MARCIANISE. Quando Velardi bollò Pino Riccio quasi come un mentecatto. Ora lo ha nominato consigliere delegato
11 Ottobre 2018 - 19:13
MARCIANISE – (g.g.) Ha troppo ragione Carlo Marino a considerarmi e a considerare il mondo di CasertaCe dei totali cretini. Ha ragione perchè noi, come giustamente rilevano quelli che la sanno lunga e che ci etichettano come un vero fattore tossico per l’armonia di questo territorio, spariamo fesserie solo perchè quello o quell’altro ci è antipatico e perchè il direttore cioè me medesimo, è pazzo, drogato e ha tutti i vizi capitali. Dunque, un fatto personale che nulla ha a che vedere con l’oggettività, con la fredda equidistanza, con l’imparzialità così come questa popola i comunicati e le nobili dichiarazioni d’intenti espressi nei convegni del conformismo rituale, usuale dispensa da dove, anche l’ordine professionale cui appartengo, attinge temi e considerazioni sull’etica di questo mestiere.
Il sottoscritto e CasertaCe meritano di precipitare negli inferi e di essere collocati nel girone degli infami, perchè la loro acrimonia pregiudiziale viene puntualmente smentiti dai fatti.
Questo succede soprattutto quando di mezzo ci sono le vicende riguardanti il sindaco di Marcianise, Antonello Velardi che pure ha ragione, dunque, a sostenere che noi non siamo degni di appartenere a questa professione, di cui non riusciamo, nonostante il tempo trascorso (saremmo degli esemplari ideali per lo studio lombrosiano sull’atavismo), a comprendere i veri elementi costitutivi, cioè il plauso e la genuflessione stabile, consociativa al potente di turno.
Dunque, è da escludere, Lombroso alla mano, che la lezione di vita, prima ancora che professionale e di etica istituzionale che ci ha impartito in questi giorni Antonello Velardi, riuscirà a portarci sulla retta via. Per anni, abbiamo sostenuto che lui era un egocentrico, uno che per vanità, per sconfinata autostima, avrebbe rifuggito il compromesso politico, non perchè questo fosse diventato frutto di un’analisi sulla degenerazione del principio della mediazione, ma semplicemente perchè Velardi non la fa buona a nessuno quando di mezzo ci sono le ragioni di questa sua necessità di rappresentare se stesso, come una sorta di uomo della provvidenza.
Una vita, dunque, che diventa parabola del super ego.
Mea culpa, mea culpa, nostra culpa, nostra culpa… Tutte puttanate quelle che abbiamo scritto: Antonello Velardi è, invece, un saggio uomo politico, pronto, come tutte quante le persone intelligenti, come tutti i filosofi più accorti, a cambiare idea e a modificare le sue posizioni.
Dovremmo, dunque, andarci a nascondere per quello che abbiamo scritto di lui, in questi anni.
25 marzo 2018. Il Mattino, giornale di cui è redattore capo centrale in servizio, ripetiamo, in servizio, lo intervista con la consueta grinta, con la determinazione di un organo di informazione anglosassone in grado di spersonalizzarsi al punto da dimostrare proprio al cospetto di un suo uomo di punta, di essere impermeabile ad ogni compromesso, quando di mezzo c’è il racconto dei fatti, ragione prima ed ultima della missione del corretto informatore.
E Velardi, da parte sua, non si tira indietro. Ne canta 4 a tutti i consiglieri comunali che lo hanno ricattato chiedendogli posti in giunta e prebende. Con uno in particolare, il sindaco, che al tempo si dichiarava definitivamente e irrevocabilmente dimissionario, se la prende di brutto: Pino Riccio diventa una sorta di bersaglio emblematico, una sorta di riferimento di paradigma di ciò che è stata la vecchia politica a Marcianise, che lui, Velardi, ha cercato inutilmente di sradicare dalla scena.
