L’EDITORIALE. Attento 5 Stelle: non farti risucchiare dagli affaristi. Macrico e biodigestore, problemi inscindibili. Capito, Santillo?

1 Ottobre 2018 - 12:14

di Gianluigi Guarino

Difficile, se non impossibile, ricostruire, tranne che in qualche caso, le storie dei cosiddetti “Cittadini”, che, grazie a 50 o 60 voti, raccolti sulla rete, sulla piattaforma Rosseau, ma Jean Jacques non gradirebbe che gli si intitolasse una roba così poco democratica, si sono trovati inopinatamente a diventare deputati o senatori della Repubblica. Questo paese, per colpa di una causa incontestabile, costituita dall’assoluta inconsistenza moral-culturale della sua classe dirigente, da cui sono gemmati parlamentari filibustieri, furbetti e furbastri, desiderosi solo di coltivare i propri orticelli o quelli dei loro congiunti, delle loro amanti o di ragazzotte allegre, ha trovato una medicina definitiva, in grado di estirpare il male ma che, contemporaneamente, ammazza il malato, mostrando la sua totale inutilità.

Quella che era un’autostrada ad 8 corsie è diventata, per la medicina chiamata 5 Stelle, un percorso strettissimo. Perchè Grillo non è riuscito a trovare un punto di sintesi tra la necessità di selezionare la classe dirigente, attribuendo alle basi degli elettori o, come preferisce dire lui, dei cittadini, la potestà autentica, in quanto orizzontalmente definitoria, e l’uguale necessità di completare il processo di selezione andando a fornir ausilio, a rafforzare l’ancora fragile e insufficiente della piattaforma Rosseau.

Perchè, se io candido una persona, anzi pardon, un cittadino in un collegio uninominale di 500 mila abitanti per la Camera o di un milione di abitanti per il Senato, non basta affermare che 150 o 170 voti, peraltro facilmente, leggi artificiosamente, organizzabili, facilmente determinabili, loro e le pesantissime conseguenze politiche che provocano, possano essere credibilmente considerati una risposta autenticamente, rigorosamente democratica alla necessità di disancorare la selezione al potere dei partiti di oggi, diventati dei meri contenitori di questuanti, perennemente in attesa di ricevere una monetina da capi, mai messi in discussione da un autentico processo democratico interno.

La piattaforma Rosseau non è, dunque, sufficiente e rischia seriamente di far affiorare, di far emergere, il lato patologico potenziale del sistema di selezione attivato da Grillo e Casaleggio: non tanto quello dell’incompetenza, che è un falso problema. Lo sarebbe invece in Gran Bretagna, in Francia, nella stessa Spagna. Ma non in Italia.

E sapete perchè? Perchè i grillini ignoranti vanno a sostituire i forzisti ignoranti, i democrats stra-ignoranti, insomma, non si avvertirà in Parlamento, come non si è avvertita nella legislatura scorsa, l’incompetenza dei 5 Stelle perchè la loro è la stessa incompetenza delle classi dirigenti delle rappresentanze parlamentari dei partiti della cosiddetta seconda repubblica, ancor più pericolosa in quanto già collaudata nella pratica delle ruberie e della cura esclusiva di quello che, modificando leggermente e amplificando la definizione di Guicciardini, potremmo definire “il particularissimo”.

La questione vera, allora, è un’altra, cioè la seguente: chi, grazie a quel processo democratico largamente insufficiente, grazie ai 150 voti, raccolti sulla piattaforma Rosseau, si trova a decollare dalla terra melmosa del proprio peregrinare all’interno della caotica realtà di un meridione in cui, se non ti arrangi, molto spesso fai la fame, alle stanze dorate, ai velluti rossi, ai damascati di Montecitorio e di Palazzo Madama.

Non essendo state, queste persone, dei mestieranti, degli abituali frequentatori di grandi e di piccoli palazzi, si troveranno di fronte alla possibilità di riscattare il peregrinare faticoso dell’epoca pre-Rosseau, avendo in mano finalmente un potere per cogliere i propri obiettivi. Perchè sarebbe una pia illusione se Beppe Grillo ritenesse che ogni pensiero, non tanto quelli manifesti, ma soprattutto quelli reconditi dei suoi cittadini-eletti, sia volto al bene comune.

