L’Asl di Caserta “salvata” dalla Cassazione, per ora non dovrà restituire molti quattrini ad un suo dirigente medico

20 Aprile 2024 - 19:38

I giudici della legittimità hanno annullato con rinvio il verdetto della corte di Appello, che aveva ricalcato quello del tribunale di Santa Maria Capua Vetere che aveva considerato illegittima la decurtazione del Fondo remunerazione variabile aziendale, ossia l’integrazione di stipendio per determinati obiettivi raggiunti, per le cifre eccedenti a quelle che potrete leggere nell’articolo, relative agli anni 2010, 2011 e 2012.

CASERTA In ballo c’erano e ci sono ancora molti quattrini, quelli relativi all’articolo 9 del Contratto collettivo nazionale di lavoro dell’area medica veterinaria, quelli rivendicati dal medico o ex medico, non sappiamo se sia o meno andato in pensione, Pasquale Orefice, il quale aveva impugnato, diversi anni fa, la decisione dell’Asl di Caserta di decurtare del 30% il Fondo remunerazione variabile aziendale del trattamento economico della dirigenza medica e veterinaria. Conseguentemente, del 30% anche la sua quota parte. Il tribunale di S. Maria C.V. nel 2018 gli aveva dato parzialmente ragione, sancendo l’illegittimità della decurtazione del fondo relativamente alla parte eccedente la somma di 403,409 euro per il 2010, della parte eccedente la somma di un milione e 383mila euro per il 2011 e della parte eccedente la somma di 2 milioni e 130mila euro per il 2012.

Questa sentenza era stata impugnata dall’Asl di Caserta che però aveva incassato un’altra sconfitta in corte di Appello. Ora, però, la corte di Cassazione, ha accolto il ricorso e ha annullato la sentenza della corte di Appello, rimandando l’intero fascicolo alla stessa che dovrà ricalcolare le somme alla luce di tutta una serie di elementi che la difesa dell’Asl ha portato e che la Cassazione ha considerato fondati, a partire dalle necessità cogenti assunte dall’Asl per effetto delle direttive del commissario ad acta, nominato al tempo dal Governo per il rientro dal deficit, aggiungiamo noi enorme, del Servizio sanitario regionale.

Partita, dunque, ancora aperta, visto che la corte d’Appello, naturalmente come sempre capita in queste occasioni, investendo una sua sezione civile diversa rispetto a quella che nel 2021 si pronunci, dovrà risentenziare sulla questione.

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