinché replicassero o accettasero di essere intervistati, di rispondere a normali domande di un giornale che non ha mai pensato, nemmeno lontamente, di recar loro offesa, ma solamente di occuparsi, come dovrebbe essere dover di ogni organo di informazione, di come venga gestito il pubblico danato e di come questa gestione, questo uso si traduca in cifra, di qualità di servizi.
E’ diffamatorio tutto ciò? No, non lo è. Pero, noi, anche per effetto di una certa faciloneria attraverso la quale i titolari dell’azione penale svolgono le loro indagini, propinandoci dei papielli di 4 o 5 pagine, nelle notifiche di avviso di conclusioni delle citate indagini preliminari, dentro ai quali papielli non vengono estrapolate tre frasi, quattro passaggi di uno o più articoli, ma gli articoli per intero, copia e incolla, come se anche un concetto del tipo “oggi ci occupiamo di sanità pubblica a Caserta” rappresentasse di per sé un fatto diffamatorio.
Vabbè, stiamo allargando troppo il perimetro del discorso che poi affronteremo a tempo debito nelle sedi opportune, dove speriamo di poter incrociare le tesi del dottor Roberto Mannella con serenità e facendo in modo che siano quelle tesi contrapposte e non altri elementi di disturbo o complementari, che ci costringerebbero a difenderci con la stessa moneta (che a noi non manca affatto) diventino l’improprio discriminante delle deecisioni della magistratura.
Ora, cosa dovremmo fare, tacere se a Casaluce, in via Mazzini, nell’entourage della famiglia della mamma 38enne Lucia De Gais, morta stamattina, più di uno lamenta un soccorso troppo ritardato da parte del 118?
Sarà vero? Non sarà vero? Sarà frutto della comprensibile rabbia di congiunti, sconvolti da una morte improvvisa, imprevedibile? Noi non diciamo che sia vero e né che non sia vero: però una cosa la possiamo affermare, poggiandola sulla base solida di una casistica che ci ha portato più volte a segnalare casi in cui l’ambulanza del 118 è arrivata nel punto di intervento senza un medico a bordo. Le chiamano ambulanze non medicalizzate e, a nostro avviso, sono una barbarie, sono il segno più grave dell’inefficienza di un’Asl che i soldi li spende soprattutto per alimentare e abbeverare le sue infinite clientele. Questa non è colpa di Roberto Mannella. Ma noi non possiamo non rimproverare il direttore facente funzioni del servizio 118. Ora, questi si chiami Mannella o Vercingetorige, è esattamente la stessa cosa. Questo qui si arrabbia e presenta querele a dir poco stravaganti. Invece dovrebbe fare un’altra cosa: smentire la posizione enunciata da alcuni parenti della De Gais, oppure spiegare perché, in prima battuta, non sia arrivata l’ambulanza medicalizzata al cospetto di una insufficienza respiratoria, rivelatasi, poi, letale.
Quante volte abbiamo suonato l’allarme, affermando che questo gioco delle ambulanze medicalizzate o non medicalizzate, una volta o l’altra avrebbe creato una discussione, non intorno ad un soccorso, comunque non risoltosi con una tragedia, ma con un morto al centro della scena?
Non sappiamo cosa farà , una volta superati i giorni dello strazio, del dolore per questa mamma che lascia due figli piccoli, la famiglia De Gais. Ma mai come in questa circostanza occorrerebbe che il signor Amedeo Blasotti ed il signor Roberto Mannella si facessero vivi e, ripetiamo, smentissero la circostanza dell’arrivo in prima battata di un’ambulanza non medicalizzata, oppure speigassero perché nel 2023 capita che in una chiamata che risulterebbe fin dall’inizio, agli occhi di operatori esperti della sala operativa, che hanno la responsabilità di fare, come si suol dire, il triage, un codice rosso, si mandi un’ambulanza inutile , senza un medico a bordo.
Sempre secondo queste fonti familiari, tra l’arrivo della prima ambulanza, quella non medicalizzata, e l’arrivo della seconda ambulanza medicalizzata ma inutile come la prima, perché per la mamma 38enne non c’era più nulla da fare, sarebbero giunti anche i carabinieri, a cui magari chiederemo, nei limiti consentiti dal segreto istruttorio, se risulta anche a loro che la prima ambulanza fosse priva di medico a bordo. I congiunti della vittima finiranno già da oggi in caserma, per mettere a verbale quello che hanno visto.
Sappiate bene, lettori di Casertace, così concludiamo l’articolo, che questo giornale, unico e in splendida solitudine, si è occupato della ambulanze non medicalizzate, sollevando il problema e trovando dall’altra parte, dalla parte dell’Asl, dalla parte di Blasotti, dalla parte di Mannella, non una doverosa disponibilità al confronto dialettico, ma solo l’arroganza delle querele, quasi che i due non fossero persone umane e dunque, in quanto non persone umane, ma androidi, fossero totalmente infallibili.