REGIONALI. Ora per far perdere ancor di più il centrodestra e prendere meno di 18 seggi, Bibi’ e Coco’ di Forza Italia vogliono candidare il Prefetto foggiano di Napoli. E allora noi candidiamo RENZO ARBORE
7 Settembre 2025 - 12:21

Sarebbe proprio del pluri inquisito Francesco Silvestro l’idea di Michele Di Bari. sconosciuto al novanta cento dei campani E lui il Prefetto ci crede pure dato che…….
CASERTA (Gianluigi Guarino) – Ma guardate un po’ se è possibile che uno finito sotto processo per tentata concussione e falso per fatti accaduto al Comune di Arzano in cui svolgeva la funzione di presidente del Consiglio, uno che questo Comune, il suo Comune ha fatto sciogliere in quanto alimentatore delle relazioni e di possibili accordi tra un clan camorristico e l’allora sindaco Giuseppe Fuschino, con tanto di incontro trilaterale, organizzato e diretto per regolare alcune questioni, diciamo così, di buongoverno😂, l’uomo che già tentò di candidarsi alle elezioni regionali del 2020, finendo ovviamente nella lista ufficiale degli “impresentabili, stipata dalla Commissione Antimafia, l’uomo che ha trovato, in provincia di Caserta, la sua autentica ovvia, scontata anima gemella in Giovanni Zannini, doveva diventare, così com’è diventato, il grande player della politica di Forza Italia e, in parte anche del centrodestra campani.
Ladies e gentleman, stiamo parlando (e scrivendo) di mister Eminflex, al secolo Francesco Silvestro da, Arzano colui che prova ad sfoggiare come un totem Catello Maresca, divenuto tristemente, diciamocela tutta, il suo portaborse personale con conseguente crollo della stima che noi, insieme a tanti altri, nutriamo nei suoi confronti per tutto quello che ha fatto da magistrato anticamera alla Dda di Napoli. Fatevi qualche domanda, cari lettori – perché noi ce la siamo già fatta e vi abbiamo più volte partecipi delle risposte che siano dati – ,sui motivi per i quali uno come ‘sto Silvestro, oltre ad essere diventato senatore della Repubblica, è anche indicato negli ultimi giorni come il “fomentatore” di un’altra ipotesi di folle candidatura del centrodestra per la carica di governatore. Nientepopodimenoché quella di un pugliese di Foggia, che di cognome, giusto per completare con chiarezza il suo quadro etnico – identitario, fa Di Bari, il quale a Napoli fa il prefetto.
Ornai, come si suol dire, partendo dal congresso nord coreano che incoronerà alla segreteria regionale del Pd Piero bell’ e papà, figlio del governatore ancora regnante Vincenzo De Luca detto ‘o massicc per effetto di un accordo stretto dai due grandi innovatori 😂 della politica italiana Elly Shlein e Giuseppe Conte fino ad arrivare a un soggetto inquisito, amministrativamente bollato da un decreto di scioglimento per infiltrazioni camorristiche del suo Comune per fatti a lui ascrivibili, firmato dal presidente della Repubblica qual è Silvestro, che arriva a reclutare prefetti, nella politica campana non c è proprio più religione. Siamo dentro a un crepuscolo in cui non si intravede il chiarore dell’alba oppure, noi preferiamo questa seconda immagine a quella wgneriana fin troppo inflazionata, in uno di quei film commerciali molto divertenti americani del genere demenzial – nonsense, che riscossero tanto successo negli anni Ottanta e Novanta, tipo L’aereo più pazzo del mondo, Scary Movie eccetera. Silvestro, a tutto pensa eccetto che all’esito dell’ex Regionali. Pensa ad accreditarsi come uomo credibile delle istituzioni, sciogliendo nell’acido della suggestione dell’arruolamento di un Maresca e della capacità di essere lui l’uomo che convince il prefetto della terza città d’Italia accendere addirittura in politica.
Perché anche in questo caso diciamocela tutta, pensare ad uno come il Prefetto di Napoli Michele Di Bari, per la candidatura alla presidenza della Regione, significa non solo rinunciare a combattere contro il centrosinistra, ma anche di non conoscere o di far finta di non conoscere nemmeno la nuova legge elettorale, che non garantisce affatto alla coalizione perdente 18 consiglieri, ma vincola sostanzialmente questa cifra di rappresentanza al raggiungimento di almeno il 40% dei consensi.
Ora, pensare che un campano possa votare un candidato solo perché questi è un prefetto, un illustre sconosciuto per il novanta per cento dei nostri corregionali, significa pensare che le popolazioni di questa regione siano come quelle che abitavano il pianeta tremila o quattromila anni fa e che di fronte a un’eclisse solare si inginocchiavano o si prestavano supini di fronte a quello la che pensavano fosse una solenne incazzatura del dio Sole, per placare la quale occorresse sacrificare sette ottocento vitelli, un paio di stivali e, trovandosi sul pezzo, anche qualche neonato.
