MARCIANISE. Tentò di ammazzare con una mazza da baseball di ferro un meccanico che riteneva l’amante della moglie. Giudizio immediato per Salvatore Buttone, fratello dei due pentiti

12 Ottobre 2022 - 19:28

Il Gip Alessandra Grammatica ha accolto l’istanza del pubblico ministero che ha ritenuto di avere in mano prove evidenti della colpevolezza dell’uomo. Una storia incredibile mossa da un’ossessione infondata su presunti tradimenti della sua coniuge, accusata addirittura di aver girato video porno e di utilizzare un tunnel sotterraneo per raggiungere il suo amante.

MARCIANISE (g.g.) La decisione dei suoi due fratelli Bruno e Claudio Buttone, molto più noti di lui, di diventare collaboratori di giustizia, compiendo quindi una scelta per lo Stato, per la legge, non ha cambiato, evidentemente, l’orizzonte esistenziale e le attitudini del loro fratello Salvatore Buttone, il quale, come avemmo modo di scrivere quando i fatti si sono verificati, è stato fermato dai carabinieri della stazione di Marcianise, lo scorso 18 maggio quando per poco non ammazzava, a colpi di mazza da baseball, il meccanico V.F., davanti alla sua officina della zona Loriano, che si trova a pochi passi dallo stadio Progreditur di Marcianise. Venti punti di sutura occorsero per curare le gravi ferite inferte durante quella aggressione selvaggia. I motivi che innescarono la furia di Salvatore Buttone saranno ripercorsi sicuramente nel corso del processo con rito immediato che si svolgerà davanti ai giudici della terza sezione penale, collegio B, a partire dal prossimo 25 novembre, data fissata per la prima udienza.

Come è noto ai nostri lettori, a cui mai nulla abbiamo fatto mancare in termine di spiegazioni su fatti inerenti al diritto penale o al diritto processuale penale, il giudizio immediato rappresenta una delle strade del procedimento penale non utilizzata spessissimo, che viene percorsa dai procuratori o dai sostituti procuratori della Repubblica, quando questi ritengono di avere a disposizione “prove evidenti” per saltare la cosiddetta udienza filtro, o udienza preliminare che dir si voglia. Questa istanza viene presentata al Giudice per le indagini preliminari che può accoglierla, come può anche non accoglierla, avviando, nel secondo caso, la documentazione nella direzione dell’udienza filtro, dove le parti andrebbero a comparire direttamente in un mini dibattimento, celebrato sempre davanti ad un Gip, nel caso specifico nella veste di Gup, cioè di Giudice per l’udienza preliminare, finalizzato a stabilire se l’imputato vada processato oppure prosciolto.

Nel caso rigurdante Salvatore Buttone, la Gip del Tribunale di S. Maria Capua Vetere, Alessandra Grammatica, ha ritenuto che le ragioni addotte dalla Procura, per chiedere il giudizio immediato a carico dell’imputato, fossero fondate e ha dato il via libera al processo che, ripetiamo, inizierà a stretto giro di tempo, cioè il 25 novembre prossimo.

La Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ha fondato la sua richiesta su mezzi di prova, evidentemente risultati molto chiari, per l’appunto, evidenti: informativa di reato, redatta dai carabinieri di Marcianise, con annesso verbale di arresto, avvenuto ad opera del Gip il 21 maggio rispetto ad un fermo operato dai carabinieri, del 18 maggio sera. Proseguendo nell’elencazione dei mezzi di prova depositati dal pm, citiamo anche la denuncia-querela presentata dal meccanico e l’interrogatorio sostenuto da Salvatore Buttone al cospetto del Gip, proprio in funzione dell’atto di convalida del giudice, che ha trasformato il fermo in arresto.

