L’ECONOMIA DEL CLAN DEI CASALESI. Punto per punto, ecco chi e come gli Schiavone assumevano nelle loro imprese, in modo da non far scoprire chi ci fosse dietro

28 Maggio 2020 - 12:27

Nello stralcio dell’ordinanza che pubblichiamo in calce, c’è un’accurata descrizione di tutti i comportamenti che andavano tenuti per impedire all’autorità giudiziaria di identificare la proprietà, procedendo ad azioni di sequestro

 

CASAL DI PRINCIPE – Niente era improvvisato e niente è stato improvvisato a Casal di Principe e nei paesi che hanno rappresentato il nucleo del clan dei casalesi nell’organizzazione della struttura delle imprese edili che partecipavano a grandi gare d’appalto, il più delle volte aggiudicandosele nell’intera provincia e nel resto della regione e anche nel resto d’Italia.

Soprattutto negli anni 2000 si è posto, davanti agli occhi della camorra-imprenditrice il problema delle indagini patrimoniali rese più efficaci dall’innovazione tecnologica. Nell’ordinanza che noi abbiamo definito, per semplicità, La Contessa, perchè riguarda anche il titolare di questa conosciuta struttura della ristorazione che si trova a Giugliano, abbiamo un saggio di come i camorristi-imprenditori si muovevano per evitare che le autorità inquirenti risalissero alle vere strutture di controllo di queste imprese.

Carmine Schiavone di Eliseo è stato uno dei protagonisti del tempo, uno di quelli che ha dovuto fare i conti col problema del travisamento aziendale. Ad esempio c’erano imprese a lui collegate e quindi collegate al clan dei casalesi che operavano in territori diversi dall’agro aversano, aggiudicandosi gare un pò dappertutto.

C’era la necessità dunque di garantire la credibilità dei prestanome, per esempio di un Raffaele De Angelis o di un Andrea Perrone affinchè non si arrivasse attraverso loro alla famiglia Schiavone, reale proprietaria di quella data impresa. E allora, la prima cosa consisteva nell’arruolare personale residente nelle zone in cui l’impresa operava partecipando a molteplici gare d’appalto bandite dai comuni. Siccome c’era la necessità di avere uno zoccolo duro, dei fedelissimi nel personale, tra gli operai che potessero garantire un certo modo di lavorare di quelle imprese, venivano assoldati, come potete leggere nello stralcio che pubblichiamo in calce, “operai scegliendoli tra coloro che forniscono particolari garanzie di riservatezza, nel timore che gli organi investigativi possano risalire ai reali titolari delle aziende aggiudicatarie degli appalti pubblici.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA