Lasciata dal fidanzato, Poste Italiane Spa la licenzia, ma il giudice la reintegra. ECCO PERCHÈ

27 Novembre 2023 - 14:00

L’amore perduto e il lavoro ritrovato. Per 90 giorni l’azienda non le ha chiesto contro nemmeno per una volta del motivo della sua assenza non giustificata. Chiaro l’obbiettivo di “farla fuori”. Ma il Tribunale accogliendo la mia tesi, ha biasimato Poste Italiane Spa. che, dolosamente, non ha applicato alcuna sanzione conservativa, intermedia rispetto alla scadenza dei 90 giorni, violando il tal modo il contratto nazionale di lavoro.

Il caso giurisprudenziale di questo mese ha interessato una lavoratrice, una donna innamorata che, una volta perso l’amore, piano piano, ha perso tutto, finanche il proprio posto di lavoro.
Non mi viene difficile immaginare che anche voi, come tutti, almeno una volta nella vita, abbiate sperimentato a care spese quanto l’amore, sentimento in grado di donare le sensazioni più belle, se perduto, possa fare male.

A volte, però, ci sono delle degenerazioni. Questo è accaduto alla nostra protagonista. Una donna di mezz’età, che si gode la sua vita, ordinaria ma serena, fidanzata e lavoratrice dipendente della società Poste Italiane SpA. In un momento anonimo di un giorno uguale ad altri il fidanzato le dice che non la ama più e la lascia. Da quel momento, la donna inizia a perdere interesse per tutto ciò che la circonda, niente di quello che prima, visto sotto la luce della gioia che le infondeva l’amore, le appariva stupendo, le sembra più interessante. Diventa inappetente, si sente sempre stanca, smette di allenarsi e nonostante ciò, siccome non mangia più, perde peso.

Non riesce più ad avere la forza di uscire di casa, di alzarsi dal letto, di vestirsi e prepararsi, le amiche non le bastano, niente è più interessante o divertente e, alla fine, come prima di lei il suo ex fidanzato, a sua volta, smette di amarsi. In questo momento di buio, neanche il suo lavoro, che prima di quel maledetto giorno zero era fonte di orgoglio e soddisfazione, le sembra qualcosa di importante. Così non si reca più sul posto di lavoro. Passano i giorni e lo stato depressivo è tale che la lavoratrice non percepisce neanche l’esigenza di recarsi dal medico, non si fa visitare, non ha certificati medici e non giustifica le assenze. Quando i giorni di assenza ingiustificata diventano ben 90, la società Poste Italiane, sostenendo di esserne venuta a conoscenza solo in quel momento, solleva alla lavoratrice una contestazione disciplinare per assenza ingiustificata e, nonostante le giustificazioni tempestive della donna, accompagnate, questa volta, dalla relativa certificazione medica, irroga alla stessa un licenziamento disciplinare per giusta causa. Quando studiai la vicenda nella mia mente si profilò immediata l’associazione tra i due rapporti terminati, quello sentimentale e quello lavorativo. La donna era sola e senza lavoro.

Pensai, se è vero che la persona che amiamo non è obbligata a stare con noi ed è libera di scegliere con chi condividere la propria vita, nel rapporto di lavoro, dove invece ci sono precisi obblighi, può veramente considerarsi legittima una prolungata condotta del datore di lavoro che abbandona completamente la dipendente al proprio destino? Così, quando impugnammo il licenziamento in Tribunale, chiedendo la reintegra della lavoratrice, oltre a sostenere che la donna fosse malata e, quindi, non assente ingiustificata e che, comunque, considerata la sua effettiva situazione, la condotta non potesse essere imputabile alla sua volontà, eccepimmo la tardività della contestazione, apparendo inverosimile – oltre che moralmente deplorevole – che una dipendente potesse, letteralmente, scomparire per 90 giorni e il datore non rendersi conto di alcunché. Dopo aver sentito i testimoni e all’esito di una lunga discussione, il Tribunale di S. Maria C.V., nella persona del Giudice dottoressa Adriana Schiavoni, accertato che la società fosse quotidianamente a conoscenza dell’assenza ingiustificata della lavoratrice, in accoglimento della tesi della difesa, ha ritenuto che la Società avesse dolosamente atteso il decorso dei giorni previsti dalla Contrattazione Collettiva per applicare la massima sanzione disciplinare, ossia il licenziamento. Specificamente, nella pronuncia si legge che il datore di lavoro avesse posto in essere un uso distorto ed abusivo del potere disciplinare, in aperto contrasto con le regole di correttezza e buona fede, attendendo che la condotta della lavoratrice superasse la soglia di tollerabilità per poterla licenziare, laddove un tempestivo esercizio del potere disciplinare, proprio in applicazione del Contratto Collettivo di Poste Italiane, avrebbe comportato una sanzione conservativa e la lavoratrice non avrebbe perso il posto di lavoro. Su tali premesse, il Tribunale ha dichiarato illegittimo il licenziamento e reintegrato la lavoratrice.


Non abbiamo potuto restituire alla donna l’amore perduto, ma con amore le abbiamo restituito il suo posto di lavoro.
Per quanto riguarda la rottura dei rapporti sentimentali, appare doveroso, soprattutto alla luce dei terribili fatti di cronaca degli ultimi giorni, sottolineare la necessità che tutti imparino ad accettare la fine di un amore, a prescindere da quanto doloroso possa essere il relativo percorso. Credo possa aiutare la consapevolezza di aver provato un sentimento sincero e di averlo chiaramente manifestato. La vita va come deve andare, l’importante è non avere rimorsi né rimpianti.
Pertanto, nella vostra quotidianità fate sempre ciò che vi rende felici e non abbiate paura di amare, ma quando la rottura riguarda un rapporto lavorativo rivolgetevi ad un buon avvocato!