MARCIANISE. Ora Velardi mette i “manifesti” contro CasertaCE e allora sto pensando seriamente di candidarmi a sindaco. La procedura penale creativa e il confronto tra un presunto falso-truffa e una presunta diffamazione a mezzo stampa

15 Novembre 2022 - 17:35

IN CALCE ALL’ ARTICOLO IL TESTO INTEGRALE DEL SUO ULTIMO POST, A NOI DEDICATO. Se il pubblico ministero ha avviato a giudizio la querela presentata dall’ex sindaco nei miei confronti è solo perché, per motivi di forza maggiore, non sono riuscito, entro il 20esimo giorno dalla notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, a chiedere un interrogatorio. Così come fece a suo tempo la dipendente del comune Angela Letizia che, anche per effetto di quell’interrogatorio, vide archiviata la sua posizione dopo una querela presentata anche in quel caso dal Velardi

MARCIANISE (g.g.) – Parola d’ordine: Excelsior. Mi sto sforzando per capire quali possano essere stati i motivi di questo evidente cambio di strategia operato da Antonello Velardi nei confronti di articoli che Casertace dedica alla politica marcianisana da più di dieci anni e che, giocoforza, lo hanno incrociato a partire dagli ultimi mesi del 2015, quando il suo nome comincio a circolare come candidato sindaco.

Da allora ad oggi, nell’arco di sette anni, abbiamo pubblicato circa 350 articoli che, in funzione della scelta editoriale di occuparsi delle vicende politiche dei centri più popolosi della provincia di Caserta, non potevano non avere Velardi protagonista, dato che lui è stato per sette anni e in parte ancora è, il principale joker della politica marcianisana.

Dentro, ma solo dentro a questa necessità editoriale di raccontare i fatti di Marcianise, ha trovato posto il nostro è il mio punto di vista, erogato sempre e comunque sugli atti amministrativi suoi, della sua giunta e della sua maggioranza.

Non in uno di questi articoli, spesso barbosi in quanto necessariamente lunghi, sono mancate le argomentazioni, estratte da un lavoro “matto e disperatissimo” compiuto sui documenti, sulle norme e su ogni fonte giurisprudenziali.

Sono stati tanti, tantissimi gli articoli in cui abbiamo chiesto, anche con accenti accorati, ad Antonello Velardi di replicare, di rintuzzare le nostre critiche, promettendogli la pubblicazione integrale del suo pensiero, alla cui mancanza siamo stati costretti a sopperire, ripescando quali e là nei che per anni ha elargito insulti, malevolenza, fango sul sottoscritto e su Caserta, guardandosi bene ci fare il nome e il cognome mio e di declinare le generalità di CasertaCE.

Velardi, ancora una volta ci ha gratificati con un lungo post, niente di sostanzialmente nuovo.

Niente di sostanzialmente nuovo nel senso che già in passato Velardi ha reso noto di avermi querelato, affermando di averlo fatto in quanto oggetto di una campagna diffamatoria, di articoli contenenti falsità, eccetera, eccetera.

Naturalmente, non ha scelto la strada del confronto diretto che scansa da sempre. Magari per incontrarlo faccia a faccia in un pubblico dibattito dovrò pensare seriamente di candidare me stesso, con allegato CasertaCE, quale sindaco di Marcianise.

Sarebbe interessante verificare quante persone si candiderebbero con la filosofia, con l’integrità, con la cultura del lavoro, con la moralità di CasertaCE, il cui primo provvedimento sarebbe quello di celebrare gare d’appalto e concorsi in piazza Umberto I, davanti al comune, in diretta streaming su tutte le piattaforme del globo, chiedendo l’ausilio del prefetto o di chi per esso, nel controllo meticoloso sulla regolarità delle procedure.