L’ascesa dei 5 Stelle è stata rapida e travolgente e gli imbucati, i furbi che hanno colto al volo l’occasione, non credendo ai loro occhi quando hanno capito che sarebbe bastato reclutare un centinaio di amici, farli registrare sulla piattaforma Rosseau e poi, prendendo il loro voto, volare verso i palazzi del potere romano, sono tanti.

Stavolta specialmente, in una situazione in cui il voto delle urne vere, quelle del 4 marzo, ha premiato, con numeri esponenziali rispetto al passato, il Movimento 5 Stelle.

Ecco perchè ieri, per la prima volta (CLICCA QUI PER LEGGERE L’ARTICOLO), abbiamo compiuto una breve riflessione all’interno del nostro primo focus sull’antica questione del Macrico, ennesima grande occasione persa per questa città, per mostrarsi moderna nella concezione di un tempo in cui il verde, l’aria aperta, la possibilità per i bambini di giocare liberi, sono divenute la principale politica di un welfare allargato e di sicuro successo e per di più in grado di costruire reddito economico per una città, nonchè reputazione morale e politica per chi si rende promotore di questo tipo di scelte.

Quell’articolo di ieri, insomma, ha puntato a focalizzare lo strano atteggiamento dei 5 Stelle le cui battaglie, in tutta Italia, a partire dalla no-Tav, hanno sempre privilegiato, in maniera a volte anche troppo radicale e confessionale,  questa visione che è già nella realtà dei fatti, nella ricerca spasmodica delle famiglie di parchi e di zone verdi per i propri figli all’interno delle ancor poco accoglienti aree urbane, e non può essere più considerata solo profetica. Sorprendente è stata, al riguardo, la proposta, formulata dai grillini casertani, del Campus universitario quale destinazione principale dell’area Macrico.

Sorprendente perchè l’ultimo dei problemi sofferti dall’università di Caserta, è quello di vedersi costruire un Campus quando siamo di fronte ad un’altra raccapricciante fase di stallo per il Policlinico, lo capisce anche un bambino delle elementari che il discorso del Campus universitario è solo una trovata puramente strumentale al vero obiettivo, evidentemente perseguito anche da qualche parlamentare di 5 Stelle, di iniettare a freddo grandi volumi aggiuntivi di cemento, che sarebbero anche una vera e propria festa, una sagra, un’orgia di gare d’appalto e di incarichi professionali, naturale alimento per la mentalità biologica che connota la politica di Carlo Marino e vera e propria manna dal cielo per i cuochi della cucina degli orrori, i ben noti Franco Biondi, Giovanni Natale e compagnia, pronti ad attivare le loro tante cinghie di trasmissione su cui possono contare all’interno di alcuni ben definiti e accordatissimi studi professionali della città capoluogo e dei suoi dintorni.

Questa è l’antitesi di ciò che 5 Stelle predica, anche perchè all’interno del Macrico, di cui evidentemente tutti parlano, ma che nessuno conosce fisicamente, delle volumetrie ci sono, eccome se ci sono. Volumetrie importanti, di immobili, divenute sopravvivenze delle attività militari. Quelle costruzioni potrebbero essere riadattate oppure abbattute con una loro riedificazione di pari volume, non aggiungendo un solo grammo di cemento alle dotazioni attuali del Macrico a quello che il Macrico è stato ed è nella sua configurazione storico-culturale.

E allora, ecco perchè abbiamo la sensazione che, a Caserta, all’interno di 5 Stelle si stia attivando quel meccanismo di cui scrivevamo prima. Con tutto il rispetto per l’ingegnere Agostino Santillo, della signorina Iorio, del signor Nicola Grimaldi eccetera, se loro, per l’opinione pubblica nazionale sono degli Ufo, per noi, che da anni e anni facciamo informazione locale e spesso anche localissima, sono persone conosciute e, in qualche circostanza, “carte conosciute”. Nel senso che abbiamo incrociato l’agire loro o delle loro famiglie quando Beppe Grillo faceva solo il comico televisivo, e mai a nessuno sarebbe venuto per l’anticamera del cervello, l’idea che avesse un destino da leader politico.

