MARCIANISE. Vabbè, ora Fecondo è diventato un camorrista. Velardi dice di non aver mai parlato con parenti di boss e ras, ma non è così

14 Agosto 2019 - 19:10

MARCIANISE – Era dal tempo della scrittura della legge delle Dodici Tavole, ma che dico, dal tempo del Monte Sinai e dei Dieci Comandamenti, che un essere vivente non produceva un distillato di pensiero universale come quello contenuto nelle “dieci ragioni” che il sindaco Velardi ha scritto e pubblicato a lettere di fuoco sul di nuovo incontinente suo profilo Facebook.

Siamo al 14 agosto e “non è cosa” di mettersi a fare l’esegesi di quella che rimarrà sicuramente la pietra miliare della morale politica universale.

Ovviamente il testo ce lo conserviamo e lo utilizzeremo volta per volta come veri apostoli, come veri missionari della Parola del nuovo profeta da proporre alle genti che ancora oggi non riescono a capire dove sia il buono e dove il cattivo.

Ma una delle dieci esposizioni filosofico-morali di Velardi la vogliamo commentare un attimo, perché abbiamo l’impressione che possa servirci a comprendere qualcosa anche sulla genuinità delle altre nove.

Nella quarta massima del Confucio di Puzzaniello, così è scritto: “4. Io e i miei assessori non abbiamo neanche lontanamente parlato, interloquito, discusso con un camorrista o con un parente di camorrista. Li abbiamo combattuti: non era mai accaduto prima”.

Mo’, “non c’è bisogno a zingara pe anduvinà, Cunce”, è chiaro che l’unico politico di Marcianise di cui un camorrista, prima pentito poi (s)pentito ha racconthato cose rispetto ad un presunto colloquio svoltosi tra lui e il politico in questione si chiama Filippo Fecondo.

E’ Casertace a riportare il passaggio di un atto giudiziario che reca quella dichiarazione di Salvatore Belforte.

Tempo dopo, forse qualche mese dopo, nella stanza del sindaco Velardi si tenne un’allegra festicciola per il compleanno del medesimo.

Il primo cittadino alzò il calice al cielo e brindò al granitico sodalizio politico che allora lo legava a Filippo Fecondo, principale artefice e responsabile di questa imbarazzante follia che sta vivendo la città di Marcianise.

L’articolo di Casertace era stato pubblicato. Velardi aveva appreso la notizia ed evidentemente l’aveva considerata una bufala o non tanto importante da consigliargli una prudente esposizione con Filippo Fecondo.

Sarà una coincidenza che oggi il sindaco avalli, dia riscontro a quella nostra rivelazione utilizzando la categoria degli incontri diretti tra politici e camorristi come elemento di disturbo tra lui e gli altri? E siccome gli altri oggi sono quelli che lo contestano, che mettono in dubbio la prosecuzione della sua esperienza sindacale, è evidente che lui si distingue dal Partito Democratico e dal suo leader Filippo Fecondo che, per mera coincidenza, è proprio colui che nel racconto di Salvatore Belforte ha deciso, realizzando il suo proposito, di incontrare il boss all’ombra del Maschio Angioino.

Ritornando all’elemento di disturbo, va notato in conclusione che la circostanza sfoggiata da Velardi, il quale afferma non solo di non aver mai rivolto la parola ai camorristi, ma anche ad un qualsiasi parente di un camorrista, è falsamente enunciata.

Attenzione: il nostro non è un atto d’accusa nei confronti di Nicola Belforte e di Pasquale Santonicola. Soprattutto di quest’ultimo abbiamo maturato, in base a fatti concreti, un’opinione precisa. Il padre è stato una cosa, lui un’altra e mai come in questo caso le colpe dei padri non possono ricadere sui figli.

Se abbiamo deciso di pubblicare la foto in cui il sindaco Velardi, in occasione di una manifestazione equina svoltasi in città, foto in cui si vede Santonicola entusiasta come tanti marcianisani che ci hanno creduto e che poi si sono ricreduti al fianco di Velardi è perché intendiamo rimarcare la disinvoltura con la quale il primo cittadino affronta problematiche serie e delicate, qual è senz’altro quella del rapporto tra politica e camorra.

Se il sindaco di Marcianise utilizza la categoria del sospetto, della malevolenza, dell’allusione subdola, non può pensare che chi lo legge debba promuovere, al contrario, un processo critico che arriva a stabilire un danno evidente e cioè che quella chiacchiera scambiata con Belforte davanti a un cavallo e quella foto con Santonicola, sono, come sono, situazioni innocenti.

Il problema è che malevolenza e allusione subdola chiamano malevolenza e allusione subdola.

Non so se mi sono spiegato. Per il Confucio di Puzzaniello non mi sono spiegato, ma la speranza è che qualche marcianisano abbia compreso il messaggio serio e pacifico, teso solo alla rappresentazione e all’affermazione della logica contenuta in questo scritto.