MARCIANISE. I numeri vergognosi del tutor: al popolo il 6,86% degli incassi e al privato il 42,1%. Amministrazione inetta ed è definizione garantista

13 Agosto 2022 - 18:27

La disastrosa gestione di un appalto che resta misterioso in tanti suoi aspetti rende opportuno da parte nostra ritornare sull’argomento in maniera analitica, trattandosi di una vera porcheria sin dall’inizio, che il viceprefetto vicario stroncò e che oggi in cui, incredibilmente, dopo tutto quello che è successo, l’amministrazione vuole riproporre. MARTEDI’ SECONDA PUNTATA SULL’ACCORDO BARZELLETTA TRA VELARDI E MAGLIOCCA

MARCIANISE – Meno male che Pinoriccio c’è. Perché, finalmente, nel corso dell’ultima seduta del consiglio comunale di Marcianise ha ufficializzato, da assessore alla Viabilità, quello che poco meno di un anno fa, il giorno 8 novembre 2021, l’allora segretaria comunale Maria Antonietta Iacobellis aveva messo nero su bianco in una relazione stesa su richiesta del sindaco Antonello Velardi nei giorni in cui l’argomento del funzionamento del tutor stava divenendo rovente e si avviava a diventare famigerato, rendendo necessaria l’esercizio della pratica del finto tonto da parte del primo cittadino.

Pino Riccio ha quantificato in 5 milioni e 80 mila euro il gettito di cassa introitato dalle multe attivate da infrazioni stradali, o meglio, presunte infrazioni stradali avvenute in cinque chilometri della superstrada provinciale 335, già Statale 265-Ponti della Valle, e che oggi l’amministrazione presieduta da Giorgio Magliocca gestisce per delega di devoluzione da parte della regione Campania, la quale ne è formalmente titolare.

Un punto fermo, finalmente. Una cifra che ci permette di dare in maniera sintetica un’informazione utile a tutti i marcianisani. Da quel tutor soppresso doverosamente, per tutti gli elementi di irregolarità che conteneva, dall’allora commissario prefettizio, nonché viceprefetto vicario di Caserta e oggi con lo stesso ruolo a Torino, Michele Lastella, quanti soldi sono entrati nelle casse del comune? Quanti soldi ha potuto mettere a disposizione degli investimenti per la rete stradale cittadina, rispettando il vincolo dell’articolo 142-ter (LEGGI QUI

) del decreto legislativo 285 del 1992, meglio noto come Codice della Strada?

5 MILIONI DI MULTE PER IL TUTOR. E LE BRICIOLE NELLE CASSE DEL COMUNE

Non lo sapete? E mo’ ve lo diciamo noi. 380 mila 971 euro. Attenzione, però, si tratta di una cifra cristallizzata al novembre del 2021. Negli ultimi nove mesi sono piombati negli uffici del comune di Marcianise diversi altre sentenze che hanno condannato l’ente al pagamento delle spese del giudizio. Per cui, c’è da ritenere che questi 380 mila e passa euro siano diventati anche di meno.

Diciamo che, dunque, nelle casse del comune rimangono 350 mila euro. Giusto per essere ottimisti, poiché ragionevolmente potrebbero essere anche di meno. Se la matematica non è un’opinione e non lo è, così come si sa da quasi tre mila anni, 350 mila euro è il 6,86% di 5 milioni e cento mila euro.

Ma scusate, tutto ‘sto casino per impiantare i dispositivi, tutte le polemiche, tutti i fastidi giudiziari: ma valeva la pena assorbire tante energie per corrispondere ai cittadini di Marcianise il 6,86% degli incassi salvatisi dalla valanga dei ricorsi presentati e vinti dagli automobilisti, sia dal lato del giudice di pace, sia di quello della Prefettura?

No, non valeva la pena. E siccome nella risposta che l’assessore Riccio ha dato all’interrogazione del consigliere Dario Abbate non era contenuta alcuna spiegazione sul perché di questa scelta di governo  e dell’accanimento, stavolta sì, degno sicuramente di maggior causa, con cui il sindaco Velardi insegue e persegue la reinstallazione del tutor, allora non ci resta altro da fare se non continuare a ragionare un attimo sull’argomento, attivando ogni nostra tesi sempre, comunque e rigorosamente dall’evidenza matematica che è suprema scienza esatta e non è un’opinione.

IL TUTOR-CACCIA MULTE E I CONTI CHE NON TORNANO

Ma allora, scusate, chi se li è presi tutti questi soldi? Intanto, la giustizia. Perché il grande fallimento dell’operazione tutor è proprio rappresentato dal fatto che in Italia non è mai esistito, da quando questi dispositivi sono stati inventati, un macchinario per il controllo della velocità tanto sgangherato, tanto terremotato, tanto scorrettamente installato come quello voluto visceralmente da Antonello Velardi manco se fosse una sorta di simbolo, come se si trattasse alla porta di accesso al luogo che custodisce il Sacro Graal.

