RUBERIE AL COMUNE DI CASERTA. Massimiliano Marzo e le frequenti colazioni a casa dell’imprenditore indagato per le fioriere da 40 mila euro. L’ennesima determina “horror” di Franco Biondi e…
3 Luglio 2024 - 10:50
Per quanto riguarda questo specifico capo d’imputazione, però, la giudice per le indagini preliminari ritiene gli elementi raccolti dalla procura “scarni”, rigettando la richiesta di arresto per l’imprenditore Pasquale Marotta
CASERTA – Quello che emerge leggendo i vari capi d’imputazione, ovvero quella ventina di accuse che il 13 giugno scorso hanno portato all’arresto ai domiciliari di Massimiliano Marzo, Franco Biondi, Giovanni Natale, Giuseppe Porfidia e Gioacchino Rivetti, tutti liberati dal Riesame nelle scorse ore ma ad un passo dal rinvio a giudizio, è un continuo ripetersi delle violazioni di diverse leggi quando venivano scritte le determine all’interno della cucina degli orrori, ovvero all’interno dell’Ufficio tecnico del comune di Caserta.
Anche il capo N e il capo O, legati alla presunta azione corruttiva di Massimiliano Marzo, in concorso con il suo braccio destro Magdi Khachermi e con l’imprenditore Pasquale Marotta, emergerebbe come la determina di aggiudicazione alla GPM Services dei lavori di manutenzione dell’arredo urbano sia stata comunque predisposta dall’assessore e dal suo aiutante, e non invece che come legge prevede, dai dirigenti.
Tanto meglio, forse, visto che Franco Biondi, poi, avrebbe firmato l’atto non seguendo le norme previste, la legge sulla trasparenza del 1990 e il codice degli appalti, per l’ennesima volta compiendo per la procura
Pasquale Marotta avrebbe ripagato questa aggiudicazione a suo favore i lavori da oltre 40 mila euro comprando materiale dalla Edil Marzo di Paolo e Massimiliano Marzo.
La gip Vecchiarelli, come si sa, ha però rigettato l’arresto ai domiciliari per Pasquale Marotta. Secondo la giudice per le indagini preliminari, infatti, non sarebbe emerso un quadro cautelare connotato dalla gravità indiziaria, motivazione per la quale può essere emesso un provvedimento restrittivo della libertà.
Nel caso del rapporto tra Pasquale Marotta e Massimiliano Marzo, infatti, la giudice spiega che mancherebbero elementi che possano rendere forte la teoria di un patto corruttivo tra i due, nonostante la determina di aggiudicazione alla GPM Services sia comunque connotata da profili di illegittimità.
Non può bastare, quindi, quel rapporto di confidenza tra Pasquale Marotta e Massimiliano Marzo che sarebbe palese dalle intercettazioni e dalle frequenti visite dell’assessore a casa dell’imprenditore a Limatola.