MACRICO. Che cosa ne deve essere dell’area durante la gestione commissariale della città?
26 Giugno 2025 - 18:15

Caserta (pm) – Un lettore ci ha inviato le foto che pubblichiamo, le quali mostrano un giardiniere che, in condizioni di equilibrio precario, è intento a liberare un alto muro perimetrale da una fitta vegetazione rampicante. Sarebbe una delle tante segnalazioni che riceviamo in redazione volte a denunciare le situazioni di pericolo che corrono gli operai nei cantieri e, più in generale, sui luoghi di lavoro. Ma questa ha una specificità, perché si riferisce a lavori effettuati alcuni giorni fa nell’area del Macrico, sul lato di via Sud Piazza d’Armi, presumiamo per la sistemazione del verde e commessi dalla proprietà diocesana. Il magistero ecclesiastico condanna con forza gli infortuni sul lavoro, considerandoli una violazione non solo giuridica, ma soprattutto del nuovo umanesimo del lavoro che essa promuove. Tuttavia, in questo specifico caso, se le immagini e le circostanze non ingannano, si evidenzierebbe al meno una ‘culpa in vigilando’ per il rischio a cui appare esposto il lavorante.

Ed a proposito di Macrico, molti lettori sapranno che da domani e sino a domenica vi si svolgerà una sorta di festival, all’insegna di “creatività, cultura e comunità”, secondo le intenzioni dei promotori, che aspirerebbero, attraverso una tale iniziativa, ad una rinascita urbana e sociale di questo spazio simbolo della città. Vaste Programme e soprattutto velleitario e forse interessato, se si considerano le 72 ore a disposizione e le si mette a confronto con l’impegno ultraventennale profuso seriamente in questo senso dalle storiche associazioni ambientaliste del Comitato Macrico Verde, che vi propugnano un foresta urbana in linea con le più attuali tendenze urbanistiche ed ecologiste. In realtà, a nostro modo di vedere ed in buona sostanza, si tratta di una manifestazione commerciale, foss’anche di natura sociale, di cui adotta sì gli stilemi e le parole d’ordine di un comunitarismo fuori del tempo, ma commerciale. La formula è certamente accattivante. L’ingresso è libero sino alle ore 18, dopodiché c’è, per quanto modico (tre euro o tre euro e cinquanta), un biglietto di ingresso. Il food

E certo lascerebbe perplessi, ad esempio, la possibile presenza, già vista nelle formule passate, di un cartomante, per la “contradizion che nol consente” con il dogma cattolico e la proprietà ecclesiale. Ed un’ultima notazione la dobbiamo laddove gli organizzatori fanno leva pubblicitaria su verde e natura del luogo. Forse non sanno che il progetto della diocesi è quello di realizzare costruzioni per 500mia metri cubi. Un’enormità, che relega alberi e vegetazione in secondo piano e subordina i loro spazi ed il loro sviluppo all’esteso insediamento urbano progettato.
Naturalmente non abbiamo niente da obiettare rispetto ad un manifestazione del genere. E né sappiamo e né ci interessa che il vescovado si sia limitato ad affittare o concedere in comodato l’area ai promotori dell’iniziativa. Crediamo nell’economia capitalistica come fattore di progresso e di sviluppo sociale e nella intangibilità della proprietà privata. Dunque, la curia vescovile può fare quello che meglio crede del Macrico di cui ha il pacifico possesso. Se rispetta le leggi e se il comune di Caserta non ha nulla da eccepire che si tengano iniziative di intrattenimento e spettacoli per liberalità più o meno certa nell’area di cui quella è titolare – per quanto inclassificata dal punto di vista della destinazione urbanistica – nulla questio.
L’unica cosa che ci auguriamo come comuni cittadini e che nessun malinteso senso di riguardo, quasi un metus reverentialis, verso l’istituzione religiosa condizioni le autorità di controllo anche con riguardo alla regolarità fiscale delle attività di vendita di prodotti e di offerte di servizi che avverranno.
Osserviamo solo che, ai nostri occhi, anche questa iniziativa laica, pseudo sociale smentisce tutto il quadro edulcorato che la Fondazione Casa Fratelli Tutti da sempre fa del proprio operato, tutto ispirato a idealità, al solidarismo, al creato, all’ecologismo declamato. Nei fatti non vuole che costruire nel Macrico per la realizzazione di nuovi e dispendiosi baracconi pubblici da gestire e mantenere e di cui la città non ha bisogno. E se giovani e ragazzi soprattutto accorreranno a frotte, come già è avvenuto per il parco Maria Carolina, sarà per sola voglia di divertimento, in una città che manca di tutto. Non certo per adesione ai progetti sfuggenti del vescovo Lagnese e di don Giannotti e non sapendo quasi niente delle questioni vere del Macrico.