Qualche numerino volante tratti dalla relazione della nuova segretaria comunale, la mansuetissima Maria Carmina Cotugno allegata alla recente delibera con la quale Velardi ha deciso di riattivare il tutor.

Infrazioni accertate (dal 17/6/2019 al 10/01/2020): 77.799. E già questo rende evidente che si tratti di una caccia all’uomo, o meglio, di una caccia all’automobilista. E non della conseguenza dell’unica, nitida ragione prevista dalla legge per installare un dispositivo di controllo automatico della velocità: cioè la ragione della sicurezza.

LE REGOLE PER INSTALLARE IL TUTOR E IL RISCHIO CHE NON C’E’, DICE PINO RICCIO

Tu amministratore devi dimostrare che un tratto stradale è pericoloso, per cui la posizione di un autovelox o di un tutor diventa strumento deterrente. Non a caso, questi dispositivi devono essere debitamente segnalati già da un chilometro prima, proprio a dimostrare che l’intento del legislatore non è quello di far incassare necessariamente soldi ai comuni, ma di creare una memoria nell’automobilista che gli consenta di moderare la sua velocità in determinati segmenti stradali.

Ma come si fa a stabilire se un pezzo di superstrada, se un pezzo di Statale, Provinciale, di una strada interpoderale sia o meno pericoloso? Dalla matematica, che non è un’opinione, passiamo ad una sua sottocategoria, la statistica che, parimenti, un’opinione non può essere.

Si svolge, infatti, una verifica dei casi, cioè si contano gli incidenti stradali lungo quel tratto di strada, se ne assume cognizione anche e soprattutto riguardo agli effetti degli stessi. Si controlla la cifra di frequenza e, alla fine della rappresentazione statistica, si decide o meno di apporre un autovelox oppure un dispositivo tutor.

Il buon Pinoriccio ha dichiarato, rispondendo ad un incazzatissimo Dario Abbate: “Nel tratto di strada dove c’era e dove vogliamo di nuovo attivare il tutor, negli ultimi anni non si sono registrati incidenti stradali“.

E a confermare ciò che dice lo stesso Riccio sul carente motivo della sicurezza dietro l’installazione del tutor, possiamo citare anche quello che è emerso dalle decine e decine di sentenze del giudice di pace e pronunciamenti della prefettura di Caserta sui ricorsi relativi alle multe.

Infatti, le contravvenzioni che da questo tutor partorite sono ritenuto illegittime perché la velocità prevista dal segnalatore è di 60 km orari, in un tratto di strada che prevede un limite di 110. Questa distanza tra il limite classico delle strade blue e quanto deciso dal comune di Marcianise nelle impostazioni del tutor rende per la prefettura e per il giudice di pace le multe da cancellare e quindi accoglibili i ricorsi degli automobilisti.

E qui la domanda davvero la lasciamo in sospeso: mancando la condizione necessaria, ovvero la pericolosità di un tratto di strada comunque disegnato in quattro corsie con spartitraffico in stile autostradale, come avete fatto a giustificare quel tutor? E se manca la condizione necessaria, quale altra ragione ha portato prima e porta ora il sindaco Velardi a metterlo in funzione e a voler rimetterlo in azione?

Perché è pacifico, in quanto dichiarato dall’assessore Riccio, che quella della sicurezza, quella della pericolosità non può essere la ragione.

GIRANO MILIONI E IL POPOLO DI MARCIANISE VEDE GLI SPICCI

Andiamo appresso: tra queste 77.799 infrazioni accertate nel corso di sei mesi, quante si sono tradotte in un’effettiva corresponsione dell’importo della contravvenzione comminata? Sicuramente tra le 77.799 infrazioni accertate, in 16.198 hanno deciso, non solo di non pagare, ma di presentare ricorso. In 4.501 si sono rivolti al giudice di pace, in 11.697 si sono rivolti alla Prefettura.

Ciò vuol dire che 61.601 infrazioni accertate hanno avuto riscontro nel pagamento della contravvenzione? Assolutamente no. In tanti non hanno pagato e non pagheranno. Non possiamo estrapolare la cifra di chi l’ha fatto, ma il Pinoriccio ci consente oggi, confermando in pieno il numero certificato dall’allora segretaria comunale Iacobellis, di aver certezza dei 5 milioni e 80 mila euro incassati.

Sempre la Iacobellis scriveva che il comune di Marcianise ha speso 1 milione e 116 mila euro di spese postali, sperando che tutti questi soldi siano almeno finiti nelle casse, oggi provate dalle truffe del Bonus 110% e simili, di Poste Italiane e non di qualche posta privata per la quale l’operazione costituirebbe una sorta di beneficiata di Babbo Natale. Poi di obblighi giudiziari, cause perse rispetto ai ricorsi di cui prima e che diventano 252 mila euro di debito fuori bilancio.

