Lo Stato può riscattare i suoi fallimenti di quando ha vestito i panni dell’imprenditore? Secondo Raffaele Volpi, sì
30 Agosto 2018 - 20:00
CASERTA (gianluigi guarino) – Facciamo volentieri una deroga all’auto disciplina che ci siamo dati nel momento in cui, abbiamo scelto peraltro orgogliosamente, di esse un giornale digitale locale e niente di più, almeno per il momento. Casertace, se si chiama così, ci sarà un perché. Vuole dare buona informazione e proporre opinioni, spunti di dibattito sulle cose che riguardano il territorio di questa provincia, evitando, il più possibile digressioni esterne che disorienterebbero solo i nostri lettori, vittime di una dispersività cronistica che non potrebbe non essere al ribasso.
L’eccezione la facciamo per due motivi. La prima è perché consideriamo Raffaele Volpi (veneto trapiantato in Lombardia, o lombardo trapiantato in Veneto, la direzione del tragitto non la ricordiamo bene), una persona seria, serena che ha interpretato fino ad oggi la politica con grande umiltà e dando sempre la sensazione di esprimere una tensione convincente verso i temi del bene comune. Cosa che, al di là delle parole e dei buoni propositi, rappresenta una virtù rarissima nella politica italiana. Per cui, uno può considerare la Lega un male della politica, può considerarla, al contrario, un bene per la politica, ma di sicuro non potrà dire che Raffaele Volpi è un politicante come tanti, come ce ne sono anche, in verità, nel suo partito, soprattutto nella neo classe dirigente meridionale.
La Lega e Salvini l’hanno voluto sottosegretario alla Difesa con delega ai carabinieri, ma un leghista come lui, cresciuto, sedimentato in un tessuto economico, di grande valore, di grande successo, con numeri che fanno invidia anche a quelli delle regioni appartanenti alle nazioni più ricche d’Europa e del Mondo, non può non esprimere passione per l’economia della produzione, per quei principi che poi diventano solide prassi che hanno fatto la fortuna a 5,6 o a 7 zeri delle industrie grandi, medie e piccole del lombardo-veneto.
Il comunicato di Raffaele Volpi è interessante perché afferma una cosa, a suo modo trasgressiva. Comunque anticiclica rispetto a tutto quello che è stato detto e fatto in Italia, partendo dal presupposto che tutto ciò che era pubblico era inefficiente, improduttivo e in grado di sopravvivere solo grazie al massiccio intervento dello Stato e di una spesa pubblica che ha macellato letteralmente i nostri conti dagli anni ’70 in poi. Il ché, ai tempi dell’Iri, governata da Romano Prodi, era assolutamente vero ed era ancor più assolutamente doveroso affermarlo e denunciarlo, aggiungendo a questa stroncatura un ancor più severo giudizio sul modo con cui erano state realizzate, da questo stesso gruppo di potere, le privatizzazioni del salotto buono, che poi cadono i ponti e la gente si chiede il perché. Volpi dice che esiste una strada perché alcuni asset fondamentali del Paese affinché restino in mani italiane e, perché no, nelle mani dello Stato. Potremmo allungarci e dilungarci tanto su questo argomento affascinante. Se la Lega innesta un sistema, un metodo che è quello che ha fatto il successo dell’economia settentrionale, dentro ai piani industriali delle aziende fondamentali per il funzionamento di quello che giustamente Volpi chiama il sistema Paese, c’è la possibilità di un rovesciamento storico? Secondo Volpi sì. Ricette liberali, regole che si aggancino fedelmente a quelle del mercato e lo Stato potrebbe diventare un ottimo imprenditore.
“E’ necessaria un’azione coordinata per ottenere maggiori risultati al sistema Paese e garantire la competitività del comparto industriale. Lo ha detto il sottosegretario alla Difesa, Raffaele Volpi, in una nota. “Ho la convinzione, in particolare per le industrie che afferiscono al controllo da parte della Stato, che il superamento di alcune posizioni, una maggiore messa a sistema continuativa e coordinata della azioni strategiche ed una fluida e proattiva individuazione degli obiettivi condivisi con l’azionista di riferimento sempre pronto e disponibile al supporto con tutte le sue componenti, porterebbe ancora maggiori risultati al sistema Paese e permetterebbe ulteriori possibilità di essere complessivamente competitivi, come comparto industriale, all’interno di un mercato che vede concorrenti combattivi anche in paesi alleati in sistemi di strategie geoeconomiche asimmetriche e variabili”, afferma il sottosegretario. Secondo Volpi, questa riflessione sarebbe “utile complessivamente all’interesse nazionale” e “dovrebbe essere estesa ai settori strategici che comprendano non solo gli assetti industriali quali quello delle telecomunicazioni ma anche ai settori infrastrutturali, finanziari e bancari che pure in una logica contemporanea e liberale di mercato dovrebbero rimanere con la testa e cuore in Italia”.