S. MARIA C.V. Ao’, architetto Gennaro Riccio, “che ce stai a cojona”. Basta chiacchiere, le opere di Merola sono abusive senza se e senza ma

21 Agosto 2023 - 15:05

Risposta incompetente o in cattiva fede del dirigente su piazzetta Malatesta? In calce al nostro articolo il comunicato stavolta deciso e determinato, dei consiglieri di opposizione Raffaele Aveta e Italo Crisileo

SANTA MARIA CAPUA VETERE (g.g.) Qui in alto, ad introduzione di questo articolo che dà la stura alla pubblicazione del testo integrale della nota a firma dei Consiglieri comunali di opposizione, Raffaele Aveta e Italo Crisileo, abbiamo riproposto, in pochi secondi, uno dei consueti intermezzi, con i quali, il geniale Antonio Ricci contrassegna usandoli come postilla teatrale o cinematografica, alcuni contenuti di Striscia la Notizia.

Lo abbiamo dedicato ad un (quasi) Ricci che, con tutto il rispetto, possiede molto meno talento dello storico autore e regista, originario del paesino Pede nomontano sannita di Circello, e di quelle che furono le reti Fininvest oggi Mediaset. Questo qui si chiama Gennaro Riccio ed è, da diversi anni, dirigente dell’area tecnica del Comune di Santa Maria Capua Vetere.

Nel momento in cui gli diciamo “ao’ e che ce stai a cojona’? “, citando il grande Alberto Sordi nel film “Il marchese del Grillo”, lo salviamo, perchè se non fosse così allora vorrebbe dire che i 5mila o i 6mila euro al mese, pagati dai contribuenti sammaritani, il sindaco Antonio

Mirra li darebbe ad un incompetente.

Dunque, tra il “lo è o ci fa“, noi scegliamo il “ci fa“.

Però, siccome “per farsi” noi di CasertaCe ce ne vuole e in passato non ci sono riusciti, a Santa Maria Capua Vetere, neppure i furbissimi Maurizio Mazzotti, la signora Zaccheo in Corvino, entrambi “ausiliati” dall’attuale Presidente dell’ordine degli ingegneri Carlo Raucci; non ci sono riusciti Di Tommaso, Franco Biondi e compagnia, non sarà certo, sia detto ancora una volta con rispetto, un Gennaro Riccio qualsiasi a metterci nel sacco.

Lui non è un sammaritano. Il pomeriggio, quando finisce di lavorare, se ne torna da dove è venuto, cioè dalla provincia di Napoli. Forse anche per questo non sente la necessità di attendere alla sua reputazione professionale, sviluppando questa funzione a partire dalla lettura attenta di CasertaCe.

Se lo avesse fatto, non avrebbe risposto ad una prima istanza presentata dai consiglieri di opposizione Crisileo e Aveta, affermando che il cancello privato, che in grande ampiezza, l’imprenditore sammaritano Merola ha aperto su Piazzetta Malatesta, rappresentava, come gli altri interventi in opera da parte dello stesso Merola, una legale e legittima conseguenza di un permesso a costruire, ottenuto nell’anno 2009. Non lo avrebbe fatto perché CasertaCe aveva già messo nero su bianco, sia la revoca di quel permesso, ottenuto in deroga al Prg vigente, sancita nel 2011 dall’amministrazione comunale in carica, che cancellava una forzatura evidente, effettuata da quella guidata da Giancarlo Giudicianni, ma soprattutto Gennaro Riccio avrebbe letto i numeri e uno dei testi integrali delle due sentenze, la prima pronunciata dal Tar della Campani nel 2014, la seconda, più recente, pronunciata dal consiglio di stato e dunque definitiva, inappellabile, con le quali gli organi di esercizio della giurisdizione amministrativa respingevano i ricorsi presentati da Merola contro la revoca del permesso a costruire, facendo sopravvivere il solo diritto a rendere abitabile, per scopi esclusivamente residenziali, il sottotetto dell’immobile.

Dunque, ancor più clamorosa dell’attività illegale, già svolta e in svolgimento da parte di Merola, è la risposta formulata da Gennaro Riccio. A noi non frega niente delle ragioni di tipo generale dell’opposizione rispetto a quelle della maggioranza e del sindaco Antonio Mirra, con il quale intratteniamo, per altro, buoni rapporti. Qui ci sono opere abusive che un dirigente copre con una risposta sconcertante.

Battute a parte, se Gennaro Riccio ignora queste cose, vuol dire che sta immeritatamente, immeritocraticamente seduto su una poltrona di prestigio e gli garantisce un lucroso stipendio; se, invece, queste cose come noi riteniamo, le conosce bene allora “ce sta’ a cojona’ ‘” ma soprattutto “sta a cojona’ ” i sammaritani, un atto amministrativo del suo Comune e due sentenze dei tribunali, tra cui una, ripetiamo, tombale, dell’autorevolissimo Consiglio di Stato.

Per cui, “nun ce fate n’cazza’ “. Ci appelliamo al sindaco Antonio Mirra perchè intervenga e inviti il dirigente dell’ufficio tecnico a fare l’unica cosa che al legge prevede in casi del genere: ordinare l’abbattimento delle opere costruite in difformità. Poi si potrà discutere di tutto: della destinazione d’uso di piazzetta Malatesta, del sogno di questo bar che Merola insegue da anni. Ma quando in mezzo c’è il discrimine dell’interesse pubblico o di un interesse pubblico che può essere in parte affiancato da una visione più commerciale di un’area, la palla passa, senza se e senza ma, al consiglio comunale. E questo, fino ad oggi non è mai avvenuto.