E chi, invece, sceglierebbe di candidarsi di nuovo con Antonello Velardi, ma soprattutto con la sua mentalità, con il suo modo di amministrare, di approcciare il genere umano, con la sua notissima e proverbiale gentilezza, eleganza, tolleranza, attenzione, riflessione nei confronti del prossimo e del punto di vista del resto del genere umano.

Saremmo curiosi di vedere starebbe con noi, nelle nostre liste, e chi starebbe con lui, ancora una volta, soprattutto, con i 200 mila e passa euro di rimborsi spediti nelle casse de Il Mattino, che gli ha pagato lo stipendio per intero, 8/9 mila euro al mese, prendendolo direttamente dalle tasche dei marcianisani.

Una dinamica che dal punto di vista penale si è realizzata solo con la messa a fuoco una piccola parte di questi rimborsi, i quali costituiscono la struttura della richiesta di rinvio a giudizio, che presto si concretizzerà nel rinvio a giudizio per i reati di truffa e falso, compiuti in concorso con l’allora segretario comunale Onofrio Tartaglione ed esprime proprio quella cifra di oltre 200 mila, forse 250 mila euro, facilmente verificabile dagli atti amministrativi che noi abbiamo pubblicato sempre, integralmente a corredo dei nostri articoli e che ancora oggi rappresentano una ferita pesantissima inflitta alla buona amministrazione, al rispetto di una spesa pubblica alimentata dalla valanga di tasse comunali che i cittadini corrispondono.

Comunque Velardi ha tutto il diritto di pubblicare il post che ha reso noto attraverso Facebook e che noi, come sempre abbiamo fatto, per sopperire al suo rifiuto di replicare civilmente ai nostri articoli, riporteremo in calce integralmente.

Il suo diritto vale esattamente come il nostro diritto di dare notizie, di associare alle stesse dei contenuti di verifica e di esprimere i nostri punti di vista sul modo con cui ha governato la città e su fatti sconcertanti qual è sicuramente la vicenda della sua abitazione, per buona parte abusiva e che lui, abusivamente, ha occupato, lasciando quelle stanze ogni mattina e ogni giorno, indossando, magari, la fascia tricolore della repubblica italiana scendendo le scale.

E’ opportuno, però, mai come in questo momento, spiegare ciò che Velardi non ha – ovviamente – spiegato nel suo scritto.

La fissazione dell’udienza di trattazione di questo giudizio, che scaturisce da una querela da lui presentata, è anche frutto di una mia disattenzione.

Non sono riuscito, infatti, per motivi di forza maggiore, ad avanzare, nei tempi previsti dalla legge, un’istanza di interrogatorio da rendere al magistrato inquirente, utilizzando la possibilità, garantitami dall’articolo 415 bis del codice di procedura penale, di produrre atti a sostegno dell’articolo o degli articoli contestati dal querelante.

Si sa bene che in assenza di deduzioni difensive, il pubblico ministero, nella stragrande maggioranza dei casi, non può che richiedere l’emissione di un decreto di citazione diretta in giudizio, modalità applicabile solo per i reati cosiddetti minori per i quali non è previsto il passaggio dalla “udienza filtro” o udienza preliminare che dir si voglia.

Ovvero quella, per intenderci, che Antonello Velardi, da imputato, sta affrontando proprio perché, il mio presunto reato ha a che fare comunque con l’esposizione di un pensiero, mentre il suo (presunto reato) ha a che fare con una presunta ruberia di quattrini, visto e considerato che i capi d’imputazione di truffa e falso sono cosa un bel po’ diversa da una contestazione, da una querela presentata da un politico per il presunto reato di diffamazione a mezzo stampa.

In pratica, il PM, attraverso la sua citazione in giudizio, fatta senza che nel fascicolo ci siano mie dichiarazione rese in un interrogatorio che non sono riuscito a chiedere, va a verificare in dibattimento, come succederà, se quegli articoli contengano falsità, come afferma Velardi e il solito avvocato Genny Iannotti, il quale si è fatto una posizione raccogliendo il 70% delle deleghe dei querelanti di CasertaCE negli ultimi dieci anni (diciamo una 60ina di querele per 2 mila euro a botte fanno 120 mila euro circa. Mi aspetterei almeno un cesto a Natale), oppure se quegli articoli sono fondati come, al contrario, ritiene il sottoscritto nella sua veste da imputato.