E che fa, se poi la dura intervista si scorda di domandargli, scusi, sindaco, ma allora perchè lo ha candidato nelle sue liste? Bazzecole. Pinzillacchere, avrebbe detto il principe De Curtis.
Ipse dixit: «È venuto l’esponente del Centro Democratico, Pino Riccio, ex amministratore e figlio di una stagione politica ormai lontana, e mi ha chiesto un assessorato. Sì, un assessorato. Le sue erano solo chiacchiere, voleva semplicemente un assessorato. L’ho messo alla porta. E ieri, commentando le mie dimissioni, ha detto che il sindaco non poteva interrompere il confronto democratico perché il confronto è il sale della democrazia. Ha dimenticato di spiegare che voleva l’assessorato».
Dopo qualche giorno, il figliolo di Velardi intervenne su facebook, trattando Pino Riccio come un mentecatto. Lo ricordiamo bene, era di domenica e noi, che pure non avevamo mai avuto una grande considerazione della politica dell’ingegnere marcianisano, ma già in tempi non sospetti, non quelli del presente, prendemmo le sue difese perchè quello ci appariva un attacco gratuito e violento e, soprattutto, con il marchio di famiglia dell’apoditticità, dell’assenza curata di ogni argomentazione dettagliata, funzionale all’affermazione declinata, postulata e postata sul social più diffuso del mondo.
Insomma, Pino Riccio trasformato in un punching ball, pure evocativo della storia della famiglia Brillantino, gran maestro di boxe, compianto e suocero di Antonello Velardi.
Da allora, sono trascorsi 7 mesi e il sindaco, persona di altissima cifra culturale e di ancor più alta sensibilità morale ed istituzionale, ha riflettuto su quel suo atto duro, su quegli attimi in cui, furioso, mise alla porta il povero Pino Riccio. Ed è arrivato alla conclusione di aver sbagliato.
Ecco il punto; ecco quello che noi non abbiamo compreso di quest’uomo e di questo sindaco. Ecco quello che dà ragione alla già citata diagnosi, formulata dal suo collega di Caserta, sulla nostra ormai inguaribile cretineria.
Velardi ha cambiato idea. Per cui, Pino Riccio, da semi camorrista, da emblema di tutto il peggio che la politica di Marcianise era stata, così come testualmente aveva dichiarato il nostro, diventa un consigliere comunale modello, che merita una giusta soddisfazione, un giusto riconoscimento politico ed istituzionale: la delega alla mobilità cittadina, assegnatagli dal sindaco lo scorso 3 ottobre, con un decreto, di cui pubblichiamo la versione integrale, in calce a questo articolo.
Ma cosa ha fatto cambiare idea ad Antonello Velardi? Questo è il mistero. Ripercorrendo le vicende dei giorni delle “irrevocabili dimissioni“, ci accorgiamo che il granitico convincimento del sindaco è stato rivisto proprio alla luce di questo suo cammino spirituale di resipiscenza, ha capito che Pino Riccio in realtà è un santo, un uomo meritevole di stare al suo fianco.
In mezzo ci è passato l’inutile, volgare, insignificante conto al pallottoliere dei consiglieri pro e conto Velardi. Ma non può essere questa la ragione che ha determinato il cambiamento radicale dell’opinione della fascia tricolore intorno alla vita e alle opere di Pino Riccio. Non può essere questo il motivo perchè che il sindaco non si fa certo condizionare dalle ragioni della politica politicante. Lui è un grande outsider, un un innovatore, un rinnovatore, un “discontinuatore”, un rivoluzionario che fa impallidire il ricordo di quelli che rivoltarono la Francia e il mondo come un calzino negli ultimi anni del XVIII secolo.
Nei prossimi giorni, scriveremo altri articoli per cercare di far penitenza, spiegando ciò che Velardi, a parziale risarcimento di quelle offese, ha concesso a Pino Riccio e ai suoi amici, nelle ultime settimane.