Mo’ basta: i buoni da 5mila lire che varrebbero 61mila euro sono una fake news. Lo confessiamo: ci abbiamo marciato anche noi perché i casertani sono dei…creduloni

20 Febbraio 2025 - 11:41

Stamattina una nuova notizia dal fantomatico studio Giustitalia da noi scoperto come inesistente nell’immobile romano in cui dichiara di avere sede. Il gioco è bello quando dura poco

CASERTA – Come dice giustamente il sito scova-bufale Butac (https://www.butac.it/), ci abbiamo marciato un po’ tutti. In verità i giornali locali hanno pubblicato notizie di questo genere in tutte le regioni e le contrade dell’Italia. Ma come hanno attecchito a Caserta, secondo noi, non hanno attecchito da nessuna parte.

Velo confessiamo: siccome il sottoscritto, parlo per me individualmente, neanche come direttore responsabile di Casertace, considera l’80% della popolazione casertana afflitta da analfabetismo di andata e di ritorno, a partire da quelli e quelle che si sono presi “una laura” e magari la spendono dietro alla cattedra di un istituto superiore, ho deciso di marciarci anche io.

Sono un reo confesso. In certe mattinate è troppo dura rilanciare sul giornalismo di Casertace che è bellissimo, ma stanca tanto. E allora metti una sciocchezza erogata dal solito avvocato dell’immaginario studio romano Giustitalia, di cui hanno già scritto qualificando le notizie di questa fonte come Fake anche il Corriere di Caserta e La Repubblica, che con un certo ritardo si sono accorte del falso neanche tanto d’autore, e le abbiamo utilizzate, riempiendo il nostro contatore delle visite per ore e giorni interi.

Ricordate fino a 7-8 anni fa quando in Facebook circolavano liberamente notizie sulla morte di questo o quell’altro personaggio pubblico? Servivano per determinare traffico a favore di siti in cui magari c’erano argomenti o merci di interesse.

Anche stamattina siamo alle solite, ossia alla solita cassapanca di una vecchia casa rispetto alla quale vi abbiamo già messo in guardia un po’ di giorni or sono (CLICCA E LEGGI) in cui viene rinvenuto un buono postale di 5mila lire che oggi varrebbe 61mila euro, su cui dunque si sarebbero sviluppati interessi che in equivalenza avrebbero portato il valore a 120 milioni di lire, il che di per sé è già impossibile perché l’interesse scalare di un buono postale degli anni ’60 non avrebbe mai potuto raggiungere quel valore in quanto c’era comunque un limite temporale di sconto del titolo oppure di fissazione definitiva di un suo valore.

Poi per l’ennesima volta diciamo che la Banca d’Italia quando dal 1 marzo 2002, dopo un paio di mesi di coabitazione, sostituì definitivamente la lira, stabilì un termine di 10 anni, fino al 6 gennaio 2012 per commutare le lire, magari conservate in qualche scaffale, in euro.

Dopo quella data, le mille lire, la gloriosa faccia di Michelangelo sulla diecimila lire o quella da centomila con l’effige di Manzoni sono solo filigrana da collezionisti.