L’EDITORIALE. La visita di De Luca all’ospedale di CASERTA. Il Dg Gubitosa trattato, purtroppo per lui, come un garzone. Un rapporto così non serve all’Aorn

14 Maggio 2021 - 19:15

CASERTA – Due siparietti: per carità, roba scherzosa che di per sé non assumerebbe alcun significato se non coinvolgesse due figure tipiche e fondamentali degli ordinamenti amministrativi regionali: il governatore Vincenzo De Luca e uno dei direttori generali di un’azienda ospedaliera o sanitaria locale.
Ma anche nella narrazione ragionata dei due siparietti, non basta una presentazione di tipo generale, e cioè che da una parte c’è De Luca e dall’altra uno qualsiasi dei direttori generali.

Non basta perché le due battute fatte dal governatore l’altro giorno, in occasione della sua visita nell’ospedale di Caserta, potrebbero essere tranquillamente rubricate nella categoria di una confidenzialità non sospetta esistente tra un leader politico, titolare di un’altissima funzione istituzionale, e uno dei più importanti manager della Campania, perché se uno dirige, l’azienda ospedaliera di Caserta, con circa 1400 dipendenti e qualche sopravvissuto, non più d poche decine, di somministrati, non può non essere un manager di qualità, un eccellente nelle amterie dell’economia e dell’amministrazione dei servizi sanitari.
Mica in Italia ci sono mille aziende ospedaliere?
Sono molte di meno.
Per cui lì ci stanno i migliori.
E d’altronde, se tu domandi a un qualsiasi presidente di Regione o a un qualsiasi assessore regionale alla sanità su che base hanno scelto i manager delle Asl e delle aziende ospedaliere, vi risponderanno sempre la stessa cosa: abbiamo scelto i migliori.
E arriviamo ai siparietti.
Mentre De Luca faceva il suo mestiere di politico, annunciando roboantemente lo stanziamento di 100 milioni di euro per i lavori che dovrebbero partire per l’abbattimento e ricostruzione di una palazzina destinata a ridare dignità logistica al reparto delle malattie infettive, e per la costruzione di un altro immobile destinato a ospitare il Dipartimento di Neuroradiologia, si è inserita la voce del direttore generale Gaetano Gubitosa:

“Sono arrivati solo 55 milioni di euro”.

Uno adesso è portato a pensare: questo qui è un vero manager che rivendica la sua dignità professionale e istituzionale al punto da non esitare nel correggere anche il presidente della Regione.

Ora, è vero che lì a parlare c’era Vincenzo De Luca e non un altro governatore e che dunque la battuta veloce può essere ascritta anche alla peculiarità di un carattere umano che ben conosciamo; ma quello “Stai zitto” detto da De Luca pane al pano, vino al vino, e subito senza nessuna reazione da Gubitosa, non significa molte cose, ma sicuramente una cosa la spiega.
Tra De Luca e Gubitosa esiste una relazione che ha poco a che vedere con quella che canonicamente collega un politico, seppur di rango, e colui che è, secondo i criteri che hanno condotto alla sua scelta, uno dei migliori dieci manager della sanità in Campania e addirittura uno dei migliori cinquanta in Italia.
Mo non è che i ruoli debbano ingessare la lingua e anche la vivacità dialettica e l’attitudine allo scherzo, soprattutto quando questi sono connaturati al carattere dei personaggi coinvolti.
Ma c’è modo e modo.

Questo non significa che noi biasimiamo De Luca, ma vuol dire che questa sua battuta ci fa comprendere, confermando l’idea che ci siamo fatti da tempo, che dentro di sé il governatore considera Gubitosa un brav’uomo, bravo soprattutto perché non gli creerà mai grane e non porrà, ritenendosi toccato dalla grazia, nessun problema al capo, limitandosi acriticamente a realizzarne le direttive anche quando queste gli creeranno problemi rispetto ad una immagine a cui, evidentemente, Gubitosa non tiene.
Secondo siparietto: il direttore generale smanetta con il telecomando abilitato a far scorrere le slides descrittive delle appena citate nuove costruzioni, e questa sua postura, il modo con cui si muove induce De Luca a fare una battuta delle sue.
“Vedete, vedete, sta giocando con la giostra, ci trova gusto”.

Anche in questo caso, la configurazione letterale della frase è insignificante, nel senso che tu non può di per sé farne discendere una valutazione impegnativa.
Ma se questa frase la incastri nel contesto dell’ospedale civile di Caserta, se la incastri nella volontà di capire, non per farsi i fatti loro, ma per riflettere sul destino dell’azienda, che tipo di rapporto abbiano De Luca e Gubitosa, capisci che non ti trovi di fronte ad una dipendenza, ad una subalternità, ma addirittura ad una sudditanza.
Una di quelle robe che il grande Paolo Villaggio rappresentava attraverso il suo formidabile Ugo Fantozzi.
Insomma, ci mancava solo il “Come è buono, lei”.

Perché un presidente della Regione e un grande manager possono anche sfottersi, tra di loro, ma lo faranno nel registro di uno stile definito in strutture dialettiche votate all’elegante ironia e non pescate nel format che raffigura un comandante in capo e un ragazzo di bottega.

E questo tipo di rapporto fa male, molto male, alle sorti dell’azienda ospedaliera di Caserta.
De Luca, infatti, al di là delle parate, per presentare progetti che tutti gli ospedali italiani faranno con la montagna di soldi che arriverà dall’Europa, pensa prima a Salerno, poi a Napoli e poi eventualmente a Caserta.
Per cui, qui più che altrove occorrerebbe un direttore generale autenticamente rispettato come tale dal livello politico.
Uno con le palle sufficienti per dire a De Luca: Amico governatore, guarda che qui tra infermieri, operatori socio-sanitari, ostetriche e tecnici siamo sotto organico del 30%, una cifra che ammazzerebbe ogni tipo di impresa.
Ora – continuerebbe Gubitosa – siccome dalla nostra impresa dipende la vita o la morte delle persone, prima di fare palazzine, nuovi reparti, perché non sistemiamo tutto il disastro che c’è e che la parata nasconde sotto al tappeto, come si fa con la polvere e i guai?

Gubitosa non si rivolgerà mai a De Luca in questo modo, perché questo ci raccontano, perché questo ci indicano con chiarezza i due siparietti solo apparentemente insignificanti.