ORE 13.35 ESCLUSIVA, LA CASTA GRILLINA. Ecco la prova: la compagna del presidente della Camera Roberto Fico ha già intascato 40mila euro per la mostra su Maradona. La grave inopportunità della presenza del ministro Lamorgese
7 Luglio 2021 - 14:04
IN CALCE ALL’ARTICOLO, IL TESTO INTEGRALE DELLA SCRITTURA PRIVATA stipulata lo scorso primo aprile dall’amministratore giudiziario che si muove in nome e per conto del tribunale e sotto l’egida dell’agenzia nazionale dei beni confiscati alle mafie, espressione del Viminale. Vi spieghiamo i motivi per cui si tratta di una storia veramente spiacevole e lo facciamo pubblicando in cima a questo articolo, il link di quello da noi pubblicato un paio di giorni fa e che oggi trova pieno riscontro
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TRENTOLA DUCENTA – (Gianluigi Guarino) Avevamo sperato che l’iniziativa della mostra dedicata a Diego Maradona fosse stata realizzata tenendo conto che, trattandosi di soldi pubblici, erogati dalla potestà dell’azienda Cis Meridionale, oggi controllata da un amministratore giudiziario in nome e per conto di un tribunale della Repubblica Italiana e gestita all’interno della disciplina su cui vigila l’agenzia
Magari con un compenso attribuito solo a Sergio Siano, autore e proprietario delle immagini del periodo straordinario che Diego Armando Maradona trascorse a Napoli, contribuendo in maniera decisiva alla vittoria di due scudetti.
E invece no, i soldi li ha presi eccome la signora Yvonne. Come avevamo promesso ai nostri lettori nel primo articolo pubblicato un paio di giorni orsono (CLIKKA QUI PER LEGGERE), saremmo intervenuti di nuovo solo quando fossimo entrati in possesso di documenti ufficiali. Ed eccolo, in calce a questo articolo, il testo della scrittura privata stipulata tra la Cis Meridionale con la firma dell’amministratore giudiziario, il già da noi più volte esplorato, signor Salvatore Scarpa e della signora Yvonne De Rosa, il cui nome, ricordiamo, divenne pubblico per la prima volta, quando, nel 2018, la nota trasmissione di Italia1 Le Iene mandò in onda una serie di servizi che svelavano, dimostrandolo senza tema di smentita, che Roberto Fico e Yvonne De Rosa, alla quale, tra le altre cose, sempre nel contesto di quell’inchiesta giornalistica, regalò un suo tweet tutt’altro che elogiativo, la influencer e successivamente giornalista Selvaggia Lucarelli, utilizzavano una domestica pagata “rigorosamente” in nero.
Oggi, Yvonne De Rosa ritorna a far parlare di sè, grazie agli articoli esclusivi pubblicati da CasertaCe.
Chi vorrà leggere con attenzione le 7 pagine e i 10 articoli della scrittura privata, potrà farlo tranquillamente in calce a questo articolo, grazie alla nostra ricerca finalizzata a dare sempre la possibilità ai lettori di questo giornale, di farsi un’idea propria sui fatti che affrontiamo, anche al di là e anche diversamente dalle considerazioni, dalle chiavi di lettura che CasertaCe elabora sugli stessi.
Ribadito l’invito ad utilizzare il documento della scrittura privata, noi, in questo articolo, ci limiteremo a evidenziare quello che riteniamo il nocciolo della questione: la signora Yvonne De Rosa, presidente della già citata associazione no profit (?) Magazzini della Foto, ha già incassato l’intera somma stabilita quale corrispettivo dell’opera prestata: 40mila euro suddivisi in 37mila euro realmente intascati più Iva se dovuta che, calcolatrice alla mano, è stata applicata con un’aliquota ridotta, forse del 10% o forse addirittura del 4%, quest’ultima tipica dei contratti relativi alla pubblicità elettorale, anche se a guardare bene i tremila euro che rappresentano il differenziale tra i 37mila dell’importo netto e i 40mila dell’importo lordo, non si traducono in nessuna delle aliquote in vigore oggi in Italia, trattandosi probabilmente di un’aliquota nostrana, introdotta per l’abbisogna dagli amministratori del Jambo.