Per cui, non si capisce per quale motivo e non si capisce da un punto di vista strettamente giuridico perché l’ex sindaco Velardi ritenga questa fase come se costituisse già di una condanna, costruendo il solito ragionamento capzioso quand’anche dozzinale, fondato sulla complessità della materia procedurale che, ovviamente, non è alla portata di tutti e che ben si presta alla confusione dei fischi con i fiaschi.

A pensarci bene, Velardi ha sciorinato diverse querele in questi anni, a più persone da cui si è ritenuto diffamato. 100% di archiviazioni e di assoluzioni.

Siamo convinti che anche stavolta finirà con un’assoluzione, in quanto davanti al giudice dimostreremo la veridicità di tutte le notizie erogate nei nostri articoli, magari facendoci supportare da un bel gruppetto di testimoni che a mio avviso potranno confermare le citate tesi.

Riavvolgendo un po’ la memoria, archiviazione fu per la querela presentata a carico di Angela Letizia, nel corso della prima amministrazione di Velardi, che l’accusò di aver sottratto un programma informatico da un computer del comune. In quel caso, l’indagata utilizzò i termini dopo l’avviso di conclusione indagini e il PM, alla luce dell’interrogatorio a cui la dipendente del comune si sottopose, archiviò in due minuti.

Non ci sarebbe spazio a sufficienza in questo articoli per citare tutte le querele, a nostro avviso intimidatorie, in considerazione del 100% di insuccesso delle stesse presentate da Antonello Velardi il quale, il garantista, lo fa solo con se stesso quando va in udienza preliminare e deve rispondere dei gravi reati di cui l’accusa un PM della procura sammaritana.

Quando, invece, si sente colpito per lesa maestà, diventa forcaiolo. Le sue due amministrazioni, nel corso di 4 anni e mezzo complessivi di esercizio effettivo, hanno prodotto più indagati ed imputati di tante inchieste riguardanti ataviche piaghe criminali del territorio marciansiano.

Sono praticamente pochissimi i funzionari, gli impiegati e i dipendenti comunali rimasti indenni da notifiche di chiusura indagine e da altri atti.

Un vero e proprio ginepraio di attività di querela e di indagini d’ufficio che, al contrario, il comune di Marcianise ha subito e subisce ancora.

Pensate un po’ che ora anche la Corte dei Conti (CLICCA E LEGGI) sta facendo indagini approfondite, avendo delegato la guardia di finanza ad acquisire atti e documenti circa un presunto indebito utilizzo di un telepass e di un’auto di servizio che se fossero provati integrerebbero un altro reato per il quale occorrerebbe un’udienza preliminare, dunque ben più grave di una presunta diffamazione che resta comunque un reato di opinione e non di borseggio della cosa pubblica.

Sabato scorso abbiamo spiegato solo una parte di questa vicenda e certamente non abbiamo collegato l’uso improprio di una Fiat Stilo e anche certe pretese residenziali romane ad Antonello Velardi, il quale non c’entra fino a prova contraria.

Ci siamo limitati a scrivere su ciò cui indaga la Finanza, senza formulare nomi. Non perché abbiamo timore, ci mancherebbe, ma perché stiamo lavorando giornalisticamente sulle indagini per acquisire nominativi e informazioni da verificare attraverso i nostri mezzi.

Non ci siamo sbilanciati sui nomi. Non l’abbiamo fatto perché noi sì che siamo liberali e garantisti fino al midollo, al contrario di Velardi che realmente garantista non è in toto e in apparenza lo è solo a intermittenza, a uso e consumo delle sue necessità.