Salvatore Buttone, fratello dei due noti collaboratori di giustizia, appartenuti al clan Belforte, in cui hanno sempre ricoperto posizioni importanti, di spicco, dovrà difendersi, in giudizio, prima di tutto dall’accusa di tentato omicidio che, nel Codice penale è frutto della combinazione di due articoli, il 575 che sanziona e disciplina il reato di omicidio volontario e il 56 che incardina, nel nostro ordinamento penale, il reato generale di “delitto tentato”. Si tratta di una contestazione di tentato omicidio piuttosto pesante perché al 45enne Salvatore Buttone vengono addebitate anche le due aggravanti previste dai commi 3 e 4 dell’art. 577. In poche parole, per capirci, Buttone si sarebbe recato dal meccanico con l’idea precisa di realizzare quello che poi ha realizzato e che si è concretizzato in un tentato omicidio. In pratica, c’è stata premeditazione. La seconda aggravante, prevista dal comma 4 dell’articolo 577, che rimanda a sua volta ai commi 1 e 4 dell’art. 61, sempre del Codice penale, per aver agito per motivi abietti o futili e per aver adoperato sevizie o l’aver agito con crudeltà. In questo caso, si capirà dal processo se i motivi che hanno spinto Buttone ad aggredire il meccanico siano stati abietti o futili oppure sia abietti che futili, anche se possiamo già anticipare che il capo di imputazione evidenzia l’aspetto della futilità e non quell’abiezione. Per quanto riguarda le sevizie o la crudeltà anche in questo caso la dinamica dei fatti, quel picchiare brutalmente un uomo sanguinante a terra, può determinare sicuramente l’aggravante della crudeltà, probabilmente anche quella delle sevizie.

Sin qui l’accusa di tentato omicidio. Ma Salvatore Buttone dovrà rispondere anche del reato di maltrattamenti in famiglia ai sensi dell’articolo 572 del Codice penale, con l’aggravante prevista dal comma 2, di aver esercitato questo tipo di violenza, di maltrattamento, alla moglie T.M. alla presenza dei loro due figli. Il meccanico V.F e T.M., cioè la moglie di Salvatore Buttone, sono le due persone costituitesi parti civili in questo processo.

In sintesi, durante quel folle pomeriggio del maggio scorso, mosso dalla gelosia che, secondo la Procura della Repubblica era del tutto immotivata, Salvatore Buttore colpì ripetutamente alla testa, con una mazza da baseball, modificata e divenuta dunque, una mazza da baseball ma in ferro, cioè non più buona per il baseball ma buona per i pestaggi, il meccanico che, a suo avviso, aveva una relazione con sua moglie. Stando alla formulazione del capo di accusa, si comprende che, secondo il pubblico ministero, questa gelosia fosse del tutto immotivata e infondata. Il target è quello solito delle ossessioni intra coniugali. Insulti e maltrattamenti di ogni genere con la donna accusata, addirittura, di girare dei video porno. Perquisita di notte, in quanto Buttone era convinto che intrattenesse conversazioni in chat con il suo o i suoi amanti. Addirittura, l’idea che sua moglie e il meccanico avessero costruito un tunnel in grado di collegare casa sua con l’officina, in modo che i due potessero vedersi senza che Buttone se ne accorgesse. Questa cosa del tunnel squalifica e rende effettivamente non veritiera tutta la costruzione emotiva di una gelosia fondata evidentemente su qualche turba alimentata dall’uso di sostanze stupefacenti. Maltrattamenti anche sul posto di lavoro, visto che Buttone, sempre secondo la formulazione del capo di accusa che si basa sulle testimonianze delle due parti offese, il meccanico e sua moglie, si sarebbe recato anche nel negozio in cui la donna lavorava e proprio lì l’avrebbe schiaffeggiata.

La premeditazione starebbe tutta nei circa 40 messaggini, spediti alla moglie nella serata del 17 maggio, nei quali Buttone manifestava la sua decisione e la sua determinazione di aggredire e colpire brutalmente il meccanico. I 20 punti di sutura alla testa indicano che solamente per una casualità quei colpi non hanno causato la morte dell’uomo il cui pestaggio si è fermato solo grazie all’intervento del personale in servizio presso quell’officina meccanica. Una casualtà o motivi comunque indipendenti dalla volontà di Salvatore Buttone che, secondo la prospettazione di un’accusa che ha trovato un primo riscontro nel via libera, dato dal Gip Grammatica, alla richiesta di rito immediato, avrebbe agito per uccidere, visto e considerato che non si colpisce ripetutamente una persona alla testa, spaccandogliela a sangue, con una mazza di ferro, senza ritenere che questo ne possa anche determinare la morte.