OSPEDALE DI CASERTA. Il Dg Gubitosa “sguinzaglia” il capo degli infermieri per sabotare i cambi compensativi
21 Febbraio 2025 - 18:00
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CASERTA (G.G.) – Nell’azienda ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta esiste una speciale attitudine sadomasochista. Il problema dell’azienda è che la sua guida, Gubitosa, non riesce nemmeno credibilmente a svolgere la parte del “malamente”, cioè di colui che tiene le redini di un potere collegato a meccanismi meramente clientelari finalizzati a costruire voti, vantaggi, per chi si rapporta al mondo del governatore De Luca e dei suoi ascari territoriali.
Mentre uno come Amedeo Blasotti, direttore generale dell’Asl, svolge questo ruolo in maniera credibile e in 12 anni di ininterrotta presenza nei centri direzionali dell’azienda sanitaria locale è stato capace anche di ritagliarsi uno spazio di autonomia rispetto alle direttive del circuito lottizzatorio muovendosi con grande abilità e addirittura mettendo a disposizione se stesso e l’allora direttore sanitario Enzo Iodice dell’autorità giudiziaria e dei Carabinieri, avendo compreso che questi avevano puntato, come loro preda, il consigliere regionale Giovanni Zannini, che nella documentazione relativa all’ipotesi di reato per concussione si trova Iodice come suo accusatore, Blasotti come uomo che aveva messo in guardia De Luca, Bonavitacola e Antonio Postiglione sulla protervia e sulle esagerazioni di Zannini.
Insomma, tra una confezione di mozzarella e l’altra Blasotti oggi, agli occhi della magistratura inquirente, passa per uno che si è mosso in maniera quantomeno decente, quando in realtà ha solo percepito, perché intelligente, l’aria che tirava, assecondandola in pieno.
L’uomo di Montemiletto, invece, ossia Gubitosa, ha costruito l’idea che le cose importanti siano rappresentate dal dispettuccio da fare a quella parte del personale o a un sindacato non allneati.
Insomma scemenze, che però destabilizzano, innervosiscono e soprattutto peggiorano il livello dell’offerta sanitaria al cittadino-paziente.
Ci sono cose che funzionano da sé e sulle quali uno come Blasotti non andrebbe mai a mettere becco, perché un tratto dell’intelligenza, seppur luciferina come quella del Dg dell’Asl, consiste proprio nella capacità di stabilire quali siano le priorità che contano nella propria giornata.
Ricordate Antonio Meles, ossia il primo uomo che ha impersonato un sistema diverso di gestione del rapporto tra azienda ospedaliera e comparto sanitario, un tempo fondato sul cosiddetto ufficio infermieristico, guidato da un medico, precisamente dal direttore del presidio ospedaliero, carica ricoperta per decenni dal ben noto Carmine Iovine?
L’ufficio infermieristico com’era concepito allora non esiste più.
C’è un infermiere, che ha acquisito delle benemerenze di studio, trasformatesi in requisiti specifici, per guidare il Sitra (Servizio Infermieristico e Riabilitativo Aziendale), ruolo apicale di coordinamento delle funzioni organizzative relative alle attività svolte nel nosocomio dagli infermieri, dagli Oss, e dalle altre figure professionali del comparto.
Ora, questo non si va ad infilare in una situazione che francamente funzionava in maniera lineare, fluida e soprattutto, perché per noi questo è dirimente, in piena armonia con le norme del contratto nazionale di lavoro del comparto sanitario?
Per non complicare il discorso, se oggi un infermiere che opera nel reparto di Ginecologia dell’ospedale civile di Caserta trova un intesa con un suo collega che opera all’interno di un altro ospedale, per esempio napoletano, che si dichiari pronto a trasferirsi a Caserta nella ginecologia, vengono soddisfatte le condizioni per attuare l’istituto del “cambio compensativo”.
Non pensavamo di doverci occupare anche di questa cosa perché negli ultimi mesi della dirigenza di Gaetano Gubitosa speravamo di affermare che uno degli almeno dieci enormi problemi di cui soffre l’ospedale di Caserta, di cui abbiamo scritto a iosa, avessero imboccato la strada di una risoluzione almeno parziale.
E invece Meles si è messo alla finestra e, senza partecipare alla prima fase della procedura, ha aspettato al varco che due infermieri, ad esempio uno di Caserta e uno di Napoli, si mettessero d’accordo e poi, quando quello di Napoli è arrivato a Caserta, gli ha detto “ma dove vai? Qui comando io. Per il momento ti parcheggio a disposizione del Sitra e in quel posto in Ginecologia ci metto chi mi pare.
Precisiamo che la procedura del cambio compensativo non avviene con un sistema di deregulation selvaggia. È chiaro che se si mettono d’accordo un infermiere di 63 anni che sta alle porte della pensione e uno di 40 anni, l’azienda può intervenire perché non esiste un’omogeneità dei requisiti biologici così come non esisterebbe una omogeneità nel momento in cui l’infermiere entrante, sottoposto a visita, segnalasse qualche criticità in grado di determinare una asimmetria su cui, ripetiamo, l’azienda può esercitare una potestà bloccando l’operazione.
Bloccando invece cambi compensativi omogenei, perché ormai gli infermieri e gli Oss lo sanno bene che occorre rispettare la simmetria dei requisiti, Meles interferisce in maniera impropria e lo fa con modalità che, seppur in senso lato, è di tipo politico. Ciò va in contrasto con le previsione del CCNL che, beninteso, soprattutto all’ospedale civile di Caserta è stato sempre un optional grazie al consociativismo granitico e, avrebbe detto Marco Pannella, sindacatocratico, tra chi dovrebbe difendere e tutelare i lavoratori e le dirigenze, le quali magari assumono due figli e tre cognati e anestetizzano la funzione sindacale.
E chi è l’unico sindacato che passa per rompiscatole ma che invece svolge in maniera normale il ruolo che la Costituzione italiana definisce: il Nursing Up.
E chi sono gli infermieri che in queste settimane vengono fermati al posto di blocco di questo simpaticone di Meles? Quelli del Nursing Up, in quanto non allineati. Va da sé che alle porte della campagna elettorale per il rinnovo delle Rsu (si vota il 14 aprile) ciò rappresenta secondo noi l’ennesimo ma ancora una volta inutile tentativo, di fiaccare la sigla che con 500 iscritti è quella chieda decenni, grazie all’opera un po’ folle (ma chi glielo fa fare?) della segretaria provinciale Rosa Nuzzo, esprime più del 50% della rappresentanza.
Nulla di nuovo sotto il cielo. Sono scene che si ripetono da anni: accadevano ai tempi di Bottino, di Ferrante, ora la situazione è nettamente peggiorata con Gubitosa, il quale, con rispetto parlando, glielo scriviamo da paesano a paesano, non ha certo lo spessore della intelligente furbizia di un Bottino o Ferrante, men che meno di un Annunziata.
Si tratta di un attacco fatto ad personam ad un sindacato specifico che però, siamo sicuri, anche questa volta non si farà passare la mosca sotto al naso. A quanto pare la segretaria provinciale ha già affrontato a muso duro Antonio Meles.
Naturalmente seguiremo con attenzione questa ennesima vicenda che poi crea gravi danni con strumenti degni dei dispettucci da comari.