A pensarci bene, se proprio un foggiano si deve presentare a governatore della Campania, allora il nome giusto è quello di Renzo Arbore, che di Napoli è divenuto figlio, che di Napoli è divenuto meraviglioso cantore. Sì, Arbore le elezioni le vincerebbe di sicuro. Il fatto più grave per il centrodestra è che questa cosa di Di Bari non viene considerata una boutade, l’ennesima bizzarra esposizione della bulimia assertiva della coppia Silvestro – Martusciello, ma un fatto serio, visto che il nome di Di Bari è l’unico dell’elenco telefonico della Campania non proclamato in queste ore dal simpatico Fulvietto che evidentemente non lo vuol bruciare.
Insomma, un prefetto foggiano di cognome Di Bari per affondare ancor di più il centrodestra campano e, dato che ci troviamo a passare in zona, quello della provincia di Caserta rappresentato da una classe dirigente (e non formuliamo eccezioni per non alimentare le solite minchiate su nostre presunte e lunari partigianerie) che, al confronto la famiglia Addams è un inno alla vita vissuta in spiaggia. C’è anche un altro segnale dimostrativo sul fatto che l’opzione del prefetto dia concreta: Di Bari, , da normale prefetto italiano, guarda, al pari di tanti suoi colleghi, con occhi languidi alla politica politicanti. Lo fa mente ancora esercita la sua carica, mentre non dovrebbe farlo. Di Bari guarda alla politica con sguardo languido ma anche anelante, desideroso, evidentemente, di tuffarcisi dentro senza più fingere di guardarla, da lontano per tutelare uno simulato di imparzialità istituzionale. Di Bari, infatti, proprio in questi giorni, avrebbe chiesto lumi ministero dell’Interno su tempi, modalità di una sua eventuale aspettativa. Insomma, ci crede. È sapete perché? Perché crede alla promessa da Silvestro e Martusciello, di ristorare il sacrificio di una sua candidatura kamikaze a presidente della Regione con un comodo trasbordo in un seggio parlamentare sicuro per opera e virtù delle liste bloccate, alle Politiche del 2027. E facciamoci una risata😂 noi che la la sappiamo lunga mentre aggiungiamo Michele Di Bari alla colonia d almeno un centinaio di Michele DI Bari alle quali “il duo dinamico” del forzismo campano ha formulato la stessa granitica promessa, che, naturalmente, giurin giurello, quando è fatta da due politici così, chi conosce, come noi conosciamo a memoria la storia di Forza Italia della Campania dal 1994 ad oggi, che incuba sin dall’inizio quella di Fulvio Martusciello e da qualche anno anche quella del suo compagno di giochi Francesco Silvestro, sa che possiede meno possibilità di quelle che la Nazionale di San Marino ha di battere la Spagna in una partita di calcio. Insomma il centrodestra continua a far casino a solo un mese e mezzo forse anche meno, di distanza dal termine per la presentazione delle liste per le Regionali.
Tutti sanno che, per relazioni trasversali, per possibilità autentiche di coinvolgere interi mondi che cinque anni fa si candidarono o, comunque, si schierarono pancia a terra con De Luca, è Giosy Romano il candidato ugualmente sfavorito, ma largamente più competitivo, ma siccome non si capisce perché le due Meloni, Giorgia e Arianna, guardano alla Campania come gli imperatori del Sacro Romano Impero guardavano alle loro terre collocandovi conti, marchesi e baroni abbiano deciso di rassegnarsi ad avere qui da noi un partito piccolo piccolo, piccino per cultura e visione politica, governato da un solo uomo, quell’Edmondo Cirielli, per il quale la vera missione è quella di non avere contraltari dialettici, di non avere competitors tra i piedi, in modo da poter tenere Fratelli d’Italia al stadio primordiale di un partito di primati trogloditici della politica, per i quali la massima aspirazione è quello la di far guadagnate cinquemila o diecimila euro, prelevati naturalmente dalle casse pubbliche, com’è successo di recente e per il secondo anno consecutivo a Carditello, alla signora Danny Mendez, compagna post Valeria Marini del bollente mutandaro Gimmi Cangiano, massima rappresentanza di Fratelli d’Italia in provincia di Caserta, grazie al tesseramento barzelletta di tanta gente che neppure sapeva di aver aderito a questo partito e grazie ad un accordo di unità di sola facciata e reso in pratica obbligatorio, al grido di “o mangi questa minestra o ti butti dalla finestra”, proprio da questo tesseramento farlocco.
Mah!