La mostra è stata inaugurata lunedì, ma i soldi, la compagna di Fico, li ha intascati in questa ragione: 16mila euro al momento della firma della scrittura privata avvenuta il giorno primo aprile 2021; altri 16mila euro liquidati due settimane dopo, precisamente il giorno 15 aprile e 8mila euro incassati il 10 maggio 2021. una data che probabilmente la signora Yvonne ha voluto scegliere per reiterare la festa di anniversario del primo storico scudetto vinto dal Napoli di Diego Maradona.
Naturalmente, nel leggere la scrittura privata, vi accorgerete che neanche un euro dovrà scucire Yvonne De Rosa, visto e considerato che a carico del committente, cioè di Cis Meridionale, ma sarebbe meglio dire, dell’amministratore giudiziario, dell’agenzia nazionale dei beni confiscati alla camorra, che governano il Jambo, in nome e per conto del popolo italiano, di tutti i contribuenti, ma soprattutto in nome della legge, graveranno tutti i costi per la campagna pubblicitaria infilata in ogni dove, dei mitici 6 per 3, nelle televisioni, nelle radio, a partire naturalmente dai giornali di regime sempre ben remunerati di adeguati corrispettivi per le loro preziosissime marchette, e proseguendo con un sicuramente costoso catalogo di cui poi al committente rimarranno solo 100 copie e con tutte le spese per l’allestimento, illuminazione, arredi, logistica.
Insomma, questa cosa che durerà 5 mesi, determinerà esborsi sicuramente superiori ai 100mila euro. Ora, nessuno di noi sostiene che il Jambo non debba promuovere eventi di questo tipo, ma dobbiamo ribadire in maniera forte e chiara anche perchè si parla di una grillina doc, compagna di uno dei grillini più autorevoli, importanti e remunerati che c’è, che è altamente inopportuno erogare soldi pubblici, amministrati in nome e per conto di tutti i cittadini, alla compagna del presidente della camera, in base ad un affidamento diretto, discrezionale, frutto di una decisione che da un la favorisce una persona di cui non discutiamo le qualità che esisteranno pure, ma che implicitamente esclude tante altre persone, che non sono compagne del presidente della camera e che hanno uguali capacità, che posseggono idee parimenti valide, dalla possibilità di concorrere ad una iniziativa che, ripetiamo, un organismo pubblico, solennemente pubblico, com’è quello frutto del combinato tra un atto di potestà del tribunale di Napoli e altri atti di potestà dell’agenzia dei beni confiscati alla camorra, dunque del ministero dell’interno, ha gestito senza offrire una sola spiegazione seria(al di là di quello che è stato riportato nel lungo preambolo della scrittura privata sulla consonanza valoriale tra l’attuale amministrazione del Jambo e l’associazione no profit della compagna di Roberto Fico), sul motivo, per cui tra le migliaia di possibili iniziative culturali orientate a promuovere la legalità (e Maradona, genio del calcio, non è che il concetto di legalità l’abbia eletto a stella polare della sua breve ma intensissima esistenza), sia stata scelta proprio quella della compagna dell’attuale presidente della camera peraltro con una relazione diretta e senza sviluppare un equo concorso di idee che avrebbe dato la possibilità anche ad altri di esprimere uno o più progetti di valorizzazione del ruolo del Jambo come vettore di Diritto.
La ministra Luciana Lamorgese come mostriamo nella foto, ha partecipato l’altro giorno all’inaugurazione. A nostro avviso, con tutto il rispetto per la persona e soprattutto per l’istituzione che questa rappresenta, riteniamo di poter esprimere per diritto, ma anche per dovere una critica ferma, perentoria ed argomentata: ha compiuto un atto di altissima inopportunità, ricordandosi solo ora visto che ormai sono trascorsi diversi anni, che il Jambo sia un bene confiscato di grande importanza. Non doveva andare Lamorgese perchè quella è la mostra organizzata dalla compagna del presidente della camera. Un evento remunerato grazie a decisioni di potestà monocratica assunte da rappresentanti dello stato e da rappresentanti dello stesso ministero dell’interno che non hanno dato la possibilità, ripetiamo, perchè il concetto è importante quando di mezzo ci sono le istituzioni, ad altri cittadini, ad altre associazioni (cari Beppe Grillo, Di Maio e Fico volevate fucilare la casta solo per mettervi al posto suo, com’è del tutto evidente) di proporre un’idea che potesse essere valutata col discrimine della sua qualità, della sua validità e non con quello della carta d’identità e delle scelte affettive di chi la proponeva.
QUI SOTTO LA SCRITTURA PRIVATA