Siamo arrivati a 1 milione e 368000 euro, che sottratti ai 5 milioni e 80 mila euro fa 3 milioni e 712 mila euro. A questa cifra, poi, togliamo i miserabili 380 mila e 971 euro che la Iacobellis quantifica nel novembre scorso e che, dunque, rappresenta una cifra destinata a diminuire per effetto della grandinata di soccombenze alle spese nei giudizi attivati dai ricorsi degli automobilisti.

Della cifra di 5 milioni e 80 mila euro, rimangono 3 milioni e 331029 euro. Come sanno i nostri lettori, l’associazione temporanea di imprese che, senza girarci troppo attorno, è imperniata sulla società casagiovese Securtek della famiglia De Gennaro si è aggiudicata a suo tempo questa gara triennale per un importo di 366 mila e 732 euro e 10 cents.

L’APPALTO LUCROSO CHE RENDE FELICE L’IMPRENDITORE DI CASAGIOVE E SOCI

Ci sarà sicuramente una ragione, ci sarà sicuramente un cavillo, un’interpretazione, essendo la legislazione italiana contro gli interessi del popolo e dei cittadini, che ha potuto far sì che alla società di Casagiove (ripetiamo, semplifichiamo il concetto senza mettere in mezzo l’Ati) di incassare brevi manu la cifra di 2 milioni e 143 mila, con 202 mila euro ulteriori rivendicati da Securtek e co. e non liquidati dal comune.

Quindi, il popolo vede diminuire giorno per giorno il suo gettito. I soldi della cassa pubblica che sopravvivono solo perché – come scriveremo nei prossimi giorni in un altro articolo – l’amministrazione provinciale, cioè Giorgio Magliocca, e quella di Marcianise, cioè Antonello Velardi, hanno ispirato una roba chiamata accordo di programma e che, invece, sarebbe indegno anche come statuto della sagra della porchetta per quanto è generico, raffazzonato, sicuramente ingeneroso nei cofnronti dei due dirigenti, l’ingegnere Palmieri della Provincia e la Cotugno per il comune, i quali non è che per salvare lo stipendio e il posto di lavoro possano avallare coprire le nefandezze appartenenti ai desiderata di due soggetti emblematici come Magliocca e Velardi.

Ad oggi, contando un po’, al popolo resta il 6,86% dell’incasso delle contravvenzioni. Ma al popolo resterà sempre di meno, visto che questa cifra si decurterà man mano che al comune arriveranno decreti ingiuntivi ed esecutivi per le spese giudiziarie e per i ricorsi.

Il popolo ci avrebbe addirittura rimesso, con un saldo in profondo rosso, qualora l’amministrazione provinciale non avesse rinunciato con ragioni, ripetiamo, indegne anche della sagra della porchetta, al 50% dell’incasso, così come prevede espressamente e senza emendamenti, senza se e senza ma, il già citato articolo 142, ma stavolta comma 12-bis, del decreto legislativo che diventa in pratica testo unico di tutto le norme stradali.

“QUEL CHE RESTA DEL…TUTOR”

Ora, in conclusione di questo primo articolo, cosa cazzo rimane di questo appalto? Non vogliamo entrare di nuovo nel merito della questione della liceità di un incasso di 2 milioni e 143 mila euro dinanzi all’importo di aggiudicazione pari a 363 mula euro circa in 3 anni. Non lo vogliamo fare perché il fatto grave – ma veramente grave – non è costituito in sé per sé da i 2 milioni e passa in quanto tali, ma dal fatto che da un appalto pubblico che in apparenza, ma proprio in apparenza doveva costare 122 mila euro all’anno quale corrispettivo da riconoscere al privato gestore dell’impianto, questo, cioè la Securtek di Casagiove, questo, cioè il signor Filippo Di Gennaro, per un periodo presente un giorno sì e l’altro pure nelle stanze del comune, ha incassato il 42,1%, mentre il popolo, i cittadini di Marcianise hanno incassato poco più o poco meno del 6,86%, pari circa a 350 mila euro.

Dandovi appuntamento a martedì prossimo per l’articolo in cui ci soffermeremo sui contenuti a nostro avviso ridicoli dell’accordo di programma stipulato tra provincia e comune, come altro possiamo commentare questa storia? A chi ha giovato tutto questo ambaradan, tutto questo baraccone messo in piedi da Velardi?

Se il privato incassa il 42,1% e il comune il 6,9%, voi, cittadini di Marcianise, cosa capite? Capite che il sindaco e la sua giunta siano amministrativamente degli inetti. Perché se non fosse così, cos’altro, signor Velardi, davanti alle evidenze dei numeri (che non sono un’opinione) possiamo pensare noi e il popolo di Marcianise?

A martedì.