LA NOTA. OSPEDALE CASERTA. Nicola Madonna è morto da solo. Il direttore Gubitosa risponda alle famiglie sulle pesanti carenze nell’assistenza

23 Marzo 2021 - 21:20

Si tratta di una vicenda che abbiamo seguito privatamente passo passo, considerata l’amicizia che ci lega con la sorella Maria Rosaria. Oggi, dopo la lettura dei nostri ultimi articoli, la famiglia ci ha chiesto di renderla pubblica, affinché una cosa simile non si verifichi più. Lui chiedeva aiuto e diceva “sto morendo”, ma i congiunti veniva detto che era agitazione nervosa

CASERTA (gianluigi guarino) – Il direttore generale dell’Ospedale civile di Caserta Gaetano Gubitosa e la sua direttrice sanitaria Angela Annecchiarico non se la devono prendere a male. Da parte nostra esiste infatti una volontà di confronto affinché possano rispondere, se ritengono, ad alcune domande che noi da giornalisti abbiamo tutto il diritto di porre. Ben comprendiamo che sia Gubitosa che la Annecchiarico siano disabituati alle interviste vere, cioè

quelle che si fanno non ad usum delphinidifformi dall’utilizzo dello scopo celebrativo e autocelebrativo, ma l’attuale dg non si stupirebbe davanti a certi nostri articoli, colui in passato svolgeva la funzione di direttore amministrativo, e dunque era molto meno esposto di oggi, se avesse domandato ad ognuno dei suoi predecessori cosa sia e cosa abbia fatto in questi anni CasertaCe, che oggi raccoglie la giustificata gratificazione delle sue inchieste giornalistiche, anche a distanza di tempo dalla loro pubblicazione, grazie alle clamorose ordinanze giudiziarie che hanno dato pieno riscontro a ciò che noi scrivevamo e sostenevamo da anni, ad esempio, sul Dipartimento della Salute Mentale dell’ASL Caserta o su come questa azienda costruisce in sartoria le sue gare d’appalto.

Avevamo auspicato una risposta ai quesiti posti negli ultimi articoli, relativamente agli organici sottodimensionati degli infermieri, dei tecnici e degli operatori socio sanitari. Anche stamattina, oggi pomeriggio e ieri sera, guardando la nostra casella di posta elettronica, ci siamo accorti che nulla ci è stato recapitato dall’azienda ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano.

Ribadendo che noi siamo sempre qui a disposizione, riteniamo legittimo, ma in questo caso anche giusto e serio, andare avanti con le nostre denunce.

Maria Rosaria Madonna è una persona che riscuote stima diffusa per come sviluppa la sua azione di imprenditrice e per tutto quello che fa, spesso silenziosamente, nel settore del volontariato a favore di deboli e disagiati. L’etica che informa il senso della sua esistenza non è dunque minimamente in discussione. Riteniamo di aver operato per un tempo così lungo, in quest’area territoriale, da poter esprimere una valutazione di questo genere, che esula e va al di là di ogni riconoscimento pubblico che Maria Rosaria Madonna ha ricevuto da istituzioni, enti della solidarietà e del welfare nobile.

Fatta la premessa, al direttore generale Gubitosa, CasertaCe dice che l’estensore di questo articolo, che del giornale è anche il direttore responsabile, ha vissuto drammaticamente e con sensi di sincera tristezza, la tragedia che ha colpito Maria Rosaria Madonna per la morte del fratello Nicola, il cui cuore ha cessato di battere nell’ospedale del capoluogo diciassette giorni dopo il suo ricovero causato da complicazioni derivate dal virus covid-19.

Quando in queste ultime settimane abbiamo chiesto a Gubitosa di rispondere sul perché lui non proceda alla chiamata di un numero adeguato di infermieri e di Oss che permetta quantomeno all’azienda di avvicinarsi alla cifra prevista, ordinariamente da una Pianta organica approvata quando non si sapeva neppure cosa fosse il coronavirus, lo abbiamo fatto soprattutto perché avevamo introitato diverse storie che raccontavano di tragedie come quella relativa al decesso dell’imprenditore Nicola Madonna. L’agonia inascoltata e abbandonata di quest’ultimo è più nota al sottoscritto proprio perché me ne ha potuto parlare una molto affranta Maria Rosaria Madonna. Ma non c’è nulla che ci conduca ad escludere il fatto che esista un “ragionevole dubbio” che in tanti altri siano morti così com’è morto Nicola Madonna.

E allora dobbiamo farci forza e autorizzati dalla sua famiglia vogliamo svelare a Gubitosa, alla Annecchiarico qualche dettaglio terribile di questa fine, affinché cose del genere non capitino più. Ma non capitino più da domani, anzi, da stasera e non a Dio piacendo, non “mo’ vediamo, mo’ facciamo“. Perché questa è una storia che investe i diritti dell’uomo e che conseguentemente finisce per andare al di là finanche delle leggi più importanti e fondamentali come può essere una Costituzione, che di quella carta suprema e di tutte le sue derivate è intrisa, permeata, e attraverso quei principi universali di civiltà costruisce la propria architettura istituzionale.

Nicola Madonna ha più volte telefonato, videochiamato la sorella, la moglie e altri membri della sua famiglia dicendo chiaramente che riteneva di essere in fin di vita. “Sto morendo“, diceva alla sorella con un filo di voce.