Dunque, restringendo il campo delle citazioni onomastiche, ribadendo il rispetto, questa volta solo per il senatore Agostino Santillo, noi non è che non sappiamo quali fossero il suo lavoro, le sue relazioni politiche, le legittime istanze per affermare la propria offerta professionale nell’epoca pre-Rosseau. Lo sappiamo ed è per questo che uno come Santillo deve sforzarsi ancor di più, deve raddoppiare le forze, per far capire che lui non cerca più appalti, cioè non cerca più lavori agli enti locali come faceva fino a qualche tempo fa, ripetiamo, anche comprensibilmente, ma che oggi è un rappresentante del partito che dice di voler abbattere un sistema per costruirne un altro, fondato sulla meritocrazia e non sulla raccomandazione, fondato sulla limpidezza delle procedure di appalto o di concorso, con tanto di lotta strenua alla piaga della corruzione, la quale non è una cosa a se stante, ma è un marchio identificativo, componente e spesso culmine di un processo amministrativo che contiene in sè anche altre patologie, quali la turbativa d’asta, il falso ideologico o materiale, l’abuso d’ufficio, il peculato eccetera.

E allora, 5 Stelle, nel momento in cui si reca dal sindaco Carlo Marino per parlare del Macrico, deve, per rendere credibile questa sua identità, agganciare il discorso del destino dell’enorme area verde della curia casertana, ad altri discorsi che non possono essere tenuti in freezer in quanto connessi al primo, a partire da quello sul biodigestore o meglio, su quello relativo alla localizzazione (perchè è questo il vero problema) dell’impianto di trattamento dei rifiuti umidi, a pochi passi dalla Reggia di Caserta.

Se invece, i grillini scindono le cose, si auto-censurano rispetto anche ad un solo anello di quella che, ripetiamo, è la stessa catena, allora è chiaro che noi, esperti del mestiere e testimoni da 20 anni di quello che capita dentro e dietro agli uffici tecnici di questa provincia, siamo portati, più che legittimamente, a sospettare. Ed è logico, non ce ne voglia (e sono tre) il senatore Agostino Santillo, che un ingegnere, il quale, per anni, gli uffici tecnici che meglio sarebbe definire ricottifici, li ha girati e ben li conosce, diventi il maggior sospettato di questa politica obliqua e tremendamente somigliante a quella attuata dagli altri partiti.

Vedete, le critiche pesanti, indirizzate dal movimento Speranza per Caserta ai pentastellati, non sono da sottovalutare, visto che questo movimento locale ha appoggiato ufficialmente 5 Stelle, senza chiedere nulla in cambio, alle ultime elezioni politiche. Deludere e deridere quell’elettorato potrebbe anche rappresentare un fatto non rilevantissimo e non dirimente, in proiezione di un passato prossimo, rispetto al successo o all’insuccesso del progetto elettorale, più che politico, di marca grillina.

Ma il comunicato, da noi pubblicato all’interno del focus prima citato, deve far riflettere le aree più integre e lungimiranti del movimento; deve incrociare l’entusiasmo, a volte ingenuo, ma limpido e contagioso, appartenente ad una fede reale, trasparente, nei propositi rivoluzionari del movimento, del generale Antonio Del Monaco, deputato eletto nel collegio maggioritario di Caserta, Maddaloni, Marcianise e dintorni.

Vedremo nei prossimi tempi, andando a registrare un pò gli equilibri interni di 5 Stelle, come si porrà e come si muoverà Vilma Moronese, neo presidente di commissione al Senato e personaggio autenticamente indecifrabile, in grado di vivere anni tranquilli proprio perchè mimetizzati al di fuori dei meccanismi del confronto politico locale.

Alla Moronese diciamo: questa legislatura, però, non è come quella precedente. Ora lei è presidente di una commissione parlamentare; il suo partito governa l’Italia. Per cui, non conti, come ha potuto fondamentalmente contare negli ultimi anni, sulla distrazione di questo giornale, l’unico che, quando vuole, segue le vicende della politica alla maniera grillina, che più grillina non si può.