Non è successo in una sola circostanza, ma negli ultimi giorni della sua vita è capitato più volte. La famiglia è rimasta letteralmente traumatizzata da quelle comunicazioni. Umanamente ha fatto di tutto e di più, provando ad entrare in quel reparto, rispondendo agli appelli disperati e disperanti di aiuto da parte di un malato, il quale affermava con chiarezza che stava morendo, al punto di raccomandare alla sorella la cura dei propri figli.

I protocolli e le regole anti-covid non hanno consentito di entrare il cognato medico di Madonna nell’ospedale. Parimenti è successo alla figlia del cognato, dunque alla nipote dell’uomo ricoverato, medico impegnato in prima linea da mesi e mesi nella struttura in cui lavora nella lotta al coronavirus. E fino a qui potremmo pure starci, ma non può capitare che un’infermiera, a sua volta vittima di questa storia in quanto parte del contingente ridottissimo dei quattro infermieri destinati a coprire la sorveglianza di 18 posti letto di terapia sub intensiva nel reparto di Pneumologia, possa rispondere ad una famiglia che quelle disperate parole fossero solo il frutto di un’agitazione nervosa e di un ansia.

Nelle sue ultime 24 ore, il povero Nicola Madonna è riuscito anche a misurare la sua condizione respiratoria attraverso un saturimetro che aveva comprato pochi giorni prima del ricovero e che aveva portato con sé in ospedale. Era terrorizzato perché il suo apparecchio riportava un valore di 85/86, un qualcosa per la quale non c’è dubbio che occorra tentare le ultime carte nella terapia intensiva attraverso gli ormai famosi e famigerati tubi. Al contrario, il saturimetro dell’ospedale continuava a marcare il valore di 96. E a nessuno veniva il dubbio, considerando evidentemente Nicola Madonna afflitto da turbe nervose e dunque non capace di intendere e di volere, che il saturimetro buono fosse quello del paziente e quello non funzionante fosse quello dell’ospedale, come l’epilogo della storia ha in pratica dimostrato.

Fatto sta che tre o quattro ore dopo il momento in cui l’infermiera aveva detto che quella era agitazione nervosa, Nicola Madonna è morto. Ed è spirato da solo nel reparto di terapia sub intensiva e non nell’ospedaletto della vergogna, dove si sono arrubati (utilizziamo la parola usata a sua volta dal comico Maurizio Crozza quando imita il governatore De Luca)  i soldi spesi per 24 posti letto, quando non possono entrarci più di 12 pazienti.

Dunque, quando noi scriviamo a Gubitosa che il personale infermieristico è largamente insufficiente, stanco, spossato e non sa più dove mettere le mani, spesso non addestrato alle specifiche necessità dell’assistenza ai malati gravi di covid, non lo facciamo per fare comoda demagogia, ma perché ne abbiano cognizione di causa anche al di là di ciò che scriviamo, visto e considerato che per noi la privacy, soprattutto in circostanze simili, è un dogma che si può scogliere di fronte ad un esplicita volontà espressa dalle famiglie, come avvenuto nel caso di Nicola Madonna.

E non permettiamo che finisca in cavalleria, la questione che ribadiremo altre 10, 100, 1.00 volte del sottodimensionamento degli organici. perché non è civile nei tempi ordinari, fugriamoci ora, che l’ospedale Sant’Anna e San Sebastiano, costituito sulla Pianta organica di 800 elementi del cosiddetto Comparto (infermieri, oss, tecnici e ostetriche) ne abbia in organico 500, visto che in due anni e qualche mese, cioè dal momento in cui la giunta regionale ha approvato il Piano ospedaliero che la citata Pianta organica contiene, nulla è stato fatto. Ogni protocollo internazionale afferma che per ogni tre ricoverati in terapia intensiva o sub intensiva occorre un infermiere, a Caserta siamo ad una dotazione che vale pressoché la metà. E per di più, come scritto prima, una carenza, una metà costituita con unità che il più delle volte devono essere formate ed affiancate perché arrivano da reparti e da una storia professionale che non li hi impegnati nella pratica quotidiana dell’assistenza dei malati in terapia intensiva.

Tutto ciò sta avvenendo mentre tanti altri Nicola Madonna stanno morendo da soli, senza il supporto di una famiglia, nei più brutti epiloghi di un’esistenza. Gli stessi che, per intenderci – come ci ricorda proprio Maria Rosaria Madonna -, Madre Teresa di Calcutta, fronteggiava rischiando la vita nei suoi abbracci commossi che regalava ad ogni malato terminale dei suoi lebbrosari.

Queste sono le risposte che deve dare Gubitosa. E se a Napoli c’è qualcuno che non gli consente di fare quello che tutte le ASL, compresa quella di Caserta, e tutte le aziende ospedaliere regionali stanno facendo, nel momento in cui attingono alle graduatorie e così facendo rimpolpano pesantemente gli organici sanitari, beh, se c’è qualcuno che glielo sta impedendo o gli sta dicendo che non si può fare, lui deve spiegarlo alle famiglie di decine e decine di morti che in quest’ultimo periodo hanno lasciato l’ospedale di Caserta in una bara, come avvenuto per Nicola Madonna. Sappiamo che la sua famiglia ha comunque presentato denuncia e che i carabinieri hanno già sequestrato la cartella clinica. Ma alla moglie, ai figli, alla sorella e a tutti i suoi familiari preme soprattutto una cosa: che il sacrificio di questo imprenditore non sia vano e, al contrario, possa servire ad assistere questi malati in maniera decente, civile, sia dal punto di vista dell’assistenza sanitaria, sia dal punto di vista dell’assistenza morale.

Oggi l’ospedale diretto da Gaetano Gubitosa non sta assolvendo né alla prima, né alla seconda funzione.